Gli allagamenti colpa (anche) dei tubi vecchi
Vecchie e troppo piccole, servono interventi strutturali. L’assessore : «Mappatura delle aree critiche»
L’ultimo acquazzone di lunedì mattina che ha mandato in tilt il traffico in città per oltre due ore è stato solo l’ennesima conferma. Perché i punti sensibili segnati in rosso su un’ipotetica mappa degli allagamenti, sono sempre quelli: viale del Lavoro, largo del Perlar, viale Colombo, Porta Palio, via Chioda e un’altra manciata.
A complicare la situazione anche gli imprevisti, come il black out dei semafori in Borgo Milano e Borgo Venezia, incidenti in serie e sistemi di pompaggio in difficoltà nei sottopassi. Ma l’input che arriva dal Comune è chiaro: «Mai più». E le telefonate tra l’assessore alle Strade Marco Padovani e i vertici delle aziende municipalizzate sono state ripetute in queste ore. Perché l’obiettivo, adesso, è quello di mappare tutta la città e verificare con sopralluoghi ogni singola criticità per studiare un piano strutturale di adeguamento delle vecchie tubature.
«Al di là dell’intensità e della straordinarietà degli eventi atmosferici (Palazzo Barbieri ieri in una nota ha parlato di 75 millimetri di pioggia caduti in sole due ore, ma il bollettino pubblicato sul sito dell’Arpav ha registrato 43,6 millimetri alla centralina di Verona-Parco Adige Nord, ndr) , ci si deve attrezzare - commenta Padovani -. Ho sentito Amia e Acque Veronesi per capire bene cosa accade quando le singole strade vanno sott’acqua».
Il sospetto è che sia la rete di raccolta delle acque piovane, Sott’acqua Un tratto di tangenziale allagato lunedì con in media 40 anni di «onorato servizio» alle spalle, a non bastare più. In altre parole, tubature troppo piccole e sottodimensionate rispetto alle esigenze attuali di scolo. Il direttore tecnico di Acque Veronesi, l’ingegner Umberto Anti, non nasconde le criticità: «Abbiamo un insieme di opere programmate e realizzate, nella migliore delle ipotesi, trent’anni fa. Servono interventi strutturali -riflette - La manutenzione non basta più perché le foglie che cadono in dieci minuti d’acquazzone creano un problema che attualmente nessuno è in grado di risolvere».
Da parte sua, Amia, garantisce che tombini e caditoie vengono periodicamente puliti. «Abbiamo circa 150 operatori impegnati nelle otto circoscrizioni per far fronte a 60mila tombini - precisa il neo-presidente Bruno Tacchella -. Lunedì ci siamo attivati immediatamente ed entro marzo entreranno in funzione due nuovi autospurghi. Ma abbiamo riscontrato che in alcune zone il deflusso è stato lento anche dopo il nostro intervento e forse è un problema di condotte». Intanto, l’azienda di via Avesani ha già programmato gli interventi di pulizia dei tombini: «Riusciamo a farne circa 20mila all’anno per un costo di poco meno di 10 euro a tombino: si tratta di togliere la caditoia e rimuovere l’erba cresciuta o i rifiuti depositati». Ma una volta liberato il tombino, Amia non può intervenire oltre: se non «scola» abbastanza, va valutato il sistema di raccolta a valle.
Il piano d’azione è già stato studiato. «Dobbiamo identificare le priorità - prosegue Anti -, prendendo in considerazione anche i flussi di traffico. Si partirà dalle strade più trafficate. Valuteremo anche le statistiche degli ultimi tre anni per capire lo storico degli allagamenti. Poi, si dovrà intervenire».
Anche perché, gli esempi positivi, come ricorda l’assessore Padovani, non mancano: «Mi piace sottolineare il fatto che lunedì la vasca di contenimento realizzata in primavera a Porta Borsari abbia funzionato perfettamente. Senza quell’opera, l’area sarebbe andata nuovamente sott’acqua». A gennaio, poi, prenderanno il via i cantieri da 2 milioni di euro (metà della spesa è stata affrontata da Acque Veronesi) per il rifacimento della rete fognaria e della rete di acqua bianca a Veronetta, compresa piazza Isolo.
I tombini In città sono 60mila. Lunedì sono stati ripuliti, ma il deflusso è stato comunque lento