Capitale Cultura, tre progetti ad hoc per Verona
Verona Capitale della Cultura per il 2021: la candidatura torna di attualità, in un incontro pubblico previsto per domani con la presenza anche del sindaco. Se e quando verrà pubblicato il bando, quest’anno in ritardo, Verona potrà a mio avviso progettare almeno tre percorsi culturali di spessore, orme di bellezza capaci di divenire patrimonio stabile della città.
Il primo non potrà che riguardare i tesori di arte, storia e letteratura per i quali la nostra città è famosa nel mondo. Non sarà tuttavia sufficiente il già avviato progetto di valorizzare i quartieri, le chiese, i giardini situati al di fuori dell’ansa dell’Adige. Occorrerà anche la promozione dell’intera città murata, compresa nella Lista del Patrimonio dell’Umanità. E si dovranno mettere in rete tutti i luoghi rilevanti per l’anniversario dantesco del 2021, anche fuori dal territorio del Comune. L’opera, la musica e il teatro saranno parte necessaria del percorso, ma servirà anche la cura della bellezza negli angoli più nascosti di Verona, coinvolgendo sempre nuovi residenti nelle iniziative di cittadinanza attiva già presenti. La corale richiesta di nuovi alberi va poi resa funzionale a un progetto culturale inclusivo: ad esempio, attuando l’interessante proposta di realizzare «arterie di natura» che colleghino i quartieri, la collina e il centro.
Sarebbe inoltre di grande rilievo uno specifico percorso sui diritti e doveri della convivenza, quindi sul diritto come strumento capace di aumentare la coesione sociale. Verona offre testimonianze giuridiche antichissime attraverso i tesori della Capitolare, in particolare il Codice Veronese contenente le Istituzioni di Gaio. Il dipartimento di giurisprudenza della nostra università e il progetto del festival del diritto potrebbero poi collegare l’antico con il nuovo in modo innovativo. Sarà qui determinante recepire l’approccio pluralista e inclusivo richiesto dal bando. Senza l’accettazione delle diversità (da parte di tutti e verso tutti), senza il rifiuto di ogni discriminazione, senza uguaglianza nei diritti e nei doveri fondamentali, non vi possono essere onore od armonia in una comunità. Né vi può essere vera bellezza.
Non potrà infine mancare uno specifico progetto sulla cultura scientifica. Le testimonianze storico-scientifiche offerte dal museo di Storia naturale e dall’area di Bolca sono di inestimabile valore. Oggi peraltro la scienza a Verona traguarda il futuro, con le ricerche dei dipartimenti di informatica e robotica, neuroscienze, medicina e sanità pubblica. Anche tutto questo è parte del fascino culturale della città. La candidatura potrebbe riunire Verona, senza distinzioni politiche, in un progetto comune. Tutti insieme a sostenerlo, perché la cultura è della città, non dei partiti. Del resto, alcune fra le idee proposte in questi mesi dalla politica locale (di maggioranza e di opposizione) non sono sembrate all’altezza della sfida. Si è ad esempio accennato alla necessità di «celebrare la veronesità nell’ambito della cultura nazionale» o a quella di «portare a Verona i molti milioni di turisti del lago». Due obiettivi in realtà estranei ai fondamentali requisiti da sempre inseriti nel bando: aumentare la coesione e inclusione sociale, e realizzare iniziative che rimangano a servizio permanente dell’intera comunità cittadina. Negli anni scorsi, diverse candidature sono state scartate proprio perché ritenute troppo concentrate sulla dimensiona «locale» (Viterbo), sulla «fruizione turistica» (Fasano) o sul «rilancio di iniziative» già avviate (Trento), e poco invece sui «temi dell’innovazione e dell’inclusione» (Recanati, Aquileia).
Occorre ora dunque la nomina di un comitato scientifico qualificato e culturalmente plurale, disposto a lavorare a titolo gratuito per sostenere il percorso della candidatura. Non con l’obiettivo di celebrare Verona, ma con quello di migliorarla.
*Avvocato