«Una sconfitta se lascia Aborto e temi etici, tra noi troppi sciacalli»
Salemi: «Contraccettivi gratis, proporrò una mozione»
«Mettiamo un po’ d’ordine in quello che è successo in questi giorni nel Pd veronese», dice la consigliera regionale Orietta Salemi. A scatenare il caos è stata la consigliera comunale di Verona Carla Padovani, sfiduciata da capogruppo per il suo voto favorevole alla mozione anti-aborto proposta dal leghista Alberto Zelger. Un caso che ha conquistato la ribalta nazionale, con Padovani finita nel vortice tra invettive di scomunica e attestati di solidarietà. «Una vicenda incresciosa. Ma, da tutto questo, è nato un dibattito distorto, anche al nostro interno», dice la consigliera, che è cattolica e praticante.
Consigliera Salemi, sarebbe una sconfitta per il Pd se Padovani lasciasse il partito?
«Sicuramente sì. Si perderebbe una parte di quell’anima cattolica e liberale che è tra le componenti fondanti del Pd fin dalla sua fondazione, e in cui mi ritrovo anche io. Padovani secondo me ha sbagliato, forse peccando di ingenuità politica, lasciandosi guidare impulsivamente dall’intimo bisogno di rispondere al proprio credo valoriale dimenticando di essere portavoce di un gruppo, di rappresentare con il suo ruolo la voce di un partito non confessionale, ma laico e plurale. È giusto che sia stata sfiduciata. Ma, detto questo, rifiuto l’idea di processi sommari nei suoi confronti, di farne un capro espiatorio. Di fronte ai temi eticamente sensibili, come l’aborto, è giusto fermarsi sulla soglia.». Come si sarebbe dovuta comportare Padovani?
«Poteva proporre una contro mozione. Poteva proporre emendamenti. Quella mozione, al netto di tutto, si traduce
in marchette ad alcune associazioni che, per altro, non rientrano nemmeno nel novero dei 26 consultori accreditati dalla Regione Veneto».
Cos’altro intende quando dice di voler fare «ordine» nel partito?
«Ogni volta che il Pd vive una debolezza c’è sempre chi, invece di stringersi e compattarsi, puntualmente fa sciacallaggio politico e profetizza un ritorno al passato. Non possiamo accettare dichiarazioni come quelle del consigliere comunale Federico Benini, che fa originare quanto accaduto negli ultimi giorni da una presunta “deriva renziana”, che rimpiange Michele Bertucco come capogruppo. Renzi avrà fatto anche molti errori, ma dobbiamo avere il coraggio di rivendicare una stagione di governo coraggiosa. Quanto a Bertucco, non ho nulla contro di lui, ma il suo è un profilo manicheo. Facile tuonare adesso contro la deriva oscurantista di questa amministrazione quando aveva la possibilità, aderendo a un fronte progressista e laico, di dare una guida diversa a questa città, giocandocela al ballottaggio contro Sboarina. Queste polemiche in casa nostra non solo non aiutano il Pd veronese a dipanare questa matassa ingarbugliata, ma spostano l’attenzione da questa giunta, costretta a nascondere il suo vuoto amministrativo dietro provvedimenti bandiera».
Che volto dovrebbe avere, a suo avviso, il Pd a Verona e a livello nazionale?
«Il Pd del terzo millennio è antropologicamente diverso dalle due anime, socialista e cattolica, che lo hanno generato.
Non siamo il partito di Peppone né quello di don Camillo. Oggi le sfide sono altre, e se ci si accartoccia in sterili discussioni su cos’è di sinistra e cosa non lo è, si finisce per perdere di vista i veri obiettivi concreti».
Ci faccia un esempio di un obiettivo concreto che dovrebbe perseguire il Pd.
«In Regione Lombardia, è stato approvato all’unanimità - e quindi anche dalla maggioranza di centrodestra di Fontana - un ordine del giorno del Pd affinché i giovani sotto i 24 anni possano avere accesso a metodi contraccettivi gratuiti nei consultori pubblici e privati accreditati, rispondendo così all’allarme lanciato dai ginecologi per prevenire le malattie sessualmente trasmissibili. È mia intenzione proporre un documento analogo anche per la Regione Veneto».
Il volto del partito Non siamo né Peppone né don Camillo, basta sterili discussioni su cosa è o non è di sinistra