Fra basket e big data storie da 100 e lode
C’è Francesca Schweiger (a sinistra) del liceo Fracastoro che sogna una carriera nei big data. Oppure Luca Piran, del Maffei, prossimo bocconiano con la passione del basket. Sono due dei (non molti) veronesi da cento e lode.
Come tanti suoi coetanei ci ha pensato: andare all’estero per frequentare l’università. Si era informata sui college inglesi. Poi, però, ha preferito Milano, per la precisione il Politecnico. Corso di laurea: ingegneria matematica. «Sono convinta che l’istruzione che danno gli atenei italiani sia di alto livello e non mi sono rassegnata a lasciare il Paese dove sono cresciuta, conto di trovare un buon lavoro qui». Francesca Schweiger è una dei quattro tra studenti e studentesse del liceo scientifico Fracastoro ad avere ottenuto il punteggio massimo e la lode. Il suo obiettivo era finire il liceo «con una bella media». «Per questo – spiega – mi sono impegnata nel triennio, senza rinunciare alle esperienze tipiche di una liceale». Su tutte, lo sport. «Ho due grandi passioni, pallavolo, gioco nel Quinzano, il nuoto. Conto di fare attività sportiva anche quando sarò all’università». All’esame, la temutissima prova di matematica non l’ha spaventata: «È in assoluto la materia che mi piace di più. E devo dire che, anche se i problemi non erano dei più semplici, le domande teoriche erano piuttosto abbordabili. Ho fatto molto più fatica a studiare storia e filosofia». Di qui la scelta del percorso universitario. «Volevo fare qualcosa strettamente legata a matematica: alla fine ho scelto qualcosa che credo avrà molte applicazioni e con cui non sarà difficile trovare un bel lavoro».
Qualcuno di preciso? «È presto per pensarci, ma mi piacerebbe lavorare con i big data. Sono convinta che la loro applicazione, a livello economico sia ancora agli inizi e abbia possibilità di sviluppo impressionante». Allo scientifico tradizionale non è prevista, tra gli insegnamenti, l’economia, ma Francesca è riuscita comunque a coltivare questo interesse. «In classe abbiamo approfondito la crisi del ’29, è stato un argomento che mi è piaciuto molto, così ho cominciato e leggere qua e là qualcosa di attinente alla finanza».
Davanti alla commissione, però, ha puntato tutto su Escher, l’artista olandese capace di mettere paradossi matematici su carta: «È stato un esploratore dell’infinito, come racconta bene il titolo del suo libro più noto – spiega Francesca – sono sempre stata affascinata dalle geometrie non euclidee e lui ne ha fatto una forma d’arte».