«Troppe aggressioni» Fuga delle infermiere dal carcere di Montorio
Detenuti liberi di accedere all’ambulatorio del carcere, di minacciare il personale sanitario per ottenere la somministrazione di farmaci: in un caso anche con l’uso di una lametta da barba, portata fino a colloquio con il medico di turno.
Una scia di episodi, quella avvenuta negli ultimi mesi al carcere di Montorio, che ha avuto una conseguenza: la diminuzione di infermieri presenti nella casa circondariale tra dipendenti (tutte a contratto con l’Usl) in malattia e tra quante chiedono di trasferirsi: ora ne mancano all’appello
Il caso di martedì Un detenuto si è tagliato con la lametta, poi ha chiesto farmaci
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In molte lamentano mancanza di sicurezza, soprattutto di un filtro tra loro e tra alcuni detenuti, spesso tossicodipendenti, che pretendono la prescrizione di medicinali in grado di placare, almeno in parte, l’astinenza. L’ultima infermiera si è assentata a partire da mercoledì: sul certificato il medico non ha mancato di riportare la parola «aggressione».
Martedì mattina è stata presa di mira da un carcerato che era arrivato in ambulatorio, secondo quanto emerso, con la lametta di un rasoio in mano. Si tratta di uno dei pochi oggetti taglienti disponibili in carcere: degli usa e getta monolama difficili, in teoria da smontare. Ma lui in qualche modo c’era riuscito e si è nascosto la lametta in bocca, appoggiandola al labbro superiore. Nessuna meraviglia se, quando è entrato in laboratorio, l’uomo stesse sanguinando.
Ne è seguita una richiesta «compulsiva» di farmaci, mentre la lametta era sinistramente posata sul tavolo: alla fine il medico si è visto costretto a cedere.
Non è stato l’unico caso: poco dopo si sono fatti vivi altri due detenuti. Lo psichiatra e l’infermiera presente si sono rifiutati di riceverli, chiudendosi all’interno della stanza. Non c’era, del resto, ragione di riceverli: erano stati visitati venerdì e Montorio conta oltre cinquecento detenuti. Ma anche in quel caso, alla fine, sono stati fatti entrare, vista l’impossibilità di allontanarli.
A tutto questo si aggiunge una querela, presentata da un’altra infermiera in questura nei mesi scorsi. Anche in quel frangente un detenuto aveva dato in escandescenze perché gli era stata negata una prescrizione e aveva reagito con insulti e sputi.
Segnalazioni che sono arrivate anche ai sindacati. «La questione dell’accesso diretto dei detenuti all’ambulatorio senza filtro è stata segnalata già nel 2017 – commenta Daniela Prencipe, segretaria di Uil Poteri locali – erano state promesse soluzioni, ma molte cose sono rimaste sulla carta e le dirette conseguenze ricadono sui lavoratori. Questi fatti sono inaccettabili, ne chiederemo conto».
Una questione che si aggiunge al tema, caldissimo, della sicurezza nelle strutture sanitarie che è stato all’ordine del giorno anche all’ultimo comitato per l’ordine e la sicurezza che si è tenuto in Prefettura.