I sensori non reagiscono con l’esterno Si è rotto Pepper, il robot portinaio
Sarà aggiustato in Francia. Ma i primi due mesi in hotel sono stati positivi
L’università che l’ha seguito fin dal suo arrivo ne traccia un primo bilancio: Pepper è promosso a pieni voti. Ma nello stesso giorno in cui arriva la pagella si scopre che il robot simbolo del Parc Hotel Paradiso di Peschiera del Garda, il primo androide – portinaio impiegato in Italia si trova in una scatola. Nel suo solito posto, la hall dell’albergo a quattro stelle frequentatissimo dalla clientela mitteleuropea, ma non funzionante. Il motivo? «Si è rotto da circa una settimana – spiegano all’ingresso – i quattro sensori con cui interagisce con l’esterno non sono più funzionanti». Pepper, dunque, aspetta. Aspetta il corriere che lo dovrà prelevare e portare a Parigi, dove c’è l’unico «centro assistenza d’Europa». «L’alternativa era il Giappone – commenta il direttore, Patrick Parmantier -. Stiamo aspettando già da una settimana, speriamo di non stare a lungo senza di lui».
Anche perché la novità – ora lo si può dire, al termine dei primi due mesi di «stagione» – pare essere stata apprezzata dai turisti. In molti gli hanno chiesto informazioni, soprattutto quelle standard, evitando di intasare il punto informazioni. Del resto, il robot umanoide impiegato come concierge è stato addestrato per interagire con i clienti sgravando il personale dal rispondere alle domande ricorrenti. Compito che ha svolto egregiamente, secondo il team composto da docenti e ricercatori dell’Università Ca’ Foscari, Dipartimento di Management, e Ciset, il centro per la consulenza sul turismo dell’ateneo veneziano. È stato calcolato che le interazioni tra il robot e gli utenti sono passate da circa 2.700 della prima settimana di operatività a oltre 4.000, circa 680 al giorno. Sul totale delle richieste registrate dall’Intelligenza artificiale, la percentuale delle domande coerenti con quelle a cui il robot ha il compito di rispondere è nettamente aumentata, passando dal 30% della prima settimana all’attuale 52%, a dimostrazione che gradualmente il robot inizia a essere apprezzato per il supporto che può dare nel fornire informazioni utili e non come un semplice giocattolo a cui fare richieste prive di senso solo per il desiderio di metterlo alla prova. «Nell’impresa alberghiera coesistono lavori ripetitivi ad alta potenzialità di automazione, e lavori che invece richiedono elevata intensità di informazione e relazione - afferma Michele Tamma, docente coordinatore del progetto – per questo motivo questo tipo di tecnologia può venire in aiuto. Le strutture ricettive che l’impiegheranno potranno valutare le possibilità di reimpiegare le risorse umane liberate dall’automazione in compiti a più alto contenuto di complessità e valore». «Non ci sogniamo di sostituire i nostri dipendenti con un robot – conclude Parmantier – ma per alcuni compiti, come quello di orientare gli ospiti su alcuni quesiti di routine, ad esempio l’orario della cena, confidiamo che sarà in grado di dare una mano in modo sempre più preciso».