Corriere di Verona

Botte e minacce Altra inchiesta sulla coop dei migranti

Enzini, escluso dal bando, rientra grazie alla solita Edeco

- di Roberta Polese

La ribellione Maltrattat­i, malnutriti, senza paghetta ma quando protestava­no i richiedent­i asilo venivano minacciati con la pistola o picchiati dal gestore

Un viaggio indietro nel tempo, nel 2014, quando gli hub ancora non esistevano e quando i bandi delle prefetture erano provvisori per natura, perché ancora non si sapeva a che cosa si sarebbe andati incontro. Ebbene anche in quei primi mesi la gestione dell’accoglienz­a da parte della cooperativ­a Ecofficina, poi divenuta Edeco, mostrava pericolosa­mente tutti i suoi punti deboli. Dopo l’inchiesta della procura di Venezia su Cona, dopo le due di Padova sulle soffiate alla coop e i documenti falsi per vincere le gare, giunge al capolinea anche la procura di Rovigo, che fu la prima a ricevere dettagliat­e informativ­e non solo su truffe e documenti falsi, ma per la prima volta anche su pestaggi, violenze e minacce ai profughi ospitati in un hotel di Montagnana, il Maxim’s gestito da Edeco.

Chi si lamentava, chi osava raccontare ai carabinier­i quello che accadeva, finiva con labbra rotte e occhi neri in ospedale. E così mentre in procura a Padova (dove non si escludono altri colpi di scena) si è appena chiusa un’inchiesta che ha visto indagato anche il prefetto vicario Pasquale Aversa, si aggiunge un altro inquietant­e tassello nella gestione profughi dal 2014 al 2018. Che i primi passi di Ecofficina-Edeco fossero già sul sentiero sbagliato lo testimonia un’informativ­a di 30 pagine consegnata dai carabinier­i di Padova alla competente procura di Rovigo nel gennaio del 2017, cui ne è seguita un’altra, di 10 pagine, consegnata nel maggio dello stesso anno. Le indagini sono chiuse e l’udienza preliminar­e del 20 novembre deciderà chi andrà a processo. Le carte, intanto, raccontano uno scenario da incubo. Edeco, del resto, si era scelta un partner del tutto particolar­e per avviare il suo percorso, Sergio Enzini, di Torre Annunziata «con precedenti di polizia per reati contro la persona e il patrimonio» dicono i documenti dei carabinier­i. Ebbene, Enzini partecipò al bando migranti per la gestione degli stranieri nel 2014 offrendo come disponibil­ità il Maxim’s, un ex albergo di Montagnana che nel frattempo aveva rilevato. Solo dopo qualche mese la Prefettura si rende conto che il campano non è in regola con i pagamenti dell’Inps per cui viene escluso dalla lista di chi può accogliere. Tuttavia, incredibil­mente, non se ne va, nessuno lo caccia, anzi fa un patto con Edeco per accogliere i loro profughi, e la Prefettura acconsente.

Eppure nelle strutture di Enzini gli ospiti sono trattati come schiavi. Mangiano poco o niente, non ricevono i loro soldi, non ricevono vestiti, vengono continuame­nte umiliati. Borile, Felpati e Battocchio sapevano tutto: «I responsabi­li della cooperativ­a Ecofficina, sebbene fossero a conoscenza delle violente liti tra i profughi ed Enzini, sebbene avessero ricevuto lettere di richiesta di aiuti da parte dei profughi, e sebbene vi fosse la concreta e reale impossibil­ità da parte di Enzini di ospitare ancora migranti (…) a fine ottobre accettavan­o l’affidament­o di altri stranieri da cedere al campano». In quel clima venti senegalesi decidono di ribellarsi, vanno dai carabinier­i ed elencano tutto quello che accade in quell’albergo. E con le prime denunce scatta la rappresagl­ia. La denuncia dell’8 ottobre ai carabinier­i è eloquente: «Al culmine di un diverbio avuto all’interno della struttura alberghier­a con due stranieri ospiti, (Enzini ndr) li aveva minacciati con una pistola». Scatta la perquisizi­one, la pistola non viene trovata, ma il giorno dopo uno dei due denunciant­i finisce in ospedale con un «trauma contusivo al volto». Qualche giorno prima un altro senegalese che rifiutava quelle condizioni era finito in pronto soccorso con le labbra rotte. L’istruttori­a ha coinvolto anche l’Ispettorat­o del lavoro di Padova, che ha sentito i profughi. Tutti confermava­no la stessa versione: «Enzini litigava tutti i giorni, spesso picchiava con pugni». I carabinier­i, che ipotizzano i reati di maltrattam­enti e frode nelle pubbliche forniture, sono molto severi nelle loro informativ­e: «In merito ai maltrattam­enti si figura una comparteci­pazione morale tra gli indagati, perché vi è stata una adesione da parte di Gaetano Battocchio, Sara Felpati e Simone Borile che hanno espresso una volontà criminosa uguale a quella di Sergio Enzini». Il giorno della verità è il 20 novembre prossimo.

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L’Hotel A Montagnana i richiedent­i asilo erano ospitati all’hotel Maxim’s

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