Ora Melegatti ha un compratore
Una sola offerta al secondo bando: l’azienda fallita a maggio venduta per 13,5 milioni
Melegatti ha un nuovo proprietario che per ora è un «mister X». La storica azienda dolciaria veronese che inventò il pandoro è stata infatti aggiudicata in via provvisoria dopo che alla scadenza del secondo bando dei curatori fallimentari è pervenuta un’unica offerta, da 13,5 milioni, pari alla base d’asta. Ci sono altri dieci giorni di tempo per eventuali offerte migliorative, che non sono attese. Il compratore sarebbe un imprenditore veneto, non del settore.
Sarebbe un imprenditore veneto, oggi non attivo nel ramo dei dolci da ricorrenza, ad essersi aggiudicato in via provvisoria Melegatti. Sua l’unica offerta presentata, attraverso un intermediario, al bando scaduto a mezzogiorno di ieri per rilevare la storica azienda dolciaria veronese, cui si deve l’invenzione del pandoro, dichiarata fallita il 29 maggio scorso.
Pare andato a buon fine, quindi, il secondo tentativo di vendita dei curatori fallimentari. Il prezzo battuto è di 13,5 milioni di euro per il marchio e i due stabilimenti, quello storico di San Giovanni Lupatoto e quello nuovo e mai utilizzato di San Martino Buon Albergo (intestato alla controllata Nuova Marelli). Nessun obbligo di riassumere i dipendenti Melegatti rimasti, che nei giorni scorsi hanno iniziato a ricevere le lettere di licenziamento.
Eventuali offerte migliorative, superiori di almeno il 10 per cento rispetto all’offerta (e quindi da almeno 14,850 milioni) dovranno pervenire entro il 28 settembre. In quel caso, si terrà un nuovo bando, il tre ottobre. Ma è altamente improbabile che ciò accada. Un primo bando, con base d’asta a 18 milioni di euro e obbligo di riassumere i dipendenti, era andato deserto.
Bruno Piazzola, uno dei curatori fallimentari di Melegatti, si dice soddisfatto dell’esito. «Più il tempo passava, più c’era il rischio di non riuscire a riprendere l’attività in tempi brevi», sottolinea. L’offerta presentata «è stata conforme al bando». Ciò non di meno, ci sono stati dei «riscontri» dagli acquirenti, che «chiedono riservatezza sulla loro identità fino all’aggiudicazione definitiva», che avrebbero dato «indicazioni positive» circa la conferma di almeno una parte dei lavoratori.
Al momento, sono poco più di una quarantina i dipendenti rimasti a Melegatti, di cui 11 impiegati per l’esercizio provvisorio e gli altri in cassa integrazione a zero ore, che scade il 20 dicembre. «Finalmente adesso, al di là delle chiacchiere, c’è un’offerta, su cui dal 28 settembre in poi potremo ragionare», dice Maurizio Tolotto della Cisl. Pensabile poter rimettere in moto l’azienda per la campagna natalizia? «Molto difficile, ma già l’anno scorso abbiamo assistito a una specie di miracolo», risponde.
Qualche dettaglio in più su «mister X» lo rivela il consigliere regionale della Lista Zaia Stefano Valdegamberi. «Ringrazio quanti ci hanno creduto fino in fondo da sempre, in particolare l’amico dr. Longaretti», ha dichiarato in una nota. Luca Longaretti è il professionista che, negli scorsi mesi, ha curato gli interessi del fondo americano De Shaw, che aveva presentato una manifestazione d’interesse per Melegatti la scorsa primavera che poi non si è concretizzata. Ma stavolta, Longaretti rappresenterebbe l’imprenditore aggiudicatario che, stando a Valdegamberi, «benché non del settore, con coraggio ha voluto investire nell’azienda che a Verona ha inventato il pandoro». Il consigliere regionale conclude parlando di «un grande giorno che riapre le speranze per il futuro di questa nostra storica azienda, simbolo dei prodotti tradizionali di Verona».
Dalle prime indiscrezioni, il nuovo proprietario in pectore di Melegatti sarebbe un imprenditore veneto, che non produce pandori e colombe e che, in passato, avrebbe già dimostrato interesse per l’azienda. Da Hausbrandt, l’azienda trevigiana del caffè presieduta da Fabrizio Zanetti che aveva presentato un ambizioso piano di rilancio industriale per Melegatti salvo poi defilarsi, fanno sapere di aver mollato il dossier già dalla primavera scorsa. Anche il biscottificio Vicenzi, diversi anni fa, aveva dimostrato interesse per Melegatti (gli stabilimenti tra l’altro sono quasi confinanti); ma il patron Giuseppe Vicenzi spiega di non essere lui l’acquirente misterioso.