Paul Taylor, tre capolavori della danza
Dopo l’abbuffata di Momix, un altro appuntamento con la grande danza: lo spettacolo della compagnia fondata dal più grande coreografo vivente Cloven Kingdom, Piazzolla Caldera, Promethean Fire: il trittico atteso sul palco
Signore e signori, ecco a voi la Paul Taylor Dance Company di New York, ovvero la compagnia artistica del più grande coreografo vivente secondo molti critici specializzati. Dopo l’abbuffata di Momix - con il consueto grandissimo successo - l’Estate teatrale veronese regala un altro appuntamento di prim’ordine per gli appassionati di danza.
L’appuntamento è per venerdì e sabato al Teatro Romano, alle 21 (info: estateteatraleveronese.it). Taylor, ormai anziano, (ha 88 anni) vive appartato a Long Island, da dove ancora fornisce un importante contributo artistico e intellettuale alla compagnia. Lui è un’icona indiscussa della modern dance americana: già danzatore per Merce Cunningham, Martha Graham e George Balanchine, con la sua inesauribile vena creativa, Taylor ha creato oltre centoquaranta coreografie in oltre sessant’anni di attività, dando vita nel 1954 alla sua straordinaria compagnia.
Certe sue creazioni degli anni 50, precorritrici dei tempi, sono entrate nella storia della danza: come il suo assolo in camicia bianca, sottile cravatta nera, giacca e pantaloni dal taglio elegante, che anticipava di vent’anni e più gli yuppies dell’Upper West Side di New York. O come il suo Duet (1957), con lui immobile insieme alla danzatrice mentre al piano si suonava John Cage, che gli costò una colonna completamente bianca sul prestigioso Dance
Leggenda vivente Ballerino con Cunningham, Graham e Balanchine, ha creato oltre 150 coreografie
Observer, una recensione non scritta. Le sue coreografie, dal respiro molto «naturalista», erano vicine alla pop art urbana, che nei tardi anni Sessanta ebbe la sua esplosione, sempre nella Grande Mela, con Andy Warhol e tanti altri innovatori. Storie che s’intrecciano: esattamente come faceva l’artista, anche il ballerino-coreografo in gioventù sbarcava il lunario lavorando all’allestimento di vetrine di lusso sulla Fifth Avenue, in particolare quelle di Tiffany. Svolgendo questa attività, conobbe l’artista visivo Robert Rauschenberg con il quale firmò in seguito ben undici balletti. Di Rauschenberg, che lo avvicinò all’espressionismo astratto, subì molto l’influenza, poi le loro strade si divisero. Una grande musicalità e l’assenza di elementi narrativi sono i due ingredienti basilari dello stile Taylor, spesso in bilico tra «tenebroso» e «luminoso». Le sue coreografie hanno sempre colpito per la raffinatezza ed hanno trovato grande accoglienza in Europa.
Al Teatro Romano la compagnia newyorkese proporrà Cloven Kingdom del 1976, Piazzolla Caldera del 1997 e Promethean Fire del 2002, tre capolavori tutti e tre a firma di Taylor. Cloven Kingdom (Regno spaccato) mostra la doppia natura di dodici danzatori in abiti da sera: otto donne che volteggiano a ritmi mozzafiato in eleganti abiti jersey e quattro uomini in frac. La dignità formale finirà con lo svanire e una scimmia, citando Spinosa, sottolineerà che «l’uomo è un animale sociale».
Piazzolla Caldera rivisita invece il tango giocando sulla solitudine della donna che nessuno invita al ballo, sulla coppia al maschile, sul trio a combinazione variabile e sui cliché del gesto macho.
E per finire, il toccante Promethean Fire: commissionato a Taylor all’indomani dell’11 settembre, evoca speciali dimensioni spirituali su toccate, preludi e corali di Bach mentre sembra prendere forma, in scena, una sorta di cattedrale umana. Tre capolavori imperdibili mai rappresentati a Verona.