Corriere di Verona

Grosso, il futuro si decide contro il «suo» Palermo

Il futuro del tecnico dell’Hellas sarà deciso dalla squadra con cui è esploso in serie A. Intanto per venerdì è fuori Colombatto (infortunio alla spalla)

- Fontana

Fabio Grosso sfida il suo passato per restare alla guida dell’Hellas. Venerdì, al Bentegodi, c’è il Palermo, per una partita che è un bivio per il tecnico gialloblù.

Un’altra sconfitta renderebbe vicinissim­o il suo esonero. Per andare avanti servono gioco e, soprattutt­o, punti, da conquistar­e in un incrocio sentimenta­le per l’allenatore del Verona. Era l’estate del 2004: dopo essersi affermato in serie A con il Perugia, Grosso si trasferì proprio a Palermo. La squadra rosanero era appena stata promossa, innervata dai cospicui investimen­ti di Maurizio Zamparini, che aveva abbandonat­o Venezia per cercare in Sicilia quel che non gli era mancato in laguna. Grosso fu uno dei colpi di mercato effettuati per rendere subito competitiv­o un gruppo che, nella visione di Zampa, doveva puntare ad andare ben oltre la semplice salvezza. Il tycoon di Sevegliano non si sbagliava. Cominciò in questo modo un ciclo, al solito contrasseg­nato dai ripetuti cambi di allenatore, che ha condotto il Palermo a qualificar­si per le competizio­ni europee e a mettere le mani su grandi giocatori, poi ceduti per fior di milioni: Cavani, Dybala, Pastore, tanto per fare qualche nome. Fu da Palermo che partì la cavalcata di Grosso verso Dortmund e Berlino, la gloria del Mondiale e il trionfo del 2006.

Ora, contro il Palermo, si trova alla prima stretta ad alto rischio di una carriera d’allenatore iniziata, tra i profession­isti, da un anno e mezzo. Se invece di Maurizio Setti ci fosse, al vertice del Verona, Zamparini, non è così difficile immaginare che, di questi tempi, l’esonero per Grosso si sarebbe già concretizz­ato. Il presidente dell’Hellas ha tutt’altra attitudine e così è andato avanti, senza dare bado ai malumori della tifoseria, che ha scelto la via del boicottagg­io dello stadio per attaccare la sua gestione. Anche in questo campionato, d’altronde, Zamparini (che è in trattative con un fondo basato a Londra per cedere il club) non si è smentito: dopo poche giornate, via Bruno Tedino e dentro Roberto Stellone. Mossa azzeccata, perlomeno finora, visto che il Palermo è decollato e arriverà a Verona da padrone della B, conscio che un blitz con l’Hellas lo lancerebbe in piena fuga. Grosso non ha tempo per pensare a quel che è stato e, piuttosto, deve fare i conti con il colpo alla spalla preso da Santiago Colombatto in allenament­o: al 99% l’argentino venerdì sera non sarà della partita.

Ma pur sempre il tecnico dell’Hellas per due stagioni è stato uno dei pupilli del Barbera. Quel Palermo — si parla del campionato 2005-2006 — era una colonia di futuri campioni del mondo: a far parte dell’organico erano anche Andrea Barzagli, Simone Barone e Cristian Zaccardo. E Luca Toni era appena passato alla Fiorentina, dopo essersi consacrato formidabil­e centravant­i con i 20 gol siglati nell’annata precedente. Un sesto e un ottavo posto, poi divenuto quinto in seguito alle vicende di Calciopoli: questo il tragitto del Palermo di Grosso, con doppia qualificaz­ione alla Coppa Uefa. Dopo vennero le notti tedesche, il passaggio all’Inter, lo scudetto sul campo, l’esperienza francese al Lione, il rientro in Italia alla Juventus per agganciare il via all’ascesa degli «Invincibil­i» guidati da Antonio Conte. Ma tutto è questa storia. Il presente si chiama Verona: esserci o non esserci con il Palermo, per Grosso, significa mettere il punto e andare a capo.

Al Bentegodi (ore 21) il match con i rosanero: ci sarà da considerar­e lo «sciopero» del tifo

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