200 richieste di rimborso
Corsa ai primi risarcimenti dopo le regole fissate dal decreto Milleproroghe E intanto il governo studia cosa inserire in Finanziaria
Ex popolari, duecento richieste di rimborso in dieci giorni. Monta l’attesa dei soci azzerati di Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca sulla possibilità di ottenere risarcimenti attesi per anni, di fronte alle mosse del governo sul fondo di ristoro per i risparmiatori. Un primo indice di questa attesa è quanto sta accadendo intorno alla prima partita, che riguarda i risarcimenti per i risparmiatori che abbiano già ottenuto una pronuncia favorevole da parte dell’Arbitro per le controversie finanziarie della Consob, sulla base dei ricorsi ammessi prima della liquidazione delle due banche, a giugno dello scorso anno. Numeri ufficiali non ce ne sono. Ma secondo quanto filtra da fonti a conoscenza della vicenda, sono già duecento le richieste giunte, da quando, lunedì scorso, l’Arbitro ha pubblicato i moduli per la domande di rimborso, dopo la conversione in legge del decreto Milleproroghe, che stabiliva la possibilità di ottenere il 30% di quanto fissato nelle decisioni favorevoli dell’Arbitro, con un rimborso massimo di centomila euro.
La partita riguarda 470 soci delle due banche venete con una decisione positiva, nell’ambito dei 600 ricorsi su Vicenza e Montebelluna su cui erano state prese decisioni sulla compravendita delle azioni. E ad accedere potranno essere anche i soci con una pronuncia favorevole dell’Acf, ma che abbiano già accettato la transazione del 15% sul prezzo delle azioni offerta lo scorso anno dalle due banche, che potranno eventualmente ottenere la differenza mancante. In una partita che anche qui, secondo prime stime molto a spanne, si aggira su un valore di rimborso compreso tra i 5 e i 6 milioni di euro. A complicare i calcoli è il tetto fissato a centomila euro - e non mancano i casi di risarcimenti stabiliti dall’Acf superiori ai 300 mila euro - che rende difficile applicare la semplice formula di dividere per tre il monte rimborsi deciso dall’Acf sulle pronunce positive, che supera i 16 milioni di euro. Ora, per dar corso al rimborso, che può avvenire rapidamente, la Consob attende il trasferimento dei fondi da parte del ministero dell’Economia, almeno per una prima tranche sufficiente per regolare i rimborsi, nell’ambito dei 25 milioni messi a disposizione dal governo Gentiloni con la legge di bilancio di quest’anno.
Il secondo passo sui rimborsi sarà poi il lavoro che l’Arbitro Consob dovrà fare sui 130 ricorsi di soci delle ex popolari venete ammessi lo scorso anno e su cui non era stata presa una decisione. L’Acf ha promesso di farlo entro fine novembre, permettendo di aggiungere altri risparmiatori - almeno una novantina, a prender per buono il precedente per cui il 90% dei ricorsi presentati ha avuto una pronuncia favorevole - nell’elenco dei rimborsabili.
Niente da fare, invece, per i poco meno di 200 soci che avevano presentato i ricorsi lo scorso anno a ridosso della liquidazione e che l’Arbitro aveva dovuto dichiarare a quel punto inammissibili di fronte al ritiro delle licenze bancarie. Saranno i primi, questi, per rientrare subito in gioco, a dover sperare che diventino realtà, con la traduzione nero su bianco, nella legge Finanziaria, delle prime ipotesi via via in aggiornamento e del decreto attuativo del fondo, che andrà scritto entro il 31 gennaio. L’ultima, secondo quanto annunciato dal ministro Luigi Di Maio, mette a disposizione per i risarcimenti gli 1,5 miliardi di euro dei fondi dei conti dormienti. A scrivere materialmente le nuove norme c’è anche il sottosegretario veneto al ministero dell’Economia, Massimo Bitonci, che però non concede anticipazioni: «Il decreto è quasi scritto. Nessuno si preoccupi: puntiamo a ristorare tutti. E abbiamo accolto via via le richieste delle associazioni, dall’inversione dell’onere della prova (nella dimostrazione cioé degli aspetti truffaldini nella compravendita delle azioni, ndr) alla precedenza ad anziani e redditi bassi».
A tentare di rimettere insieme gli elementi emersi fin qui, il rimborso dovrebbe riguardare 300 mila risparmiatori tra le Venete e le quattro banche risolte a fine 2015; lo schemabase dovrebbe ruotare intorno al risarcimento del 30% con un tetto di centomila euro, da pagare con i fondi che di anno in anno si liberano dai conti dormienti. Con un accesso al fondo che dovrebbe vedere impegnate in parallelo l’Anac e l’Acf, con schemi simili a quelli che l’Anac ha usato fin qui per valutare la documentazione prodotta per risarcire gli obbligazionisti subordinati delle quattro banche risolte a fine 2015.