Coppia veronese torna una notte nella preistoria
In tempi di resort e cucina gourmet loro hanno vissuto un’esperienza «alternativa». Una notte a dormire in una palafitta e una cena «preistorica». È successo a marito e moglie veronesi.
In tempi di cucina modaiola, chef ricercati come star del cinema e piatti «gourmet», la loro ha il sapore di una capriola. Non solo nel tempo. E non solo nel cibo. Perché sarai anche estremamente fortunato ad accaparrarti un concorso a cui hanno partecipato oltre seimila «aspiranti» da mezza Europa, ma poi per vivere appieno il «premio» ci vogliono un pizzico di coraggio e d’incoscienza. Una notte su un lago dalla bellezza mozzafiato. A contatto con la natura. E con una cena cucinata apposta per te. Tutto molto «glamour». In realtà no. Già, perché l’incantevole lago di Ledro in Trentino per i coniugi veronesi Margherita Esposito, casalinga, e Cesare Schiavone, operaio edile, è stato lo scenario di una nottata alla... Flintstone.
Marito e moglie sono diventati novelli Fred e Wilma in realtà grazie alla figlia Valentina, vera vincitrice del concorso indetto dal Consorzio per il Turismo della Valle di Ledro. Consorzio che non si è limitato alla solita ospitata a cinque stelle, spa inclusa. Le stelle che Margherita e Cesare hanno visto erano quelle regalate dalla volta celeste sul lago. Nessuna in piu, visto che il concorso offriva l’opportunità di fare un salto all’indietro nel tempo di tremila anni. I coniugi Schiavone hanno dormito in una delle palafitte del lago, tutelate dall’Unesco.
Ma prima di abbracciare Morfeo tra morbide e calde pelli, Margherita e Cesare hanno trascorso l’intera serata «a tema». A partire dalla cena. Già, perché il suddetto concorso ha lo scopo di riportare all’era moderna le abitudini alimentari della popolazione che prima e dopo l’Età del Bronzo (3500 A.C. - 1200 A.C.) hanno vissuto nella valle di Ledro. I signori Schiavone prima sono stati «vestiti» per l’occasione con delle pelli e poi hanno degustato il banchetto con un’altra coppia di fortunati vincitori imolesi.
Il tutto sotto lo sguardo di un centinaio di persone con tanto di «gran cerimoniere», sindaco e assessore presenti. Il menù preistorico è stato alquanto variegato. Si è partiti con le «pozioni della sciamana» la cui spiegazione sta in «frizzante massangla al sambuco e menta, Guidoh Spiritual del Grande lago». Si è poi passati all’«antipasto delle donne del villaggio tra terra, acqua e fuoco accompagnato dal pane lievitato del viandante di Alte Mura» che constava di: pestato di fave e fresca menta, formaggio del pastore con gocce di miele e frutti di corniolo e ricotta su letto di timo e santoreggia per la proposta di terra; crema di pane al finocchietto selvatico con sarde di lago per la proposta acqua; grasso di animale profumato alle erbe selvatiche per la proposta di fuoco. A seguire «i I cereali dell’agricoltore», una zuppa di farro, orzo e legumi cotti con acqua di fonte; la «Carne dell’allevatore», costine alla Bacmor e sangue di servo e infine il Bosco d’estate», un non meglio specificato «morbido e fresco poppin, Favo della Cà del mel».
E prima di andare in palafitta anche la cerimonia di accensione del fuoco, con tanto di sciamano. «Fare un salto all’indietro di tremila anni non è cosa da tutti i giorni hanno commentato i coniugi Schiavone -. Certamente è un’esperienza da raccontare ai posteri». Magari ricalandosi nell’attualità e facendolo con la «tecnologia moderna» di Facebook o Whatsapp...
Fare un salto all’indietro di tremila anni non è cosa da tutti i giorni