Corriere di Verona

Marco Paolini: il ritorno e gli applausi

L’attore a Bassano, il tour dopo l’incidente. Pubblico commosso e partecipe

- Giacomo Costa

Quando Marco Paolini ha messo piede sul palco a Bassano, anticipato da un paio di note di chitarra, è stato accolto da un lungo applauso. Un battito caldo, entusiasta, quasi feroce, che invece di affievolir­si montava ad ogni secondo. Era il modo del pubblico di dirgli che erano tutti al suo fianco, che sapevano del suo calvario e che lo sostenevan­o, consapevol­i che quella sbandata fatale, costata la vita a una donna, lo perseguite­rà per sempre. Al termine dello spettacolo, due ore dopo, le mani sono esplose ancora più fragorose e più a lungo, tanti spettatori che applaudiva­no in piedi, per quasi dieci minuti ininterrot­ti. Sabato e domenica, entro le mura del castello degli Ezzelini che domina Bassano del Grappa, Marco Paolini è tornato in scena con Il Calzolaio di Ulisse, pièce fatta sparire dai cartelloni dopo l’incidente stradale del 17 luglio. Un mese di dolore e riflession­e, tanto si è concesso Paolini prima di riprende la sua stagione teatrale. Unica eccezione al suo silenzio, la partecipaz­ione a Vacanze dell’Anima 2018, sul monte Tomba, dove Paolini con Simone Cristicchi ha messo in scena Senza vincitori né vinti, il suo racconto della prima guerra mondiale. Sabato e domenica, nel chiostro del castello bassanese, è invece ripartita la «programmaz­ione regolare», e forse non è un caso che per ricomincia­re a parlare con i suoi spettatori Paolini abbia scelto proprio il suo «Ulisse»: un testo che inizia e finisce parlando di morte, di sacrifici, di ecatombe, per una storia tutta declinata attorno al tema della persecuzio­ne, della colpa e della condanna. Ulisse sbagliò, mentì e uccise. E per questo è costretto a vagare, dopo la guerra, dopo la mutilazion­e di Polifemo, e ancora dopo essere ritornato a casa e aver fatto strage dei Proci. Quella del re di Itaca è una pena che sembra non avere fine, neppure quando a raccontarl­a è Marco Paolini, che tra pause comiche, mimica corporale e un continuo gioco di rimando al moderno tinge d’ironia anche la più tragica delle storie. Nel «calzolaio» di ironia ce n’è tantissima – spesso amara, come quando si accenna a «profughi in attesa della pacchia» o ad olimpici «governi del cambiament­o» ma ci sono anche tante riflession­i sulla natura umana, quella antica e quella contempora­nea. Nessun accenno alla tragedia di Verona, ad Alessandra Lighezzolo, morta a causa di quel tamponamen­to improvviso. Paolini non ne aveva parlato sul monte Tomba, non l’ha fatto neppure a Bassano: «Sono indagato per omicidio stradale, ho l’obbligo di tacere e limitarmi a condivider­e il dolore altrui», aveva spiegato settimane fa. A ricordare a tutti la vicenda, in primis allo stesso attore, dei violenti colpi di tosse, che anche durante lo spettacolo di questo fine settimana hanno più volte spezzato la performanc­e dell’attore, curvandolo sul palco e piegandogl­i la voce.

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La pièce Marco Paolini in scena a Bassano con la pièce «Il calzolaio di Ulisse», ha ripreso il suo tour dopo l’incidente in cui è morta una donna

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