Stroncata dalla setticemia a 54 anni «Sospendete i dottori condannati»
La protesta del marito: presidio e striscioni davanti all’ospedale
«Sospendere dal servizio i medico condannati in primo grado per la tragica morte di mia moglie».
È quanto chiederà stamattina dalle 10 davanti all’ospedale di Legnago il marito della signora Natalina Cucco: la donna morì all’improvviso a soli 54 anni, stroncata dopo 48 ore di agonia da una setticemia. «Eppure l’avevo accompagnata subito in ospedale e io sono certo - è la convinzione del vedovo, Fiorenzo Crescenzio - che qualcuno abbia sbagliato. Dopo sette anni chiedo solo di avere verità e giustizia». Qualche mese fa a Verona sono stati condannati tre medici e ora si attende la fissazione dell’appello ma sull’intera vicenda incombe anche il rischio della prescrizione. «Con lei ho perso la mia metà, simili casi non devono mai più succedere» insiste Crescenzio, che oggi esibirà nel suo presidio anche striscioni di protesta. «Ero un uomo sposato e felice, avevo tutto. Due giorni dopo mia moglie non c’era più e la mia esistenza da quel momento non è stata più la stessa»: per i tre medici che si occuparono della vittima, lo scorso marzo scattò la condanna in primo grado.Una decisione di cui sono state depositate anche le motivazioni in base a cui Paolo De Togni, allora direttore del reparto di Urologia dell’ospedale di Legnago, dovrà scontare un anno e 4 mesi, la stessa pena inflitta al collega Ferdinando Sortino. Un anno, invece, la condanna decretata per Antonio Galuffo. Tutti e tre «responsabili - si legge nelle 18 pagine di motivazioni, del reato di omicidio colposo» in quanto non si sarebbe trattato di una tragica fatalità bensì, al contrario, della conseguenza del «colpevole attendismo degli specialisti». Quell’11 gennaio 2011, secondo quanto sostiene il giudice Camilla Cognetti nella sua sentenza, un intreccio di «omissioni e negligenze» sarebbe sfociato purtroppo nell’esito più irreparabile.