L’Amarone patrimonio Unesco «Il dossier è già a buon punto»
Piace la proposta di Zardini (Pd). Ma Boscaini è dubbioso: non c’è unicità
L’istanza, ossia l’Amarone patrimonio dell’Unesco, è rilanciata da un politico, il deputato Diego Zardini (Pd), poco dopo la candidatura fallita dalle colline del Prosecco: «Lavoriamo al dossier da almeno due anni». Al dibattito partecipano anche i produttori. Tra gli scettici, Sandro Boscaini: «Mancano i parametri di unicità ed esclusività».
Zardini Imparare dagli errori fatti sulla candidatura del Prosecco Cesari Recuperare l’idea di bellezza dopo il cemento anni 60
La notizia è di qualche giorno fa. Le colline del Prosecco non entrano tra i siti meritevoli di fregarsi del prestigioso titolo di Patrimonio dell’Unesco. Al conclave in Bahrein, la maggioranza richiesta era di 14 Paesi su 21 votanti. I pollici alzati sono stati 12, due in più e chissà quanti tappi nelle cantine di Conegliano e Valdobbiadene sarebbero saltati in brindisi.
Tutto rimandato al prossimo anno quando sarà riproposta la candidatura. Il deputato veronese del Pd Diego Zardini coglie la palla al balzo e rilancia l’istanza per l’inserimento dell’Amarone nel patrimonio dell’Umanità riconosciuto dall’Unesco: «Sono almeno due anni che stiamo lavorando al dossier per inserire l’Amarone nel patrimonio immateriale dell’Umanità. È tempo che tutti i soggetti coinvolti, a partire dalla Regione Veneto, si attivino concretamente cercando fra l’altro di non ripetere gli errori che hanno purtroppo affossato la candidatura delle colline del Prosecco». La differenza rispetto alla candidatura dei vigneti trevigiani sta nel fatto che la Valpolicella non aspira a un riconoscimento in senso «geografico», ma «immateriale», puntando all’originalità dell’appassimento in quanto tecnica di lavorazione per produrre l’Amarone e il Recioto. Che poi sia tutto il territorio a trarne grande lustro, non ne sarebbe che la logica conseguenza. Olga Bussinello, direttrice del Consorzio di Tutela Vini Valpolicella non nasconde le difficoltà: «Noi come Consorzio e i 19 Comuni del territorio ci riuniremo in un comitato di scopo. Toccherà quindi alla Regione Veneto farsi portatrice della nostra richiesta a Roma. È un processo molto lungo e costoso. Servono entusiasmo e pazienza da parte di tutti». Approccio condiviso dal sindaco di Fumane Mirco Frapporti: «Il vino è un comparto importantissimo del nostro territorio ed è anche un modo per fare cultura. La Valpolicella è conosciuta in tutto il mondo. Ecco perché stiamo lavorando alla candidatura della Valpolicella tra i Paesi Rurali Storici».
La parola passa quindi ai produttori: «È una cosa bellissima, un valore aggiunto che porta grande prestigio» commenta Tiliana Begali, titolare col padre Lorenzo e il fratello Giordano dell’omonima azienda di Pedemonte. Le fa eco un’altra donna del vino, Sabrina Tedeschi, presidente dell’Associazione Famiglie Storiche (13 soci, aziende vitivinicole che da generazioni sostengono e promuovono il territorio attraverso i gioielli provenienti dai suoi vigneti): «Penso a quando siamo partiti e a quanta strada abbiamo fatto. Il riconoscimento dell’Unesco rappresenterebbe una vetrina straordinaria per la nostra terra e anche per Verona. Ora dobbiamo rimboccarci le maniche e fare squadra». Stefano Cesari, titolare di Brigaldara, si spinge oltre e guarda agli effetti più che alle cause: «La Valpolicella offre oggi vigneti che si presentano all’occhio del visitatore come autentici giardini. Stiamo recuperando la bellezza che i nostri nonni ci lasciarono in eredità. L’urbanizzazione selvaggia degli anni ‘60 ha deturpato il territorio. L’Unesco ci aiuterebbe a recuperare un concetto di bellezza sostenibile». Il presidente di Masi Agricola Sandro Boscaini, alias Mister Amarone (il titolo del libro lui dedicato), accoglie ovviamente l’iniziativa con favore, ma non nasconde un velo di scetticismo: «L’appassimento non è una nostra esclusiva, ma una tradizione in voga anche in altre realtà vicine a noi come Soave, Gambellara, il Vino Santo Trentino. Ben venga ovviamente la candidatura dell’Amarone all’Unesco, ma secondo il mio parere vengono meno i parametri di unicità ed esclusività. Un patrimonio andrebbe identificato in una nicchia di alto pregio: l’Amarone è oggi prodotto in una zona di territorio vastissima con caratteristiche microclimatiche e geologiche molto differenti tra di loro». In chiusura, i rappresentanti della politica; se il senatore di Forza Italia Massimo Ferro sposa la prudenza («Non conosco nel dettaglio la proposta. Bene che la portino avanti il Consorzio e i Comuni. Bisogna sedersi attorno a un tavolo per studiarla a vararla senza punti deboli»), il consigliere comunale tosiano Alberto Bozza non rinuncia alla battuta: «Verona si candida a capitale della cultura. Credo che la Valpolicella abbia maggiori chance di successo. Io spero comunque di poter brindare due volte. Con un buon Amarone, ovviamente».