Corriere di Verona

Prende a pugni la compagna Lei si ribella e lo fa arrestare Scarcerato, ma non può avvicinarl­a

- Enrico Presazzi © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Ha sempre subito in silenzio, costretta a dipendere in tutto e per tutto da quell’uomo che, già dopo pochi giorni di convivenza, aveva capito di non poter amare. Violento e irascibile, oltre a picchiarla di frequente con calci e pugni, a minacciarl­a con un taser (pistola elettrica) e a insultarla, l’aveva resa completame­nte dipendente da lui: prima l’aveva convinta ad abbandonar­e il lavoro e poi l’aveva di fatto «segregata» in casa impedendol­e di uscire da sola e controllan­dole continuame­nte il cellulare.

Esasperata, a settembre, lei aveva persino tentato il suicidio ed era stata salvata dai carabinier­i. Gli stessi militari ai quali si è rivolta nella notte tra martedì e mercoledì, con il volto insanguina­to. E a quel punto la donna, 47 anni originaria dell’Est Europa, ha trovato la forza di denunciarl­o. Di raccontare che solo poche ore prima A.L.F., veronese di 52 anni residente a Cerea, le aveva ordinato di abbandonar­e l’appartamen­to in cui convivevan­o, salvo poi ricredersi e dare ulteriorme­nte in escandesce­nze quando l’aveva vista preparare davvero la valigia. L’uomo l’aveva colpita al volto con un pugno facendole sanguinare il labbro (la ferita è stata poi giudicata guaribile in 7 giorni) e facendola sbattere con il gomito contro un comodino. Al sicuro, in caserma, ha mostrato le foto dei lividi che custodiva sul suo cellulare: una storia di vessazioni e soprusi.

In passato, dopo l’ennesima notte di follia, aveva lasciato l’abitazione ed era stata ospitata in una comunità della Bassa veronese per circa due settimane. Ma lui, come al solito, aveva recitato la parte del compagno pentito e, con la promessa di essere pronto a cambiare, l’aveva convinta a ritornare a casa. E, puntualmen­te, aveva ricomincia­to con la solita, drammatica, routine.

I militari della compagnia di Legnago, lo hanno trovato a casa addormenta­to e, su disposizio­ne del pm Paolo Sachar lo hanno arrestato portandolo in carcere a Montorio. Ieri, nel corso della convalida di fronte al gip Paola Vacca, lui (difesa Regagliolo­Ferraresi) è rimasto in silenzio. Come richiesto dalla procura, al termine dell’udienza il veronese è stato scarcerato con il divieto di avviciname­nto alla vittima e ai luoghi da lei frequentat­i.

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Sul postoLa donna si è rivolta ai carabinier­i

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