Vince Postorino secondo il trevigiano Targhetta
Primo posto al romanzo della Postorino. Buon risultato per lo scrittore trevigiano. Il ricordo di Cesare De Michelis
Rosella Postorino stravince quest’anno il Premio Campiello con il libro Le
assaggiatrici (Feltrinelli) e 167 voti. Il libro è la storia delle dieci donne costrette a mangiare il cibo di Hitler per scongiurare che fosse avvelenato. Una vittoria annunciata, Postorino era considerata favorita, il suo romanzo per mesi è stato tra i primi in classifica. «Una grande gioia - ha detto commossa la vincitrice - ora andrò al mare a prendere il sole. Dedico questo premio al mio compagno che mi è sempre stato accanto e mi ha sostenuta nella scrittura del romanzo. Mi dispiace che questa bellissima avventura del Campiello sia finita». Secondo classificato il trevigiano Francesco Targhetta, 42 voti, con
Le vite potenziali (Mondadori), terza Helena Janeczeck, 29 voti, con La ragazza con la Leica (Guanda), quarto Ermanno Cavazzoni, 25 voti, con La galassia dei dementi (La Nave di Teseo), quinto Davide Orecchio, 15 voti, con Mio padre la
rivoluzione (Minimum Fax). Serata finale fitta di battute, video ironici e gag, pure con messaggio-fake di Trump, al teatro La Fenice di Venezia, quella del concorso letterario nazionale ideato e organizzato da Fondazione Il Campiello e Confindustria Veneto. Con il colpo di scena che la diretta su Rai5 si è interrotta di colpo per un problema tecnico, ripristinata dopo qualche minuto.
Una serata puntata sull’umorismo e tante innovazioni spettacolari, dalle interviste flash agli scrittori, ai video con i bambini che commentavano i libri, i titoli e le copertine, alle candid camera girate a Venezia. E poi le battute di Enrico Bertolino, che hanno strappato spesso risate.
Protagonisti assoluti gli scrittori, anche con le «carte di identità», schede e interviste dedicate e con i cinque vip testimonial. Per Ermanno Cavazzoni, Vittorio Sgarbi. Per Elena Janeczeck, Corrado Augias. Per Davide Orecchio, David Riondino. Per Rosella Pastorino, Gad Lerner. «Ho divorato questo libro», ha detto. E per Francesco Targhetta, testimonial Francesco dei Baustelle.
Matteo Zoppas in apertura si è rivolto al ministro Bonisoli presente in sala: «Il Campiello è un patrimonio costruito in 56 anni, non vorremmo restasse solo tra le mura confindustriali». Bonisoli ha replicato: «Il Campiello ha un attenzione molto speciale per i giovani, colgo lo spunto di Zoppas, si potrebbe lavorare insieme per i giovani. La cultura può essere una soluzione». Sul palco in apertura il lungo intervento della presidente del Senato Elisabetta Casellati. «Gli imprenditori del Veneto sono stati lungimiranti nel creare il Campiello. Una scommessa vinta». E ha poi citato don Pino Puglisi, proclamato beato, come esempio della potenza della cultura con cui sottraeva i ragazzi alla malavita.
A fine cerimonia il Campielo e tutto il pubblico del teatro La Fenice hanno dedicato un lungo applauso per ricordare Cesare De Michelis, fondatore della Marsilio, scomparso un mese fa.
Mille gli invitati alla Fenice: industriali, personalità della cultura, della scienza e della politica, oltre ad artisti ed editori. Tra i nomi di spicco in sala, il presidente di Confindustria nazionale Vincenzo Boccia e il ministro della Cultura Alberto Bonisoli, la presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati, Matteo Marzotto, Giuseppe Bono, presidente Fincantieri. Per il mondo dell’editoria, Enrico Selva Oddè, amministratore delegato Mondadori Libri, Carlo Feltrinelli, Luigi Brioschi presidente Guanda. Alla vincitrice Rosella Pastorino vanno diecimila euro, agli altri quattro finalisti cinquemila euro.
Sono stati premiati anche Valerio Valentini vincitore del Campiello Opera Prima con Gli 80 di Campo Rammaglia (Laterza), Marta Morazzoni vincitrice del premio alla carriera e per il Campiello Giovani, Elettra Solignani di Verona.