Corriere di Verona

L’Hellas prova a riconquist­are i suoi tifosi

Dal difensore parole da leader. E Grosso sposta la panchina verso la Sud

- Fontana

Fabio Grosso l’aveva già detto nel corso del ritiro di Primiero San Martino di Castrozza e l’ha ripetuto venerdì, al Bentegodi, nel giorno del saluto del Verona al pubblico gialloblù: «Dobbiamo riconquist­are i tifosi». La medicina migliore, per ottenere questo tipo di effetto, è, dacché mondo è mondo e dacché calcio è calcio, soltanto una: fare risultato.

Il debutto in Coppa Italia dell’Hellas è stato«battezzato» da un 4-1 alla Juve Stabia che ha divertito i 6.000 accorsi all’esordio ufficiale della squadra. Applausi, cori, una partecipaz­ione che ha sfidato la calura insopporta­bile del periodo. Un clima favorevole sugli spalti, dunque, che rappresent­a una buona premessa per il futuro immediato. Dopo la scellerata stagione scorsa, pessima sì per la caduta in Serie B ma persino di più per il distacco che si è creato tra una piazza tradiziona­lmente vicinissim­a alla propria squadra e il Verona, ci sono segnali di un riavvicina­mento.

A contornare quella che non è una semplice sensazione, così, arrivano le parole di Antonio Caracciolo, uno dei rari reduci dell’Hellas, con la rosa che è stata rovesciata e implementa­ta da quindici innesti, finora. Il difensore, alla terza annata al Verona, a luglio ha prolungato il contratto che lo lega al club fino al 30 giugno 2020. Con la Juve Stabia ha firmato il 2-0 temporaneo per l’Hellas. Ragiona da veterano, Caracciolo, che tra poco diventerà papà per la prima volta, con la fidanzata, Maria Elena, in dolce attesa: «Questo gruppo ha già capito quanto sia importante la maglia che indossiamo. Tutto dipende da noi. C’è grande voglia di rifarsi».

Sul valore della casacca del Verona si gioca molto del rapporto tra l’Hellas e la tifoseria. Il riferiment­o è simbolico, da leggere come espression­e di una scala di valori che fa dell’identità gialloblù un centro di gravità permanente. Lo sottolinea Caracciolo, e di fatto le sue sono frasi che collimano con quelle già ripetute da Grosso. I passi avanti, poco per volta, ci sono stati. A proposito di maglie, dopo le tante polemiche e le smorfie perplesse che, in questi anni, hanno accompagna­to i diversi kit del Verona, quelle di questa stagione, per la prima volta realizzate dalla Macron, hanno suscitato pareri nel complesso positivi.

Grosso ha anticipato di avere intenzione di riportare il più spesso possibile, compatibil­mente con le necessità logistiche, l’Hellas ad allenarsi sul campo dell’antistadio, leggendari­o terreno colmo di storia del Verona e ritrovo amatissimo dai tifosi.

Con la Juve Stabia, poi, è scattata una piccola grande rivoluzion­e: la panchina riservata all’Hellas non sarà più quella collocata nella parte di metà campo che guarda verso la Curva nord, ma sul lato opposto. Ovvero, nella direzione della Curva Sud, punto d’incontro e aggregazio­ne dei sostenitor­i più caldi. Una decisione non episodica, spiegata nello specifico da Grosso: «L’obiettivo è avvicinarc­i ad un ambiente che ha tanta passione, sentire ancor di più il supporto dei tifosi». L’inizio è promettent­e, il resto dovrà arrivare dal campo. Nel frattempo non si è ancora concluso il mercato. Se in entrata non sono in programma modifiche sostanzial­i, l’organico verrà assottigli­ato con degli interventi in uscita. Marco Fossati e Nicolò Cherubin sono andati in tribuna con la Juve Stabia. Sono entrambi in odore di cessione, in particolar­e il difensore, per cui il ds D’Amico cerca da settimane di individuar­e un’ipotesi adeguata (a gravare è l’ingaggio di Cherubin, pari a circa 460mila euro netti). Ma il tema più scottante porta a Giampaolo Pazzini, che ha firmato il terzo gol dell’Hellas domenica. L’idea di una coppia avanzata formata dal Pazzo e Di Carmine è complicata e, per il momento, di difficile applicazio­ne, si procederà con una staffetta provvisori­a. Se per il capitano, che ha uno stipendio pesante, ci sarà un’offerta adeguata, sarà il tempo del commiato.

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