Crac Sicurint Group, 17 sotto inchiesta
«Sodalizio criminoso per eludere il Fisco». Contestati 44 illeciti e un «buco» a sei zeri
La procura di Verona VERONA ne è certa: dietro Sicurint Group scarl, si sarebbe in realtà celata una vera e propria «associazione criminosa» finalizzata a «commettere reati finanziari». Un sodalizio in grado di commettere una serie di evasioni d’imposta e distrazioni fallimentari a sei zeri. Diciassette le persone iscritte sul registro degli indagati dal pm Marco Zenatelli, a partire da «Michele Lodi quale promotore e reale dominus della Sicurint Group».
La procura di Verona ne è certa: dietro Sicurint Group scarl, si sarebbe in realtà celata una vera e propria «associazione criminosa» finalizzata a «commettere reati finanziari». Un sodalizio in grado di commettere una serie di evasioni d’imposta e distrazioni fallimentari a sei zeri.E il modus agendi delle 17 persone iscritte sul registro degli indagati dal pm Marco Zenatelli, a partire da «Michele Lodi quale promotore e reale dominus della Sicurint Group»,e con gli altri 16 «nella veste di partecipanti all’associazione criminosa», sarebbe consistito in particolare nell’utilizzare «strumentalmente cooperative logistiche “spurie” (cosiddette “apri e chiudi”), tutte consorziate con Sicurint G., al fine di riversare sulle stesse i debiti d’imposta e contributivi di cui veniva sistematicamente omesso il versamento». Oltre a Lodi, sotto inchiesta risultano Emanuele Bettini, Federico Bosi, Isabella Darra, Giorgio Zantedeschi, Gianluigi Campagnari, Aldo Dian, Roberti Istavan Fogarasi, Vincenzo Gallo, Diana Hariuc, Roberta Marani, Annamaria Mazzetto, Jacopo Pecci, Gianluca Roversi, Nicola Smaldino, Massimiliano Spataro, Francesco Giovani Testa.
Sede in via del Parlar e già dichiarata fallita, Sicurint si autodefiniva come «la realtà scaligera che fornisce ad aziende e privati servizi di sicurezza generale, vigilanza, logistica, trasporti ed igienizzazione». Disponeva di filiali a Padova e Bologna e si occupava di trasporti e logistica: seguiva trasporti espressi e non espressi, servizi industriali, collettame, messaggerie, gestendo anche servizi dedicati, facchinaggio e consulenza. Nel 2015 ammontavano già a 15 le società, tra partecipate e consorziate che facevano capo a Sicurint G., che all’epoca contava su una rete di collaboratori e dipendenti che superava le duemila unità: «Soltanto così» , spiegava in passato il presidente Lodi, «si possono ottenere grandi risultati, e una nuova spinta per andare sempre avanti». Poi però si erano evidentemente aperte le prime creme e così, di pari passo, erano iniziate le proteste dei numerosi lavoratori coinvolti: «Da diverso tempo alcune cooperative legate al consorzio Sicurint G. che hanno in gestione appalti in aziende molto importanti, hanno assunto comportamenti indecenti e offensivi nei confronti dei soci lavoratori in maternità», denunciarono i sindacati.Secondo Filt Cgil, sarebbe stata negata la retribuzione alle socie in maternità e ai soci lavoratori in malattia: «I lavoratori non vedono nemmeno un euro». I dipendenti attuarono presidi in Zai, l’allora ad Bosi intervenne per rassicurare. Invece la situazione sarebbe precipitata fino al crac. Nell’avviso di fine- inchiesta notificato ai 17 indagati (nel cui pool difensivo figurano tra gli altri gli avvocati Matteo Nicoli, Francesco Spanò, Massimo Dal Ben, Agostino Rigoli, Tommaso Rotella) il pm scrive che «Sicurint assumeva lavori in appalto presentando Durc di regolarità sulla base del solo (proprio) personale impiegatizio che assicurava regolarmente mentre i lavori venivano subappaltati alle cooperative consorziate con “lettera di incarico” formalmente amministrate da prestanomi, ma in realtà sostanzialmente controllate dalla Sicurint G. e in particolare da Lodi, cooperative che usavano 1quasi sempre gli stessi lavoratori che migravano da una cooperativa all’altra lasciando situazioni debitorie dal punto di vista fiscale». Addirittura 44 gli illeciti contestati.