Gigi Proietti e il suo «Edmund Kean» al Teatro Romano
Debutta stasera l’«Edmund Kean» diretto e interpretato dall’attore romano in apertura all’Estate Teatrale Veronese. «Tra Shakespeare, vita e poesia, la storia dell’ambizione nevrotica di un artista che ha rivoluzionato il teatro inglese»
«Era un genio ambizioso, ma anche disperato. Un attore che ha rivoluzionato il teatro inglese, pur essendo divorato da una nevrotica ambizione, per colpa della quale era diventato un alcolista». Gigi Proietti presenta così l’«Edmund Kean» di Raymond FitzSimons che andrà in scena, da lui diretto e interpretato, stasera alle 21.15 al Teatro Romano (e in replica venerdì e sabato) quale apertura per l’intero Festival Shakespeariano 2018. Perché Kean fu il massimo interprete ottocentesco delle opere del grande Bardo, e attraverso i suoi tormentati ricordi si rivivranno alcune tra le pagine più memorabili di Amleto, Macbeth, Otello, Riccardo III e tanti altri capolavori.
«Ho visto per la prima volta questo spettacolo a Londra – racconta Proietti – interpretato da Ben Kingsley, che vinse l’Oscar per il film su Gandhi, e ne fui subito conquistato: un autentico “esercizio d’attore”, perché sul palcoscenico Kean rivive le parti sostenute nelle maggiori tragedie di Shakespeare, ma poi le mescola con fatti della sua vita, perde il controllo, insulta le persone e il pubblico con le parole di Shakespeare, che sa insultare come nessun altro. La sua è una vera e propria malattia portata all’ennesima potenza: l’ambizione». Gli chiediamo un paragone con il film (del 1956) e le successive interpretazioni teatrali di Vittorio Gassman. E Proietti spiega che «Vittorio si basava su un testo diverso, di Dumas poi rivisto da Sartre, più una commedia. Il mio è un Kean più doloroso, che ha fatto la fame per dieci anni, poi ha avuto un enorme successo e poi bam! la caduta, il crollo: genio e sregolatezza fino in fondo, insomma».
Lo spettacolo è tutto incen-
trato su Kean, solo nel suo camerino, che beve, si trucca e soprattutto reinterpreta e s’interroga sulle parole di Shakespeare, passando in rassegna una vita di battaglie e successi. Idolatrato dal pubblico e dalla critica, Kean passò, nel corso degli anni, dal ruolo di Arlecchino ai grandi personaggi shakespeariani fino alla rovinosa decadenza per alcolismo. Scritto da FitzSimons per Kingsley (premio Oscar come miglior attore nel 1983 per Gandhi di Attenborough), è un omaggio profondo a Shakespeare, un’occasione per entrare nel segreto del camerino in cui monologhi, battute, idee prendono e perdono forma, in un processo creativo da laboratorio che smonta e scruta le creazioni di Shakespeare, qui celebrato attraverso un genio del teatro.
Spesso paragonato, per genio e sregolatezza, alle rock star del giorno d’oggi ma anche ad alcuni sportivi talentuosi quanto «disordinati», Kean (1787-1833) fu amatissimo dai poeti romantici e fu considerato un genio da Byron, da Victor Hugo e da Alexandre Dumas. Nel 1836 Dumas gli dedicò il testo teatrale, «Kean, ou désordre et génie» rivisto da Jean-Paul Sartre nel 1953. Proietti è direttore artistico del Globe Theatre di Roma, che cura da 15 anni il secondo Festival shakespeariano d’Italia, dopo l’Estate Teatrale Veronese (che di anni ne compie 70) e ieri ha annunciato, assieme al direttore artistico Giampaolo Savorelli e all’assessore alla Cultura, Francesca Briani, una futura produzione in comune. Domani pomeriggio, intanto, alle 18, lo stesso Proietti incontrerà il pubblico alla Biblioteca Civica di via Cappello.