Mose, servono altri 250 milioni E il fine lavori slitta al 2020
Slitta la fine dell’opera, aumentano i costi: i commissari delineano il nuovo cronoprogramma
Serviranno altri 210 milioni di finanziamenti e due anni di lavori in più (quindi la fine cantiere slitta al termine del 2020) per terminare il Mose, il ciclopico sistema di dighe mobili che dovrà preservare Venezia dalle insidie delle acque alte eccezionali. Gli amministratori del Consorzio Venezia Nuova hanno riformulato il cronoprogramma e i conti.
Si parla di 400 opere e lavori per 800 milioni (già finanziati per tre quarti). Il dettaglio in un documento riepilogativo di nove pagine
Cinque miliardi e 493 milioni di euro non basteranno. E nemmeno sei mesi a partire da oggi, per tagliare quel traguardo della fine lavori che era stato fissato per il 31 dicembre 2018. Serviranno altri 210 milioni e due anni in più di lavori per finire il Mose, il sistema di dighe mobili che terrà Venezia al riparo dall’acqua alta.
Dal Consorzio Venezia Nuova spiegano che in realtà ci sono anche delle opere in più che o non erano previste o non erano finanziate e soprattutto che non serviranno nuovi finanziamenti, visto che sono «spuntati» 410 milioni di euro che lo Stato aveva accantonato come interessi sui mutui, poi non spesi. Ma nel balletto di cifre che da anni ruota intorno alla grande opera alle bocche di porto della laguna, ora arriva un nuovo cronoprogramma e nuovi conti: lo hanno presentato gli amministratori del Cvn, nominati tre anni fa dopo lo scandalo delle tangenti, al comitato consultivo, in cui siedono i rappresentanti delle imprese consorziate, e al provveditore Roberto Linetti. «L’importo complessivo delle attività ancora da realizzare ammonta a circa 800 milioni di euro - scrivono Giuseppe Fiengo e Francesco Ossola Tale importo, sommato al valore progressivo di quanto già realizzato per il “Sistema Mose” al 31 marzo 2018, pari a 4,9 miliardi di euro, genera un totale pari a 5,7 miliardi (al netto della fase di avviamento)». «Tenuto conto di ciò - prosegue la lettera - risulta subito evidente una ulteriore necessità di finanziamento per 210 milioni di euro circa».
I dettagli li dà l’allegato cronoprogramma, nove fogli pieni di numeri, in cui sono riassunti uno per uno tutti gli interventi necessari per finire il Mose. Si tratta di oltre 400 opere per un totale di 996 milioni, di cui però quasi duecento sono stati già impegnati: ne mancano dunque 801,6 milioni, 210 in più rispetto a quelli previsti. «I soldi ci sono», puntualizza il Cvn, per evitare guerre politiche. Da una veloce ricognizione, risulta che dovranno essere spesi 293 milioni per finire le opere alle tre bocche di porto: 94,4 per Lido, 87,5 per Malamocco, 111,2 per Chioggia, di cui 140 milioni complessivi riguardano la fornitura e l’installazione del sistema di controllo e di quello elettrico e quasi 30 per l’inserimento architettonico degli edifici di funzionamento.
Ben 105,7 milioni serviranno per terminare la trasformazione dell’Arsenale nella grande «fabbrica» di manutenzione del Mose, dove le paratoie verranno controllate, eventualmente aggiustate e riverniciate. Ci sono poi 151,6 milioni per il cosiddetto «piano Europa», cioè le compensazioni ambientali e il ripristino di canali, habitat naturali, velme e barene, ma anche del forte San Felice di Chioggia e del «waterfront» di Cavallino Treporti (ed è questo uno dei punti che non era pienamente finanziato e ora lo sarà); 146 milioni per lo sviluppo del servizio informativo, per gli studi propedeutici all’avviamento della manutenzione e gestione dell’opera e per altre «opere comuni» (per ora 45 milioni), oltre ad alcuni interventi in più richiesti dal Provveditorato; infine serviranno 72,4 milioni (oltre agli 11 e mezzo già spesi) per finire di porre rimedio a problemi o criticità riscontrati in questi ultimi tre anni: dagli 8,5 milioni per sistemare il jack-up (la nave per installare le paratoie) ai 12,5 per gli impianti danneggiati da una mareggiata, dai 28 per risolvere i problemi delle porte della conca di navigazione di Malamocco ai 19 per sostituire gli elementi che si sono danneggiati per la corrosione prima del previsto e così via, tra rimozione dei sedimenti, sistemazione dei cassoni e nuovi studi. E non è quantificato il costo del Consorzio Venezia Nuova, che ogni anno che passa deve pagare gli stipendi ai dipendenti e i costi delle sedi.
Dal cronoprogramma risulta poi evidente che sarà il 2021 la data di conclusione dei lavori alle tre bocche di porto: febbraio per Malamocco, aprile per Lido, luglio per Chioggia. E se è vero che gli ultimi cantieri saranno quelli per «abbellire» gli edifici, l’installazione degli impianti non avverrà prima del 2020. «Ma intanto potremmo provare il Mose con impianti provvisori», dice il Cvn. Nei conti ci sono anche i 20 milioni (più 2 di progettazione) per impermeabilizzare piazza San Marco, che si allaga spesso a causa dell’acqua che risale dai tombini e i 2 per i lavori già in corso per isolare la Basilica.