Chievo, «Veronesi tuti mati» se il detto sbarca sulla maglia
Il mitico detto sulla spalla della seconda e terza divisa E nel colletto c’è l’Indovinello rinvenuto in Capitolare
È scritto in latino, «Omnes insani Veronenses», e ricopre la manica sinistra delle nuove maglie del Chievo. Il detto «Veronesi tuti mati» diventa parte del look della squadra della Diga, che ieri ha dato il via alla sua 17esima stagione in serie A.
La maglia è un abito che parla. Non (più) solo colore e sponsor. È anche un messaggio. Nelle maglie del Chievo versione 2018/2019 (unica squadra veneta nella serie A di calcio) c’è una fetta di cultura locale. E cioè: tra il giallo, bianco e blu delle tre divise il presidente del Chievo, Luca Campedelli — è lui a disegnare le divise, tradizione che si perpetua di anno in anno — appaiono il mitico detto «veronesi tuti mati», in latino «Omnes insani Veronenses», e l’Indovinello Veronese, primo testo del volgare italiano e delle lingue romanze, codice rinvenuto poco meno di cent’anni fa proprio qui alla Biblioteca Capitolare. Sono dettagli tra le pieghe ma sono anche idee abbastanza inedite per il massimo palcoscenico.
Partiamo dal detto. Fa così, come noto: «Veneziani, gran Signori; Padovani, gran dotori; Visentini, magna gati; Veronesi, tuti mati». L’ultima parte, sui veronesi, copre ampiamente la manica sinistra della seconda maglia ufficiale — bianca con striscia laterale blu — e delle terza — blu con striscia laterale gialla. In latino però, come detto: «Omnes insani Veronenses».
Veniamo allora all’Indovinello Veronese. Trattasi della traccia più antica di lingua volgare del nostro Paese. Uno dei tesori custoditi dalla Biblioteca Capitolare, qui in città. Annotato da un monaco amanuense a lato di un manoscritto che così descriveva l’attività della scrittura: «Se pareba boves, alba pratalia araba, albo versorio teneba et negro semen seminaba». Tradotto: «Mandava avanti i buoi (le dita), arava i prati bianchi (le pagine), teneva un aratro bianco (la penna) e seminava un seme nero (l’inchiostro)». L’Indovinello, Campedelli, l’ha piazzato nel colletto di tutte e tre le nuove maglie. Il prefetto della Capitolare, monsignor Bruno Fasani, al telefono, dice: «Sono orgoglioso, mi sarebbe anche piaciuto se prima il Chievo avesse passato parola con il proprietario dell’Indovinello, cioè la Capitolare stessa. Significati metaforici dell’Indovinello? No, diciamo che letto nella sua chiave storica e filologica può diventare un’espressione di conoscenza popolare in tempi di povertà di mezzi».
Il detto e l’Indovinello, dunque. Infilati tra gli ormai abituali riferimenti a Cangrande della Scala. È una maglia di calcio. Ma in un certo senso diventa anche qualcosa di più. Un messaggio scritto.