Prende a pugni la compagna Lei si ribella e lo fa arrestare Scarcerato, ma non può avvicinarla
Ha sempre subito in silenzio, costretta a dipendere in tutto e per tutto da quell’uomo che, già dopo pochi giorni di convivenza, aveva capito di non poter amare. Violento e irascibile, oltre a picchiarla di frequente con calci e pugni, a minacciarla con un taser (pistola elettrica) e a insultarla, l’aveva resa completamente dipendente da lui: prima l’aveva convinta ad abbandonare il lavoro e poi l’aveva di fatto «segregata» in casa impedendole di uscire da sola e controllandole continuamente il cellulare.
Esasperata, a settembre, lei aveva persino tentato il suicidio ed era stata salvata dai carabinieri. Gli stessi militari ai quali si è rivolta nella notte tra martedì e mercoledì, con il volto insanguinato. E a quel punto la donna, 47 anni originaria dell’Est Europa, ha trovato la forza di denunciarlo. Di raccontare che solo poche ore prima A.L.F., veronese di 52 anni residente a Cerea, le aveva ordinato di abbandonare l’appartamento in cui convivevano, salvo poi ricredersi e dare ulteriormente in escandescenze quando l’aveva vista preparare davvero la valigia. L’uomo l’aveva colpita al volto con un pugno facendole sanguinare il labbro (la ferita è stata poi giudicata guaribile in 7 giorni) e facendola sbattere con il gomito contro un comodino. Al sicuro, in caserma, ha mostrato le foto dei lividi che custodiva sul suo cellulare: una storia di vessazioni e soprusi.
In passato, dopo l’ennesima notte di follia, aveva lasciato l’abitazione ed era stata ospitata in una comunità della Bassa veronese per circa due settimane. Ma lui, come al solito, aveva recitato la parte del compagno pentito e, con la promessa di essere pronto a cambiare, l’aveva convinta a ritornare a casa. E, puntualmente, aveva ricominciato con la solita, drammatica, routine.
I militari della compagnia di Legnago, lo hanno trovato a casa addormentato e, su disposizione del pm Paolo Sachar lo hanno arrestato portandolo in carcere a Montorio. Ieri, nel corso della convalida di fronte al gip Paola Vacca, lui (difesa RegaglioloFerraresi) è rimasto in silenzio. Come richiesto dalla procura, al termine dell’udienza il veronese è stato scarcerato con il divieto di avvicinamento alla vittima e ai luoghi da lei frequentati.