Dalle Dolomiti al Prosecco il Veneto e la partita Unesco «In montagna? Ha portato più turismo internazionale»
«Da quando siamo sito Unesco le cose sono cambiate. Lo capisco quando entro in un rifugio. Me lo dicono i gestori: i turisti sono diversi, la fruizione è più internazionale». Il barometro, fatto di sensazioni e di testimonianze prima che di freddi numeri, è quello di Marcella Morandini, direttrice della Fondazione Dolomiti Unesco.
Mentre sui colli del Prosecco la battaglia per l’aggiudicazione dell’ambito titolo di «Patrimonio Mondiale» dell’organizzazione delle Nazioni Unite per la cultura è rinviata (ma solo rinviata), le montagne che dal 2009 sono nella World Heritage List già godono di quello che si può chiamare effetto-Unesco. In termini di presenze ma soprattutto, è il caso di dirlo, di qualità del turismo. Un salto di livello che sempre più aree desiderano fare, ma che è sempre più difficile da ottenere, come dimostra il caso dell’area del Prosecco: che vorrebbe aggiungersi alla lista dei sette siti già inseriti in lista a livello regionale, ma che ha visto rimandata all’anno prossimo la candidatura. «E la ragione è semplice spiegano nel comitato italiano Unesco - in passato venivano inseriti anche cinque, sei, sette siti all’anno per ciascuna nazione. Nel 1997 addirittura se ne aggiunsero dieci. Ma con il tempo si è ridotto il numero di siti che ogni paese può iscrivere. Adesso una nazione può esprimere una sola candidatura all’anno». Dei 54 patrimoni italiani, i sette veneti sono Venezia e la sua Laguna, l’Orto Botanico di Padova, la città di Vicenza e le ville palladiane del Veneto, la città di Verona, le Dolomiti appunto, e poi ancora i siti palafitticoli preistorici dell’arco alpino e le opere di difesa veneziane tra il XV ed il XVII secolo. E qui dobbiamo affiancare alla lista ufficiale quella che il gergo Unesco chiama la
tentative list: il limbo dei quasi-patrimoni, quelli che aspettano di essere giudicati ma che ci sperano fortissimamente. In Veneto, oltre ai colli del Prosecco, ci sono gli affreschi patavini di Giotto, Padova urbs picta, in attesa di selezione per l’anno a venire. E che ora rischiano seriamente di essere scavalcati, almeno di un anno.
La Regione, da Zaia in giù, tiene tantissimo alla battaglia del Prosecco. E non intende perdere tempo. «È stato solo un rinvio a breve», nota l’assessore alla Cultura Cristiano Corazzari, che il fine settimana l’ha passato in Bahrein a fare lobby per la candidatura. «Per noi già questo è un primo importante risultato, se si conta che abbiamo ribaltato un giudizio originariamente negativo sul dossier, che era stato presentato in prima battuta nel 2010 e che era stato inizialmente accolto in modo molto diverso. Adesso faremo le modifiche che ci vengono chieste e porteremo avanti la pratica con rapidità. La decisione su quali siti candidare spetta ai ministri degli Esteri e della Cultura, noi ci crediamo molto. E siamo fiduciosi».
Ma il ritorno economico e di prestigio, per i territori Unesco, a quanto ammonta? Fuori di regione, per esempio nelle Langhe e Monferrato l’organizzazione ha calcolato un’impennata tra il 15 e il 20% delle presenze. «Noi non abbiamo ancora dati definitivi. Nel 2013 abbiamo commissionato uno studio, ora attendiamo qualche anno per una seconda rilevazione, a scopo comparativo dice Morandini - Ma mi baso sul riscontro unanime degli operatori dei rifugi, che sono entusiasti. È il mio mantra». D’altra parte, un dato unitario è difficile da ottenere. «Il panorama dei siti è talmente variegato che direi che il valore del riconoscimento è quello che tu ne fai. Dipende da te. La sfida comincia dopo che hai ottenuto l’inserimento e riguarda come riesci a cambiare il modo di guardare il territorio».