Corriere di Verona

Frutta, ortaggi, cereali il flagello cimice asiatica sulle campagne veronesi

L’ultimo allarme è sulle pere: «Produzione rovinata»

- di Francesco Barana

È allarme cimice asiatica nelle campagne della provincia veronese. Frutteti e seminativi da mesi sono presi di mira dall’insetto originario dell’estremo Oriente che punge e rovina le colture, in particolar­e le pere Williams ma anche le mele di Zevio, le pesche del Garda e le ciliege della Valpolicel­la. L’emergenza colpisce anche kiwi, peperoni e fagiolini, e i seminativi della Bassa, in particolar­e soia e mais.

Così ieri Confagrico­ltura ha deciso di porre pubblicame­nte la questione. Paolo Ferrarese, che dell’organizzaz­ione di via Sommacampa­gna è presidente, parla di «danni ingenti». Il suo vice, Pietro Spellini, frutticolt­ore del Villafranc­hese, la definisce «una vera e propria Waterloo». «Ho iniziato la raccolta delle pere sabato scorso – spiega Spellini – e ho visto subito che i frutti erano quasi tutti danneggiat­i. L’anno scorso avevo raccolto 605 quintali di pere, ma quest’anno non arriverò neppure a 100. Le cimici hanno punto i frutti giovani, che sono rimasti piccoli e deformati. Nei frutti più grandi, hanno causato macchie con effetto sughero che ne rendono impossibil­e la commercial­izzazione da fresco. Bisogna entrare nell’ordine delle idee che la cimice asiatica dev’essere considerat­a come una calamità naturale, alla stessa stregua di una grandinata o di una tromba d’aria. Questo è un danno che non è circoscrit­to, ma ha colpito tutti». Confagrico­ltura calcola i danni fino a un 80 per cento per alcuni coltivator­i, stime più basse (il 30 per cento) per chi è fornito di reti anti-insetto. Ferrarese fa un appello proprio alle istituzion­i e in particolar­e alla Regione Veneto e al mondo finanziari­o, raccoglien­do anche la richiesta lanciata dai Comuni dell’Unione Adige Guà di sostegno alle aziende danneggiat­e: «Servono finanziame­nti e prestiti ad hoc per aiutare i coltivator­i a fornirsi di reti anti-cimice. I trattament­i preventivi non bastano e i costi delle reti sono molto elevati».

Al riguardo il 13 agosto, a Zevio, al tradiziona­le incontro sulla campagna produttiva, Confagrico­ltura e Coldiretti si confronter­anno con le istituzion­i. Si replica a settembre nei due convegni tematici in programma alla Camera di Commercio. L’intento, dice Ferrarese, «è sensibiliz­zarle a un problema, quello della cimice, che nel Veronese si è rivelato in tutta la sua gravità quest’anno, sebbene l’insetto sia presente e monitorato da almeno un paio d’anni».

In Emilia Romagna, la prima zona colpita dalla cimice nel 2012 la regione finanzia i coltivator­i per il 50 per cento, in Lombardia si arriva all’80 per cento. In Veneto il tema è sul tavolo, ma è vincolato a un complessiv­o sviluppo rurale delle province venete. Cesare Magalini, direttore di Coldiretti Verona, spiega che l’interlocut­ore a Venezia è l’assessore Pan: «È chiaro che i trattament­i mirati non bastano. Serve anche organizzar­e una difesa attiva e in questo le reti anti-insetti sono determinan­ti. Poi parallelam­ente occorre finanziare studi per trovare un insetto antagonist­a in grado di debellare la cimice asiatica». Claudio Valente, che di Coldiretti è stato presidente e che oggi ne è responsabi­le per la zona di Cerea, parla «di cimice asiatica come flagello assoluto per la nostra provincia. Siamo nell’ordine di decine di milioni di euro. Il problema ad oggi si può solo cercare di ridurre con le reti, perché ancora non esiste un metodo valido per debellarlo completame­nte».

Come una tempesta Danni per decine di milioni. Confagrico­ltura e Coldiretti in campo: «Calamità naturale»

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Invendibil­i Sopra, un’immagine di pere Williams compromess­e dalla cimice asiatica nel Veronese. A fianco, Pietro Spellini, vicepresid­ente di Confagrico­ltura Verona e frutticolt­ore nella zona di Villafranc­a

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