La «grande incertezza» punisce il titolo dei Benetton Da oggi i cda, il nodo Abertis
Giù di altri 638 milioni TREVISO e poteva essere peggio perché il titolo Atlantia, che ha chiuso a 18,43 euro, ieri mattina era scivolato giù a 17,41 euro, vale a dire quasi 10 punti in meno rispetto a venerdì. Rispetto a novanta minuti prima, s’intende, dell’annuncio dato a mercati chiusi via Facebook dal ministro delle infrastrutture, Danilo Toninelli, dell’invio alla società di una lettera di avvio della procedura di decadenza della concessione ad Autostrade per l’Italia.
Alla fine, ieri, il calo di Atlantia, che possiede interamente Aspi, è stato «solo» del 4,68%. Se andiamo a misurarla dal 13 agosto, vigilia del crollo del Ponte Morandi, la flessione vale circa 26 punti, e la questione sarà senza dubbio in testa agli argomenti nei Consigli di amministrazione straordinari di Aspi, oggi, e soprattutto di Atlantia, domani. In un mare di incertezza sul da farsi.
Perché, si va ripetendo nei corridoi delle società a vario titolo collegate al colosso autostradale, nessuno capisce davvero cos’abbia in mente Palazzo Chigi. Se la revoca della concessione riguardi solo la A10 o l’intera rete italiana. O se le controdeduzioni che la concessionaria sarà tenuta a trasmettere al Governo entro due settimane possano far mutare la rotta o se siano solo di atto formale dovuto, ininfluente ai fini di una decisione già presa. Così, se il dietrofront generale sulle privatizzazioni, sul quale l’esecutivo pare stia ragionando, trascina in basso a Piazza Affari anche altre società della gestione e della progettazione di strade, vedi Sias (-4,2%), Autostrade Meridionali (-3,7%) e Astm (-3,5%) non può esservi sorpresa. Al di là della Borsa e delle componenti di emotività che gonfiano e sgonfiano i mercati nell’arco di poche ore, comunque, ad essere mal compreso soprattutto a Treviso, casa della holding Edizione della famiglia Benetton che di Atlantia è il primo azionista (30 per cento), è il link diretto che si continua ad alimentare fra il collasso di un ponte a Genova e un gruppo dell’abbigliamento a Ponzano Veneto.
Non è probabilmente un caso se l’acrimonia contro i Benetton cresce con l’allontanarsi dal Veneto, territorio da cui si vede molto meglio come la storia imprenditoriale legata a questo nome – in tutto il bene o il male possibili – sia più complessa ed articolata del suo sviluppo sulle infrastrutture.
La politica locale di qualsiasi colore, in sostanza, i Benetton in questi giorni non li hanno mai nominati: l’esercizio di trovare in essi (soprattutto in Luciano, quello da sempre mediaticamente più riconoscibile) il «corpo fisico» in cui visualizzare per via breve le colpe e la cupidigia della finanza senza scrupoli è stato lasciato ai governanti nella Capitale.
«Avranno anche avuto le concessioni a buon mercato – ricorda Giovanni Gajo, fondatore della Sgr Alcedo e conoscente di lontanissima data della famiglia di Ponzano – ma non mi pare che nel 1999, quando il governo di Massimo D’Alema privatizzò le autostrade, vi fosse la ressa per prendersele».
E oggi il pur navigato Gajo ammette di non avere idea di come la vicenda di Genova possa andare a finire. «Ma nemmeno di come evolverà. Se al Presidente del Consiglio, avvocato, tornerà in mente la ripartizione dei poteri di Montesquieu e che a far giustizia tocca alla magistratura, nella migliore delle ipotesi prima della revoca della concessione affronteremo un lungo e fastidioso calvario di commissioni d’inchiesta e perizie per capire per colpa di chi il ponte sia caduto. E non farebbe male a pensare che una penale di 20 miliardi da versare al concessionario ha la dimensione di una finanziaria».
E se spiazzare così Atlantia facesse saltare, o complicasse di molto, l’operazione a leva che si sta compiendo su Abertis? È un altro degli interrogativi che agita in queste ore la filiera Edizione-Sintonia-Atlantia. E se anche questo dossier italiano si bloccasse come Ilva, Alitalia, Tav, è alla fine la domanda delle domande, quale partner internazionale investirebbe più nelle, e insieme alle, società del nostro Paese?