La Brescia-Padova tra rischio Atlantia e terremoto concessioni
Cosa succede alla Brescia-Padova se Roma VERONA avvia la stagione delle nazionalizzazioni delle autostrade? La società pare blindata fino al 2026, anno di scadenza della concessione. Ma c’è anche il caso Atlantia, destinata a diventarne (per via indiretta) la padrona.
E adesso cosa succede VERONA al sistema autostradale veneto e in particolare alla BresciaPadova? La domanda è legittima, alla luce degli ultimi annunci del governo e delle indiscrezioni secondo cui, addirittura, si pensa alla nazionalizzazione della rete e ad una legge ad hoc per togliere quantomeno la concessione ad Autostrade per l’Italia-Atlantia. Tant’è vero che torna in auge (vedi servizi alle
pagine 2 e 3) l’idea di una holding pubblica del Nordest, che il governatore Zaia è pronto rilanciare cercando sponda presso le Regioni che già gestiscono le autostrade locali, cioé A22 (Trentino Alto Adige) e Autovie Venete (Friuli Venezia Giulia). «Liberissimi di farlo», commenta Flavio Tosi. «Ma di certo escludendo la Brescia-Padova, la cui concessione non è disponibile fino al 2026», aggiunge l’ex sindaco, che fino a qualche settimana fa è stato anche presidente della società.
La storia è andata così: la «Serenissima», così come la chiamano ancora in molti, doveva andare a gara nel 2013. Ma poi ha beneficiato della grande stagione delle proroghe, potendo anche contare su una vittoria giuridica: l’archiviazione della procedura d’infrazione dell’Unione europea, che riconosceva il tratto autostradale della Valdastico Sud come parte integrante della concessione originaria (ereditata dall’acquisizione dell’A31 negli anni 80). Di riflesso, anche la Valdastico Nord, che è un secondo tratto della stessa opera, lo diventa. E siccome l’iter della nuova autostrada è ancora in corso, la concessione è stata prolungata fino al 2026.
Per otto anni la società sarebbe ancora blindata. Sarebbe, se non fosse che circola l’ipotesi di un atto d’imperio che potrebbe finire per travolgere tutto. Caso vuole che in A4 Holding, la controllante della Brescia-Padova, l’unico socio pubblico rimasto con una quota di minimo significato sia il Comune di Verona con il 4,65%. Forse proprio per questa presenza il sindaco Federico Sboarina declina l’invito a commentare qualsiasi scenario. Invece Tosi - ormai ex su questo fronte - non si lascia pregare: «Innanzitutto, l’idea della revoca della concessione ad Autostrade per l’Italia è solo propaganda. Sono sicuro che, davanti alla palese impraticabilità dell’azione, chi al governo ha fatto certi annunci dovrà rimangiarseli. Non c’è nuova legge che possa sottrarre lo Stato dagli obblighi fissati nella norma attuale e nella Convenzione sottoscritta con il gestore autostradale. Stracciare gli impegni significa dover rifondere Atlantia per decine di miliardi».
Il meccanismo è noto: se si revoca la concessione, il contratto dice che bisogna risarcire il concessionario dei mancati ricavi futuri (cioé quelli prevedibili fino alla scadenza prevista) e degli investimenti effettuati. Cosa che accadrebbe a favore dei soci di A4 Holding se la stessa cosa avvenisse con la Brescia-Padova. «Ma poi - aggiunge Tosi - sarebbe un colpo mortale alla credibilità dello Stato sul piano internazionale. Se l’Italia firma contratti che poi straccia con disinvoltura, quale investitore dall’estero sarebbe disposto a impegnarsi nel nostro Paese?»
C’è poi il tema dell’impero Atlantia-Benetton. I rovesci continui in Borsa potrebbero far saltare l’acquisizione di Abertis, che tra le altre cose controlla A4 Holding? «Quella è un’operazione già chiusa, a settembre ci sarà il passaggio delle azioni. Vogliamo sabotarla, impedendo la creazione del leader mondiale delle autostrade a controllo italiano? Sarebbe un atto criminale contro l’intera imprenditoria».