Ex soci in guerra tra loro Esposto di Codacons contro il gruppo Ugone A Vicenza si consuma lo strappo sul fondo di ristoro
Dalle posizioni diversificate VICENZA alla guerra totale. Fatta di slogan, cartelli, proteste e pure la minaccia di carte bollate, che una parte annuncia di muovere contro l’altra. A questo si è arrivati fra le (molte) associazioni impegnate nella difesa dei risparmiatori traditi delle due ex Popolari venete, Bpvi e Veneto Banca. Anime diverse di uno stesso esercito che vive, però, uno scontro intestino su un tema preciso: il fondo di ristoro istituito con l’ultima legge di stabilità da parte del passato governo Gentiloni - che aveva individuato una dotazione di 100 milioni di euro (25 milioni per 4 anni) in favore dei risparmiatori truffati dagli istituti di credito veneti - e il relativo decreto attuativo, che il nuovo governo non ha ancora approvato.
Su questo tema è andato in scena ieri a Vicenza uno scontro in piena regola fra i due fronti degli azionisti e risparmiatori, scontro che ha avuto come apice l’annuncio da parte del presidente veneto di Codacons, Franco Conte, della presentazione di un esposto alla magistratura contro Luigi Ugone, numero uno dell’associazione «Noi che credevamo nella Banca popolare di Vicenza» (la maggiore realtà per numero di ex azionisti rappresentati): «Ho intenzione di presentare un esposto nei suoi confronti - dichiara Conte - per propaganda ingannevole rispetto a questo decreto. Voglio che i magistrati verifichino come mai continuano a essere propugnate interpretazioni che non hanno un riscontro oggettivo ma che creano disperazione di massa tra i diretti interessati».
La minaccia di Conte è arrivata ieri mattina, a margine di un incontro in Comune a Vicenza che ha segnato - anche in modo plastico - la distanza fra i due fronti: da una parte la presentazione del testo del decreto attuativo che alcune associazioni vorrebbero fosse approvato entro settembre, organizzata da Giovanni Coviello della testata online «Vicenzapiù» e alla quale erano state invitate tutte le associazioni di risparmiatori (presenti una trentina di esponenti di Codacons, Adusbef, Movimento dei consumatori, coordinamento don Torta); dall’altra la protesta, nelle stesse ore di fronte alle porte del municipio vicentino, di «Noi che credevamo nella BpVi», che ha radunato un centinaio di persone con slogan e cartelli contrari al fondo del governo.
Il punto di merito riguarda la differenza fra ciò che dice la legge che istituisce il fondo di ristoro e la bozza del decreto, in via di approvazione entro il 31 ottobre prossimo: la prima stabilisce che possono ottenere ristoro «i risparmiatori che hanno subito un danno ingiusto, riconosciuto con sentenza del giudice o con pronuncia degli arbitri, in ragione della violazione degli obblighi di informazione, diligenza, correttezza e trasparenza (...)», mentre nella bozza del decreto si richiedono «sentenza o lodo arbitrale esecutivi» per poter accedere al fondo stesso. Da qui le diverse prese di posizione: «Il fondo - sostiene Ugone - parla di cavilli giuridici e alla fine non riguarderà i risparmiatori veneti perché nei tribunali a Treviso e Vicenza sono aperte indagini per aggiotaggio e falso in bilancio e non si parla di mancata informazione, come invece prevede la legge».
Il sindaco di Vicenza Francesco Rucco, tirato per la giacca da entrambi i fronti, saluta durante la presentazione e poi incontra Ugone: «Noi - afferma Rucco - siamo favorevoli a qualsiasi forma di ristoro dei risparmiatori, senza guardare al colore politico di chi la propone». Dall’altra parte però c’è Conte, che prende una posizione netta a favore del fondo e critica l’associazione presieduta da Ugone: «Non è vero che servono sentenze esecutive per ottenere i ristori, basta una sentenza del giudice. La legge l’abbiamo cambiata noi. Inoltre si parla di lodi arbitrali e un lodo per essere esecutivo deve soltanto non essere impugnato dalla controparte, cosa finora mai avvenuta».
Conte Fanno propaganda ingannevole sul decreto creando disperazione Ugone Il fondo parla di cavilli giuridici e non ci riguarderà