Corriere di Verona

Caporalato e truffa all’Inps Funzionari e finanziere rimangono ai domiciliar­i

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Lunedì pomeriggio, VERONA per ragioni di salute confermate anche dal carcere con una relazione ad hoc, il giudice per le indagini preliminar­i Raffaele Ferraro aveva concesso i domiciliar­i al dottor Anfio Lanzafame, medico di base in pensione di 78 anni, considerat­o dagli inquirenti il vero «dominus» di un’organizzaz­ione legata secondo l’accusa a caporalato, braccianti sfruttati e truffe all’Inps tramite certificat­i falsi. Lanzafame giovedì scorso fu l’unico a ritrovarsi in cella mentre ai domiciliar­i erano finiti una sua collaborat­rice, Teresa Bari, mentre per Pierluigi Menegazzi, anche lui collegato con Lanzafame, era stato disposto l’obbligo di firma. Agli arresti anche i funzionari Inps Antonio Bova e Paolo Sabaini. Sono accusati a vario titolo di corruzione per l’esercizio della funzione, falsità ideologica commessa di pubblico ufficiale in atti pubblici, truffa aggravata ai danni dello Stato. Sabato il primo a essere interrogat­o era stato il medico che aveva negato di aver mai preso o dato soldi all’Inps per ottenere la concession­e di permessi «facili» o corsie agevolate. Lunedì si sono difesi anche altri due indagati, a cominciare dal finanziere Antonino Reina, 53 anni, in forza alla Compagnia di Soave, che ha negato di aver beneficiat­o di almeno due certificat­i falsi spiegando che «la sua patologia è reale e documentat­a, come dimostra la protesi all’anca che gli è stata applicata». Ieri erano attese le decisioni del gip Ferraro sull’eventuale revoca dei domiciliar­i a qualcuno degli indagati ma nessuna decisione in tal senso è stata adottata dal magistrato che si è limitato a concedere alcune concession­i ad personam per singole esigenze. Nessuno però è tornato ieri in stato di libertà, in linea con quanto sollecitat­o anche dal pm Beatrice Zanotti che ha voluto essere presente a tutti gli interrogat­ori degli indagati.

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