Corriere di Verona

LE FAMIGLIE E IL RITORNO AL DEBITO

- di Vittorio Filippi

Dice un vecchio proverbio veneto che «vecchiaia, debiti e morte non bussano mai alla porta». Nel senso che arrivano come indesidera­ti ospiti e si associano sempre a cose poco piacevoli. Specie la morte, ovviamente.

È un proverbio che risente di quel «piccolo mondo antico» che innervava un Veneto agricolo e povero che vedeva nei debiti un qualcosa di spiacevole, di quasi immorale. Oggi quel proverbio andrebbe radicalmen­te rivisto. Vecchiaia e morte in un certo senso bussano sempre meno alla porta non perché siamo divenuti immortali o evergreen, ma perché sicurament­e le abbiamo notevolmen­te allontanat­e entrambe con la forza di un eccezional­e guadagno di longevità, come confermano le statistich­e demografic­he.

Anche i debiti per così dire non bussano più alla porta, perché spesso non ci cadono addosso, ma li cerchiamo. Siamo ormai una società che corre sulla normalità dei debiti, privati e pubblici, e i comportame­nti economici delle famiglie sono da tempo divenuti decisament­e «americani».

A dirlo è uno studio della Cgia di Mestre che ha calcolato che, mediamente, le famiglie italiane sono indebitate per 20.549 euro. Non solo, negli ultimi tre anni questa imponente massa di debiti familiari è cresciuta dell’8,2 per cento.

Segno che le banche hanno riaperto i rubinetti finanziari e che le famiglie – uscite dal tunnel della crisi – hanno ricomincia­to a spendere e ad investire.

Tuttavia i dati sull’indebitame­nto delle famiglie italiane presentano un duplice volto. Il primo è che le famiglie più indebitate sono quelle delle aree più ricche del paese. Suddividen­do l’Italia nelle sue 107 province troviamo infatti in testa Milano, Monza e Lodi mentre chiudono questa graduatori­a debitorial­e Reggio Calabria, Vibo Valentia ed Enna (provincia questa in cui il debito familiare è meno di un terzo di quello di Milano o Monza).

Il Veneto si trova ovviamente ben posizionat­o (cioè ben indebitato, il che può sembrare un paradosso: ma non lo è) con le province di Padova e Treviso in testa mentre comprensib­ilmente chiudono Rovigo e Belluno.

L’altro aspetto rilevato dallo studio della Cgia è che la maggiore incidenza del debito sul reddito si ha nelle famiglie economicam­ente più deboli, quelle famiglie cioè che sono a rischio di povertà o di marginalit­à sociale. In questo caso l’indebitame­nto muta di segno: non è più uno strumento di investimen­to e di voglia di futuro ma diventa solo un affannoso mezzo di galleggiam­ento in una situazione socioecono­mica familiare critica e povera di prospettiv­e.

In ogni caso i dati sui debiti delle famiglie italiane ci dicono due cose. La prima è il loro aumento è un ulteriore segno di una visione più ottimistic­a della congiuntur­a economica. La seconda è che ormai non solo i debiti non bussano alla porta, ma siamo noi a cercarli bussando alle porte di banche e finanziari­e varie.

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