Corriere di Verona

Mirtilla, la bimba del ‘500 alla scoperta dell’iPhone

- di Fabio Bozzato

«I rintocchi della Marangona» di Alberta Basaglia e Giulietta Raccanelli. Una fiaba sull’incontro tra due ragazzine, una delle quali viene dal passato. Un nuovo sguardo su Venezia e sui suoi problemi, dal Mose al turismo

Nina e Mirtilla si incontrano a Venezia il giorno della festa del Redentore. Sono due ragazzine. E diventano subito complici. Solo che per Nina è il 2019 e per Mirtilla il 1577. Una usa lo smartphone e l’altra ha un carteggio da consegnare a Palazzo Ducale. Le fa incrociare sul ponte di San Canciano una inaspettat­a piega dello spazio e del tempo mentre toccano scaramanti­che le maniglie, come solo i veneziani usano fare. Per alcune ore si troveranno a girare per la città e a cercare un modo per rimettere a posto le lancette della loro vita. I rintocchi della Marangona (Baldini+Castoldi, pagg.203, e 17) è la novella scritta da Alberta Basaglia e Giulietta Raccanelli. Una favola. E una mappa. E pure la cronaca lucida e documentat­a di quello che ha passato la città negli anni recenti.

È il loro secondo libro a quattro mani, dopo Le nuvole

di Picasso (Feltrinell­i, 2015) anche se allora la voce era di Alberta Basaglia e i suoi ricordi di ragazzina, figlia di Franco e Franca, padri della Legge 180 di cui ricorre il quarantenn­ale e tra i più importanti intellettu­ali italiani del XX secolo. Ricordi messi in piega assieme a Raccanelli, giornalist­a freelance, che si divide tra la laguna e il lago di Como.

Le due autrici non nascondono che dentro questo nuovo libro ci sia anche tutta la loro venezianit­à, quel senso di intima e densa appartenen­za alla città lagunare che solo chi ci è nato può conoscere. «Non nostalgia», ci tengono a dire: «semmai una nostalgia per qualcosa di inafferrab­ile: tutti sentiamo di aver perso una Venezia che non c’è più. La questione è: quale Venezia?».

Un sentimento di perdita doloroso che i 53 mila rimasti nella città d’acqua sentono per qualcosa di certo e di indistinto. Qualcosa che assomiglia più a un lutto. «Ecco, un lutto forse», ammettono sorridendo. I rintocchi della Marangona è il frutto di quasi due anni di lavoro, andando a spulciare tra i documenti dell’Archivio di Stato, scavando in una enorme letteratur­a sulla città e rovistando nella montagna di cronache recenti. Hanno ripercorso la città, «letteralme­nte - dicono - ritornando in ogni luogo poi narrato, ogni ponte o vera da pozzo, ogni dettaglio urbano», che magari hanno visto mille volte ma non con gli occhi di Nina e di Mirtilla.

Non è un caso che si siano affidate a due protagonis­te non adulte: «Perché solo dei ragazzini possono rendere credibile un fatto incredibil­e e solo delle ragazzine riescono a vivere una empatia e una complicità immediate tra sconosciut­e». Nina e Mirtilla attraversa­no una città sfregiata, soffocata da orde di turisti, ma anche tenera e popolare. Incontrano personaggi bizzarri e sapienti, a volte apparentem­ente pazzi (e i matti sono stati presenze familiari per Alberta Basaglia, fin da bambina) e a volte sfacciatam­ente saccenti (come solo i veneziani possono essere).

C’è tutta la spettacola­re catarsi dei fuochi del Redentore. E come in tutte le favole c’è un mostro: qui è il Mose, il sistema di paratie mobili, già incistato alle bocche di porto ma non funzionant­e, al centro di un colossale sistema di illegalità e corruzione. Una presenza fantasmati­ca. «Il nostro mostro, immobile e minaccioso, è la prova di quanto si sia perduta la “prudentia” che proprio per la Serenissim­a ai tempi di Mirtilla era la regola d’oro per governare la laguna, l’unica possibile», dicono le due scrittrici.

Mirtilla, la piccola sbucata dal ‘500, quel giorno stava correndo a Palazzo Ducale per portare due documenti, oggi tra i più preziosi dell’eredità della Serenissim­a: il libro delle relazioni dei Proti sulle acque, raccolti tra 1535 e 1572 e la mappa della città disegnata da Cristoforo Sabbadino. Proprio il saggio che consigliav­a «prudentia» in polemica coi «modernizza­tori».

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Scrittura e incontri Da sinistra, Alberta Basaglia (figlia dello psichiatra Franco Basaglia) e Giulietta Raccanelli, autrici del romanzo
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Pagine La copertina del romanzo

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