Ricoverato in Alto Adige, punto a Verona
Un 64enne in Val Badia infettato dalla forma più grave Coletto: «Nessuna emergenza, ospedali in allerta»
Un 64enne veronese colpito dalla forma più grave della malattia mentre era in vacanza in Val Badia. Ma dall’ospedale di Bolzano assicurano: «Infettato mentre era ancora a casa propria». L’assessore alla Sanità Luca Coletto: «Ospedali pronti». Ma nei Comuni è scontro sulla prevenzione, avviata tardi rispetto al ciclo di vita delle zanzare.
Ormai è difficile tenere il conto dei casi di West Nile in Veneto, dove il virus è endemico — presente dal 2008 — ma è esploso quest’estate. L’ultimo caso riguarda un 64enne veronese in vacanza in Val Badia, colpito dalla forma più grave dell’infezione, che scatena problemi neurologici. L’uomo, nei giorni scorsi ricoverato in Rianimazione all’ospedale di Bolzano, ieri è stato trasferito a Verona, in prognosi riservata. Il primario del reparto di Malattie infettive altoatesino, Elke Maria Erne, assicura: «Il decorso conferma che il paziente è stato infettato quando si trovava ancora a casa propria, perché il periodo di incubazione è compreso tra 10 e 14 giorni. Ad oggi qui non ci sono zanzare infette».
Martedì l’ultimo bollettino della Regione parlava di 84 persone contagiate (25 sono gravi) e tre morti, ma già ieri sono stati rilevati altri cinque casi a Padova. Sempre in queste ore a Palazzo Balbi è arrivata una nuova circolare dal ministero della Salute, che esorta al contrasto dei vettori, le zanzare, e alla tutela della popolazione. In effetti è un’escalation dal 12 giugno scorso, quando il Sistema regionale di sorveglianza di malattie trasmesse da vettori, con l’Istituto Zooprofilattico delle Venezie (Izv), ha rilevato la prima positività da West Nile in un pool di zanzare finite in una trappola posizionata a Villa Bartolomea (Verona). Nei giorni successivi sono risultate positive zanzare catturate nelle province di Treviso e Venezia e il 26 giugno è stata diagnosticato il primo caso di malattia neuroinvasiva da West Nile in un residente di Polesella. L’Izv ha posizionato 55 trappole nel Veneto, che hanno bloccato 107.035 zanzare di 14 specie ma per il 78% Culex pipiens, vettori del West Nile. «Al culmine della diffusione del virus, cioè a luglio, le zanzare infette erano il 30%, ora sono scese al 10%, perché le giornate sono più corte e il clima meno umido — spiega il professor Giorgio Palù, presidente delle Società europea e italiana di Virologia —. Il problema è che la disinfestazione non va fatta d’estate ma a dicembre, per evitare il deposito delle larve. Altrimenti il fenomeno si aggraverà sempre di più: l’anno scorso i contagi si contavano sulle dita di una mano, ora sono diverse decine e non accennano a fermarsi».
Il serbatoio del virus sono gli uccelli migratori, che le zanzare pungono, veicolandolo. «Gli esperti indicano un quadro particolarmente intenso rispetto agli anni scorsi — conferma Luca Coletto, assessore alla Sanità — la situazione è però sotto controllo e negli ospedali c’è massima allerta per una diagnosi precoce». Coletto replica poi ai giornali austriaci che avrebbero sconsigliato ai connazionali le vacanze in Italia: «Allarme destituito da ogni fondamento». Dal 2008 la Regione ha stanziato 1,5 milioni di euro a favore dei Comuni. «Ma quei soldi servono alla disinfestazione straordinaria e non alla prevenzione, che grava sul bilancio dei municipi e può costare da 50mila a oltre 150mila euro — spiega Francesco Lunghi, vicepresidente di Anci Veneto —. Per di più quest’anno la continua alternanza di caldo e pioggia ha vanificato l’effetto dei larvicidi. Il prossimo anno bisogna partire almeno ad aprile con la prevenzione».
85 I casi di West Nile certificati dalla Regione. Cinque i casi sospetti