Chiudono tutti in uno stanzino e rapinano la banca indisturbati
Banditi in azione a Porto San Pancrazio. Bottino da centomila euro
Due clienti come tutti gli altri. Poco prima delle 15 di ieri pomeriggio si sono avvicinati al bancone della filiale della Banca Popolare di Verona, di via Paolo Sarpi, al Porto San Pancrazio e hanno chiesto alla dipendente dove fosse il direttore. La donna si è voltata un secondo per indicare il suo superiore e, all’improvviso, si è ritrovata la lama di un taglierino puntata alla gola. Ed è stato immediatamente chiaro a tutti i presenti che quei due uomini non erano entrati per chiedere lumi su un investimento o un prestito. «Questa è una rapina», hanno detto con tono estremamente calmo, tradendo un accento meridionale. Hanno ordinato ai quattro dipendenti e ai clienti di seguirli in una stanzina a lato dell’atrio principale. Lì, si sono fatti consegnare velocemente i cellulari prima di rinchiuderli all’interno per poter agire indisturbati.
Un colpo probabilmente studiato a tavolino, perché i banditi non hanno avuto alcuna fretta. Dopo aver preso per un braccio la prima impiegata, l’hanno fatta uscire ordinandole di aprire le casse con i codici e di consegnare il contante. E, a distanza di svariati minuti, si sono fatti consegnare migliaia di euro, mazzetta dopo mazzetta. Poi, dall’interno della filiale, si sono fatti aprire anche la cassa continua dello sportello bancomat che era stato caricato da poco e che conteneva parecchio denaro. Nessuno, dall’interno, è riuscito a dare l’allarme e i malviventi hanno proseguito per circa un’ora la loro meticolosa azione. Indisturbati. Anzi, ogni volta che arrivava un nuovo cliente, il malcapitato veniva «spogliato» del cellulare e rinchiuso insieme agli altri nella stanzina. Nell’ultimo caso, quando si è affacciata all’ingresso una donna che soffriva di cuore, la tranquillità dei due banditi ha iniziato a vacillare. Perché la malcapitata ha accusato un leggero malore e i due hanno capito di dover affrettare i tempi per non rischiare. Usciti velocemente a piedi in strada, si sono dileguati tra le viette del quartiere senza essere visti da alcun testimone.
L’allarme è scattato verso le 16 e i primi a intervenire sul posto sono stati gli agenti delle volanti seguiti a ruota dai colleghi della polizia scientifica e della squadra mobile. Secondo i primi accertamenti è dato praticamente per certo che i due avessero un complice che li attendeva poco distante in auto. Dalle prime testimonianze dei dipendenti e dei clienti (cinque in totale quelli sequestrati durante il blitz), sembrerebbe che uno dei due rapinatori fosse collegato via auricolare con qualcuno che, dall’esterno «dava i tempi», indicando il momento giusto per l’apertura delle casse temporizzate. Ma della banda, fino alla tarda serata di ieri, nessuna traccia.
La polizia ha acquisito le immagini del circuito interno di videosorveglianza della filiale che ha ripreso i due in pieno volto. Spregiudicati al punto da non indossare nemmeno i guanti per evitare di lasciare impronte. E i tecnici della scientifica hanno lavorato a lungo per repertare ogni dettaglio utile. Secondo i primi calcoli, il bottino potrebbe aggirarsi attorno ai centomila euro, ma nelle prime ore si era ritenuta possibile anche una cifra pari al doppio. Un colpo relativamente simile a quello messo a segno a metà luglio in piazzale Cadorna, in borgo Trento dove tre banditi a mani nude avevano costretto impiegati e clienti a seguirli in un ufficio dove erano stati rinchiusi. Anche in quel caso, le testimonianze, parlavano di rapinatori con accento del Sud Italia.