Cgil: «La direzione è giusta» Ma dalla Cisl si alzano critiche
La divisione delle opinioni sulle modifiche al mercato del lavoro fra i due principali sindacati veneti replica fedelmente quella che li distingueva nei giudizi sul Jobs Act. Se il governo oggi vuole smantellare la riforma di Matteo Renzi, perciò, la Cgil sorride e la Cisl ruota il pollice verso il basso.
«E’ un primo e timido passo nella direzione giusta – dice Christian Ferrari, numero uno regionale del sindacato «rosso» – e gli allarmismi delle organizzazioni datoriali sulle difficoltà che queste scelte determinerebbero per i lavori stagionali, in particolare nell’ambito del turismo e dell’agricoltura, sono del tutto infondate e strumentali». Per Ferrari, infatti, esistono da sempre tutti gli strumenti legislativi e contrattuali necessari alle imprese per fare fronte alle oscillazioni della domanda di lavoro in base alle stagioni. Casomai, a preoccupare la Cgil è il rischio di una reintroduzione dei voucher, «che rappresentano in assoluto la forma più estrema di precarietà. Il lavoro “usa e getta” che non ha mai ridotto quello sommerso – insiste Ferrari - ma lo ha anzi allargato, sostituendo le forme flessibili contrattualizzate in una logica di dumping al ribasso e di concorrenza sleale a danno dei lavoratori e delle aziende serie».
Fondamentalmente critico verso il decreto è invece Gianfranco Refosco, segretario generale della Cisl veneta. «Già con il governo Gentiloni – fa presente il segretario – anche noi avevamo chiesto una riduzione della soglia massima di utilizzo dei tempi determinati a 24 mesi, ma il governo pare che oggi si sia concentrato a colpire forme di flessibilità che non sono le peggiori. Ci sono falsi tirocini e cooperative spurie, per esempio, che avrebbero richiesto più attenzione». Refosco si augura poi che in sede di conversione in legge il decreto possa essere oggetto di modifiche «da formulare attraverso confronti con le parti sociali. Sarebbe poi importante continuare a riconoscere un ruolo centrale alla contrattazione aziendale nella gestione della flessibilità. La legge nazionale astratta – conclude – non riesce a ottenere nelle imprese le condizioni migliori per tutti, raggiungibili solo con accordi interni e con modelli consolidati di trattativa che oggi sarebbe pericoloso smantellare».