«È una sentenza politica e noi faremo ricorso Il governo ora cambi la legge Delrio»
Gian Angelo Bellati, autonomista da sempre, ne è sicuro: «Non finisce qui». Cosa intendete fare?
«I comitati referendari hanno già deciso di presentare ricorso, la Città metropolitana è talmente mal impostata da riuscire a impedire l’esercizio della democrazia, inaccettabile».
Cosa significa?
«Abbiamo chiesto l’intervento del governo, ci siamo sentiti con il Movimento 5 Stelle per cambiare la legge Delrio, perché se è vero che il referendum per loro è uno strumento di democrazia, le norme sulla Città metropolitana vanno cambiate. Bisogna intervenire anche perché la sentenza colpisce la Regione, limitandone i poteri laddove esistono le Città metropolitane».
La Regione, però, va cauta sul ricorso al Consiglio di Stato...
«Sì, ci coordineremo con la Regione che ora deve studiare la sentenza. Abbiamo sommessamente ricordato cosa accadde a Cavallino-Treporti: all’epoca il tribunale disse no al referendum, la Regione posticipò il voto ed ebbe ragione, infatti Cavallino è diventato Comune».
Se all’epoca ci fosse stata Città metropolitana, Cavalli-
no non avrebbe votato.
«È lì il problema, va ripristinato il diritto democratico dei cittadini di esprimere la propria volontà».
La sentenza afferma che non si può identificare tutta la terraferma con Mestre, cosa ne pensa?
«Che la sentenza del Tar ha un forte approccio politico e non dovrebbe averlo. Quanto asserito su Mestre spettava ai residenti deciderlo, con il voto. C’è molta amarezza».
È innegabile però che, ad esempio, un abitante di Marghera non si senta «mestrino» e lo stesso si può dire di chi vive a Favaro o Zelarino.
«Doveva essere oggetto di voto, non sta ad un tribunale stabilirlo. La Regione, non ci fosse la legge Delrio fatta così male, avrebbe anche la possibilità di rivedere i confini in base al voto».
Lei dice che se il referendum riguarda la nascita di due Comuni, la Regione potrebbe crearne tre?
«Potrebbe, non ci fossero la Delrio, valutare una diversa definizione delle aree alla luce del voto, se vince il sì ma Marghera è per il no, potrebbe essere esclusa».