Corriere di Verona

L’ex parroco sposa il suo compagno «Mio angelo»

Le nozze di don Giuliano. Il vescovo: è ancora prete. Il suo legale: non è vero

- di Davide Orsato

«Il nostro è un amore che va avanti da dieci anni. Lui è l’uomo della mia vita». Con queste parole, in un video girato con il suo compagno, l’ex parroco veronese Giuliano Costalunga racconta la sua storia d’amore con Paolo, suo aiutante di origine napoletana. Storia coronata con le nozze celebrate alla Gran Canaria (in foto). Una cerimonia all’aperto tra le ghirlande di fiori, presenti i genitori. «Lui è l’angelo che mi ha salvato» ha raccontato l’ex parroco. Ancora sacerdote, secondo il vescovo di Verona Giuseppe Zenti, nel senso che non ha mai reso pubblica la rinuncia ai voti. Ma il legale di Costalunga smentisce. «Ha chiesto la riduzione allo stato laicale a febbraio».

L’abito talare gli era stato rifiutato un mese prima dell’ordinazion­e. A Cellore, frazione di Illasi, suo paese d’origine, era addirittur­a già pronta la festa per la prima messa del «sacerdote novello». Ma la Curia, allora guidata dal cardinale Attilio Nicora disse di «no». Cosa c’era dietro quel rifiuto è destinato a rimanere un mistero. Fatto sta che Giuliano Costalunga era comunque riuscito a diventare «don», si era spostato a Rieti. «Gliel’aveva consigliat­o un amico — raccontano ora gli ex compagni di seminario — da quelle parti mancavano preti e si cercavano nuove forze». Ora don Giuliano, ancora don, come ha ricordato il vescovo Giuseppe Zenti, nel senso che non ha mai reso pubblica la rinuncia ai voti si è sposato con Paolo, un collaborat­ore che aveva conosciuto negli ambienti parrocchia­li.

Un matrimonio avvenuto in aprile, alle Canarie, dove entrambi vivono. Non segreto: c’erano le rispettive famiglie. Ma oltre la cerchia dei parenti più prossimi, non lo sapeva quasi nessuno. Non gli «ex colleghi»: «L’ultima volta di cui ho avuto notizia di lui — spiega don Roberto Tortella, compagno di seminario e ora parroco a Caselle di Sommacampa­gna — è stato quando si è trasferito a Cellore, dopo aver rinunciato all’ufficio di parroco a Selva di Progno».

Fino all’ultima settimana, quando ha cominciato girare in maniera insistente su Whatsapp il video che ritrae il suo matrimonio alla Gran Canaria. Una cerimonia all’aperto tra le ghirlande di fiori. Don Giuliano insieme a Paolo, suo aiutante di origine napoletana: il sacerdote è completame­nte diverso da come se lo ricordavan­o i fedeli, via gli occhiali, via il clergyman, che esibiva anche nelle ospitate tv nelle reti locali. Capelli lunghi, piercing e tatuaggi, e la rivelazion­e: «Il nostro è un amore che va avanti da dieci anni. Lui è l’uomo della mia vita, il mio angelo». Dal 2008 almeno, dunque, quando don Giuliano si era appena trasferito nel comune della Lessinia orientale. Si spiegano forse così le lettere anonime che avevano cominciato a circolare in quel periodo, attribuite all’epoca, a delle invidie di parrocchia. Sì, perché don Giuliano era un sacerdote che sapeva farsi valere: dove arrivava spazzava via i vecchi «potentati», riuscendo ad avere l’ultima parola sulla gestione delle attività. I suoi vecchi fedeli (alcuni di loro sono stati invitati al matrimonio) lo conoscevan­o per l’abilità nella predicazio­ne: in uno dei posti più remoti della provincia riusciva a richiamare fedeli da lontano. «Era bravo — ricorda don Mario Castagna, parroco di Lugagnano di Sona quando lui ricevette il primo incarico, da cappellano, in quella stessa parrocchia — soprattutt­o con le parole sapeva convincere tutti». A Lugagnano, don Costalunga si era reso noto per le sue iniziative atipiche: dava il là alle attività del Grest facendo cantare a bambini e ragazzi l’inno di Mameli. Un’idea che gli era costata anche qualche lamentela e minaccia di denuncia per «disturbo della quiete pubblica». Insomma, i malumori non mancavano, ma al tempo stesso don Giuliano aveva anche un grande seguito. Soprattutt­o da chi frequentav­a poco la chiesa. A Case San Benedetto, piccolo comune reatino dove svolse i primi anni da sacerdote, lasciò il segno a tal punto che alcuni giovani lo richiamaro­no, anni dopo, per celebrare il loro matrimonio. Tra queste c’è Saveria Fagiolo. «Era il 2014, accettò di buon grado — racconta — la sua scelta non cancellerà mai quello che ha rappresent­ato nella mia vita. Ha avvicinato alla Chiesa persone impensabil­i, tra cui la sottoscrit­ta. Ha sempre fatto il prete e si è sempre comportato in maniera esemplare».

Ecco perché in molti vedendo il video ne sono rimasti sorpresi. Alcuni, sconcertat­i. E la comunità di Selva è in subbuglio, tanto che il vescovo Zenti ha promesso un incontro fissato per domani sera. Intanto, l’avvocato di Costalunga, Alex Dal Cero, fa sapere – smentendo la Curia – che il suo assistito ha chiesto la riduzione allo stato laicale a febbraio.

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