Bcc, nella Federveneta «leggera» un tesoro da gestire di 20 milioni
Resterà con 8 addetti. Al centro il comitato fondi entrati dalle partecipate
Risolta la divisione delle società partecipate, l’incognita di settembre per le banche di credito cooperativo sarà il destino della Federazione veneta. E l’indicazione più probabile non è il suo dissolvimento, come in Friuli o in Piemonte, ma una riconfigurazione in modalità snella. «La gran parte dei circa 50 dipendenti – spiega il presidente, Ilario Novella – a seconda dei profili e dei curricula, sarà trasferita alle capogruppo nazionali. Ma otto-dieci addetti rimarranno alla Federazione per la quale, non servendo più fornire servizi, saranno pensati compiti in prevalenza di formazione».
Prima di allora, tuttavia, il sistema delle 22 Bcc venete sarà chiamato a decidere come gestire un tesoretto di una ventina di milioni avanzati dal risiko delle partecipazioni delle società condivise da istituti dell’uno o dell’altro gruppo. L’accordo complessivo sarà firmato entro fine mese. Cesve, ad esempio, la struttura controllata da Phoenix che gestisce il sistema informatico trentino, passerà a Cassa Centrale e il controvalore cash alla Federazione veneta è di circa 2,5 milioni. Per le quote Cesve di questa o quella banca ci sarà una compensazione carta su carta, e così dovrebbe avvenire anche per la sigla delle assicurazioni Assicra (ieri sono stati diffusi i dati di bilancio 2017, con 254 milioni di raccolta e utile di 625 mila euro) e per tutte le partecipazioni incrociate di banche di un gruppo rispetto al capitale dell’altro. Il fondo d’investimento Nord Est asset management, posseduto al 50% da Cassa centrale e Federveneto, è andata alla prima che verserà alla Federazione 18 milioni.
Ci saranno perciò da gestire poco più di 20 milioni, che non si possono ripartire fra le banche. Da qui l’esigenza di creare un comitato paritetico, con peso equivalente dei due gruppi, per decidere come investirli a beneficio di tutti; al netto di quanto c’è da impiegare per i conti in sospeso, compresa la liquidazione, per la parte di competenza, di Crediveneto. Alle banche in quota Trento, in sostanza (9 contro 13), che, in dissenso con alcune scelte della gestione Novella, un anno fa abbandonarono il cda della Federazione, rientrarvi non pare stia a cuore quanto l’assicurazione di un’effettiva parità al tavolo che dovrà decidere come impiegare tali risorse. Un tavolo, si fao notare, che dovrà iniziare i lavori quanto prima e che potrebbe già essere definito entro metà di luglio. «Questa è l’indicazione stabilita nell’assemblea di pochi giorni fa – spiega Leonardo Toson, presidente di Banca Patavina – Ad oggi è prematuro avanzare ipotesi sulle diverse ‘mezze idee’ che circolano».