Frutta, ortaggi, cereali il flagello cimice asiatica sulle campagne veronesi
L’ultimo allarme è sulle pere: «Produzione rovinata»
È allarme cimice asiatica nelle campagne della provincia veronese. Frutteti e seminativi da mesi sono presi di mira dall’insetto originario dell’estremo Oriente che punge e rovina le colture, in particolare le pere Williams ma anche le mele di Zevio, le pesche del Garda e le ciliege della Valpolicella. L’emergenza colpisce anche kiwi, peperoni e fagiolini, e i seminativi della Bassa, in particolare soia e mais.
Così ieri Confagricoltura ha deciso di porre pubblicamente la questione. Paolo Ferrarese, che dell’organizzazione di via Sommacampagna è presidente, parla di «danni ingenti». Il suo vice, Pietro Spellini, frutticoltore del Villafranchese, la definisce «una vera e propria Waterloo». «Ho iniziato la raccolta delle pere sabato scorso – spiega Spellini – e ho visto subito che i frutti erano quasi tutti danneggiati. L’anno scorso avevo raccolto 605 quintali di pere, ma quest’anno non arriverò neppure a 100. Le cimici hanno punto i frutti giovani, che sono rimasti piccoli e deformati. Nei frutti più grandi, hanno causato macchie con effetto sughero che ne rendono impossibile la commercializzazione da fresco. Bisogna entrare nell’ordine delle idee che la cimice asiatica dev’essere considerata come una calamità naturale, alla stessa stregua di una grandinata o di una tromba d’aria. Questo è un danno che non è circoscritto, ma ha colpito tutti». Confagricoltura calcola i danni fino a un 80 per cento per alcuni coltivatori, stime più basse (il 30 per cento) per chi è fornito di reti anti-insetto. Ferrarese fa un appello proprio alle istituzioni e in particolare alla Regione Veneto e al mondo finanziario, raccogliendo anche la richiesta lanciata dai Comuni dell’Unione Adige Guà di sostegno alle aziende danneggiate: «Servono finanziamenti e prestiti ad hoc per aiutare i coltivatori a fornirsi di reti anti-cimice. I trattamenti preventivi non bastano e i costi delle reti sono molto elevati».
Al riguardo il 13 agosto, a Zevio, al tradizionale incontro sulla campagna produttiva, Confagricoltura e Coldiretti si confronteranno con le istituzioni. Si replica a settembre nei due convegni tematici in programma alla Camera di Commercio. L’intento, dice Ferrarese, «è sensibilizzarle a un problema, quello della cimice, che nel Veronese si è rivelato in tutta la sua gravità quest’anno, sebbene l’insetto sia presente e monitorato da almeno un paio d’anni».
In Emilia Romagna, la prima zona colpita dalla cimice nel 2012 la regione finanzia i coltivatori per il 50 per cento, in Lombardia si arriva all’80 per cento. In Veneto il tema è sul tavolo, ma è vincolato a un complessivo sviluppo rurale delle province venete. Cesare Magalini, direttore di Coldiretti Verona, spiega che l’interlocutore a Venezia è l’assessore Pan: «È chiaro che i trattamenti mirati non bastano. Serve anche organizzare una difesa attiva e in questo le reti anti-insetti sono determinanti. Poi parallelamente occorre finanziare studi per trovare un insetto antagonista in grado di debellare la cimice asiatica». Claudio Valente, che di Coldiretti è stato presidente e che oggi ne è responsabile per la zona di Cerea, parla «di cimice asiatica come flagello assoluto per la nostra provincia. Siamo nell’ordine di decine di milioni di euro. Il problema ad oggi si può solo cercare di ridurre con le reti, perché ancora non esiste un metodo valido per debellarlo completamente».
Come una tempesta Danni per decine di milioni. Confagricoltura e Coldiretti in campo: «Calamità naturale»