Salta il «redde rationem» sul destino di Gasdia
Annunciato per dopodomani, non si farà. Il rinvio è arrivato in extremis e da Palazzo Barbieri assicurano sia solo una questione organizzativa. Ma sullo sfondo aleggia l’allontanamento di Gasdia
Era sicuramente la data più attesa e più «chiacchierata» della ripresa politicoamministrativa di settembre. E invece, niente da fare: è saltato tutto. Il Consiglio d’Indirizzo della Fondazione lirica Arena di Verona, già fissato per dopodomani, 20 settembre, non si farà. Il rinvio è stato deciso davvero in extremis, e subito, inevitabilmente, si sono diffuse mille voci sulla sua reale motivazione.
Quella riunione, com’è noto, era stata decisa dopo un incontro informale tra tutti i membri del Consiglio stesso, avvenuto il 3 settembre scorso. Quel giorno, il CdI aveva dato quindici giorni di tempo ai vertici della Fondazione (in particolare alla sovrintendente Cecilia Gasdia da un lato e al direttore generale Gianfranco De Cesaris, al direttore amministrativo Andrea Delaini e alla responsabile del Personale, Francesca Tartarotti, dal lato opposto) per dimostrare che avevano ricominciato a lavorare d’amore e d’accordo, dopo le furibonde liti estive.
Il tempo di quell’ultimatum è adesso scaduto, e dopodomani se ne sarebbero dovute trarre tutte le conseguenze. Ma non accadrà. Tra gli addetti ai lavori, l’ipotesi più drastica, tra le molte che circolano, fa esplicito riferimento al possibile licenziamento della sovrintendente: se si decidesse di cambiare, dicono in molti, chiedendo il più rigoroso anonimato, occorrerebbe l’avallo del ministro dei Beni Culturali, il mantovano Alberto Bonisoli, cui spetta la nomina del «numero uno» di Fondazione. Un avallo, prosegue il ragionamento, che presume anche si sia trovato il nome del successore di Gasdia: e poiché la scelta non è di quelle che si fanno in dieci minuti, ecco che prendere tempo potrebbe essere indispensabile. E riunire il Consiglio d’Indirizzo solo per ripetere, ancora una volta, che i vertici della Fondazione devono volersi bene e lavorare in armonia tra loro, sarebbe un bis quasi imbarazzante.
Questa, ripetiamo, è al momento solo un’ipotesi. Da fonti ufficiali di Palazzo Barbieri, invece, si spiega che il rinvio è dovuto a semplici motivi organizzativi, alla difficoltà di mettere insieme le agende di tutti i big che siedono in Consiglio d’Indirizzo, e si sottolinea che comunque la riunione si terrà entro breve tempo.
Perché il problema, ovviamente, rimane sul tavolo.
Come aveva detto il sindaco Sboarina 15 giorni fa, «il consiglio è assolutamente coeso: chi si allinea ad esso, soprattutto ai vertici di Fondazione, continuerà ad andare avanti su questa strada; se qualcuno invece ha idee diverse prenderemo le conseguenti decisioni». Non dopodomani, qualsiasi esse siano.
Ricordiamo che tutto era nato da frizioni, già nei mesi scorsi, sulla questione dei poteri reali da gestire in Fondazione. Lo Statuto sancisce senza alcun dubbio che tutto il potere è unicamente nelle mani della sovrintendente. Ma al momento di scegliere i nuovi vertici, c’era stato una sorta di patto non scritto, per il quale la gestione manageriale veniva affidata a De Cesaris (che il sindaco Sboarina, inizialmente, avrebbe voluto come sovrintendente).
Rimasta a lungo sottotraccia, la questione era letteralmente esplosa nel corso di una riunione con i sindacati, davanti ai quali Gasdia intimò perentoriamente di «stare zitti» a tutti gli altri dirigenti (in gioco diverse richieste sindacali, su cui Gasdia ha idee molto diverse dagli altri). Non appena usciti da quella riunione, De Cesaris, Delaini e Tartarotti scrissero perciò una lettera in cui spiegavano di non accettare d’essere trattati «come scolaretti». Il sindaco era intervenuto per cercare di calmare le acque, dapprima personalmente e poi con il supporto unanime di tutto il Consiglio d’Indirizzo.
Ma il clima, in via Roma, sembra essere rimasto difficile. Due settimane fa, ancora il sindaco era tornato sul tema: «Per me – aveva tuonato Sboarina – questo caso è chiuso: se invece qualcuno ritenesse che il caso non è chiuso, lo chiuderemo noi».
Come? Per saperlo dovremo attendere ancora qualche giorno.