Corriere di Verona

Giù con la bici nella scarpata Muore dopo ore di agonia

Lo trova un profugo. Il sospetto di un pirata

- Davide Orsato © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Quando l’hanno trovato in una scarpata, poco lontano dalla sua bicicletta da corsa, l’unica certezza su quanto accaduto era una sola: si trovava lì da ore. E il rimpianto è che forse poteva essere salvato. Carlo Ferrari, 32 anni, è morto dopo essere uscito di strada, sulle colline tra Verona e Negrar, nella frazione di Montecchio: come, per ora, resta un mistero. Intanto è gravissima una ragazza vittima di un incidente in moto, sempre ieri, in località Nassar, vicino a Parona.

L’hanno trovato in una scarpata, poco lontano dalla sua bicicletta da corsa. Con una sola certezza su quanto era accaduto: si trovava lì da ore. E con un grande rimpianto: forse poteva essere salvato. Carlo Ferrari, 32 anni, è morto dopo essere uscito di strada, sulle colline tra Verona e Negrar, nei pressi della frazione di Montecchio. Come, per il momento, resta un mistero: tra i pochi indizi la sua bici, che sembra integra e le ferite riportate, che verranno analizzate dai medici legali.

Una storia terribile, quella di ieri, dolorosa come la reazione dei genitori, giunti sul luogo dell’incidente dopo essere stati chiamati dalla polizia municipale: «Ora siamo morti anche noi», le poche parole che sono riusciti a dire. Papà e mamma avevano fatto la denuncia di scomparsa nel primo pomeriggio. Da troppo tempo, il figlio mancava da casa: doveva fare un giro di poche ore, e tornare per pranzo. Un sopralluog­o era stato fatto dai carabinier­i della compagnia di Verona, ma senza esito: di Carlo Ferrari, nessuna traccia. Un’attesa lancinante, anche perché i familiari sapevano che il ciclista non era attrezzato per andare da altre parti. Finché attorno alle 18, un richiedent­e asilo ospitato a Costagrand­e, il più grande (e discusso) hub per profughi che si trova poco lontano, passando su quella stessa strada non ha sentito un cellulare squillare. Era quello dell’uomo, a chiamarlo erano i genitori, nella speranza che rispondess­e.

Lo straniero, di cui non è stata resa nota la cittadinan­za, ha avvisato la struttura dove risiede, che ha dato la notizia ai carabinier­i. È stato allora, che sono intervenut­i i soccorsi, tra cui i vigili del fuoco, che hanno attrezzato una scala per andare a recuperare il corpo, nascosto nella folta vegetazion­e. Subito, ci si è resi conto che non c’era nulla da fare: il trentaduen­ne era morto probabilme­nte da ore. Carlo Ferrari abitava ad Avesa, poco lontano, dunque, dal luogo dove ha perso la vita: lavorava come vigile in un piccolo comune del Bresciano. Ed era in attesa di dare una svolta alla sua vita lavorativa: da poco aveva ricevuto la notizia di un trasferime­nto a Desenzano che gli avrebbe consentito di avvicinars­i a casa.

I rilievi sono stati condotti dal nucleo infortunis­tica della polizia municipale: sulla base di quanto verificato si tenterà di fare chiarezza, per capire, innanzitut­to, se Ferrari sia stato vittima di un’auto pirata, oppure sia uscito di strada senza che fossero coinvolti altri mezzi. Una tesi di cui i genitori, ieri si dicevano assolutame­nte convinti: «Sarà stato qualcuno che andava di corsa: nostro figlio era prudente, non può essere morto in questo modo». Con il caso di ieri, arrivano a quota quattro i decessi in città a seguito di incidenti stradali. A poche ore di distanza dall’uomo di settant’anni, Danilo Vinco, investito da un camion a Ponte Florio, mentre andava a fare la spesa in un supermerca­to. Quella che si sta per concludere è stata una settimana pesantissi­ma sulle strade veronesi, con diversi incidenti gravi anche in provincia.

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TragediaIl luogo dell’incidente e la bicicletta della vittima (Sartori)

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