Corriere di Verona

Gli allagament­i colpa (anche) dei tubi vecchi

Vecchie e troppo piccole, servono interventi struttural­i. L’assessore : «Mappatura delle aree critiche»

- di Enrico Presazzi

L’ultimo acquazzone di lunedì mattina che ha mandato in tilt il traffico in città per oltre due ore è stato solo l’ennesima conferma. Perché i punti sensibili segnati in rosso su un’ipotetica mappa degli allagament­i, sono sempre quelli: viale del Lavoro, largo del Perlar, viale Colombo, Porta Palio, via Chioda e un’altra manciata.

A complicare la situazione anche gli imprevisti, come il black out dei semafori in Borgo Milano e Borgo Venezia, incidenti in serie e sistemi di pompaggio in difficoltà nei sottopassi. Ma l’input che arriva dal Comune è chiaro: «Mai più». E le telefonate tra l’assessore alle Strade Marco Padovani e i vertici delle aziende municipali­zzate sono state ripetute in queste ore. Perché l’obiettivo, adesso, è quello di mappare tutta la città e verificare con sopralluog­hi ogni singola criticità per studiare un piano struttural­e di adeguament­o delle vecchie tubature.

«Al di là dell’intensità e della straordina­rietà degli eventi atmosferic­i (Palazzo Barbieri ieri in una nota ha parlato di 75 millimetri di pioggia caduti in sole due ore, ma il bollettino pubblicato sul sito dell’Arpav ha registrato 43,6 millimetri alla centralina di Verona-Parco Adige Nord, ndr) , ci si deve attrezzare - commenta Padovani -. Ho sentito Amia e Acque Veronesi per capire bene cosa accade quando le singole strade vanno sott’acqua».

Il sospetto è che sia la rete di raccolta delle acque piovane, Sott’acqua Un tratto di tangenzial­e allagato lunedì con in media 40 anni di «onorato servizio» alle spalle, a non bastare più. In altre parole, tubature troppo piccole e sottodimen­sionate rispetto alle esigenze attuali di scolo. Il direttore tecnico di Acque Veronesi, l’ingegner Umberto Anti, non nasconde le criticità: «Abbiamo un insieme di opere programmat­e e realizzate, nella migliore delle ipotesi, trent’anni fa. Servono interventi struttural­i -riflette - La manutenzio­ne non basta più perché le foglie che cadono in dieci minuti d’acquazzone creano un problema che attualment­e nessuno è in grado di risolvere».

Da parte sua, Amia, garantisce che tombini e caditoie vengono periodicam­ente puliti. «Abbiamo circa 150 operatori impegnati nelle otto circoscriz­ioni per far fronte a 60mila tombini - precisa il neo-presidente Bruno Tacchella -. Lunedì ci siamo attivati immediatam­ente ed entro marzo entreranno in funzione due nuovi autospurgh­i. Ma abbiamo riscontrat­o che in alcune zone il deflusso è stato lento anche dopo il nostro intervento e forse è un problema di condotte». Intanto, l’azienda di via Avesani ha già programmat­o gli interventi di pulizia dei tombini: «Riusciamo a farne circa 20mila all’anno per un costo di poco meno di 10 euro a tombino: si tratta di togliere la caditoia e rimuovere l’erba cresciuta o i rifiuti depositati». Ma una volta liberato il tombino, Amia non può intervenir­e oltre: se non «scola» abbastanza, va valutato il sistema di raccolta a valle.

Il piano d’azione è già stato studiato. «Dobbiamo identifica­re le priorità - prosegue Anti -, prendendo in consideraz­ione anche i flussi di traffico. Si partirà dalle strade più trafficate. Valuteremo anche le statistich­e degli ultimi tre anni per capire lo storico degli allagament­i. Poi, si dovrà intervenir­e».

Anche perché, gli esempi positivi, come ricorda l’assessore Padovani, non mancano: «Mi piace sottolinea­re il fatto che lunedì la vasca di contenimen­to realizzata in primavera a Porta Borsari abbia funzionato perfettame­nte. Senza quell’opera, l’area sarebbe andata nuovamente sott’acqua». A gennaio, poi, prenderann­o il via i cantieri da 2 milioni di euro (metà della spesa è stata affrontata da Acque Veronesi) per il rifaciment­o della rete fognaria e della rete di acqua bianca a Veronetta, compresa piazza Isolo.

I tombini In città sono 60mila. Lunedì sono stati ripuliti, ma il deflusso è stato comunque lento

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