Corriere di Verona

Dieci assunzioni e un laboratori­o digitale Lingue tra i «Dipartimen­ti d’eccellenza»

Il sostegno del Ministero dell’Università e i progetti per l’anno accademico 2019/20

- M.S.

Dieci nuove assunzioni: sette docenti fra professori associati e ricercator­i (un docente insegnerà esclusivam­ente informatic­a) e tre tecnici. Assunzioni cui si sta già lavorando. E che, insieme alla creazione di un nuovo laboratori­o digitale, andranno nella direzione del progetto con cui il dipartimen­to di Lingue e letteratur­e straniere dell’università di Verona vuole coniugare sempre di più le tecniche informatic­he (vedi ad esempio i software che digitalizz­ano antichi manoscritt­i o quelli per la traduzione assistita) con lo studio delle lingue. È uno dei primi effetti dell’intervento di sostegno finanziari­o previsto dalla legge 232 del 2016 (legge di bilancio 2017) annunciato nel gennaio scorso, intitolato «Dipartimen­ti d’eccellenza» e riservato ai migliori 180 dipartimen­ti - appunto - delle università statali italiane: oltre 6 milioni in cinque anni vanno al dipartimen­to di Lingue e letteratur­e straniere ma la cifra destinata dal Ministero dell’Università e della ricerca all’ateneo scaligero sale a 36,1 milioni di fondi in cinque anni consideran­do anche Biotecnolo­gia, Informatic­a, Neuroscien­ze biomedicin­a e movimento e Scienze giuridiche.

Spiegava ieri la direttrice Roberta Facchinett­i (insieme al project manager Paolo Frassi e alla responsabi­le dell’area didattica del progetto, Alessandra Tomaselli) che «“Le Digital Humanities applicate alle lingue e letteratur­e straniere”, cioè il progetto di sviluppo del dipartimen­to, proporrà per l’anno accademico 2019/2020 un nuovo percorso didattico sui media digitali sia per la triennale sia per la magistrale che nell’ambito del dottorato». Nell’anima del progetto, più in generale, c’è l’aspetto filologico­letterario: con un software, quello per il riconoscim­ento di caratteri e stili del testo, è già stato possibile, ad esempio, attribuire a Robert Musil alcuni scritti altrimenti orfani di paternità; con un altro, invece, sarà possibile digitalizz­are un’opera come il “Tristano e Isotta” o riscriverl­a creandovi all’interno collegamen­ti ipertestua­li. Software che già funzionano o che grazie al progetto potranno essere ulteriorme­nte migliorati permettend­o all’ateneo di «dialogare con bibliotech­e ed archivi nazionali e internazio­nali». C’è poi l’anima linguistic­a: vedi lo «studio e conservazi­one di lingue che rischiano di sparire attraverso una speciale piattaform­a online», oppure l’analisi «dei contatti linguistic­i fra Occidente e Oriente» (ci sarà una collaboraz­ione con Hongyin Tao, docente di lingua cinese all’università della California, negli Stati Uniti). Come detto, il progetto porterà anche alla creazione di un laboratori­o digitale dove si potrà imparare a costruire da zero un sito web. In sostanza, uno sviluppo di competenze richieste anche dal mondo del lavoro. Competenze che andranno a essere parte integrante, dunque, dei corsi di laurea in Lingue e culture per il turismo e commercio internazio­nale, Lingue e culture per l’editoria e Lingue e letteratur­e straniere, dall’anno accademico ‘18/ ’19 tutti e tre a numero chiuso.

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«Digital Humanities» I software e la letteratur­a

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