Corriere di Verona

In Arena centinaia di precari a rischio per il decreto Dignità

I sindacati: una débacle, il governo intervenga

- Girardo

Se n’è parlato ieri a Roma in una riunione dell’Anfols: il Decreto dignità rischia di portare al blocco dei precari nelle Fondazioni liriche. In Arena centinaia di posti a rischio.

Da Firenze la faglia si sta propagando velocement­e in tutta Italia, toccando anche Venezia e Verona. Il terremoto in questione non è geofisico ma scuote ugualmente le fondamenta dei teatri d’opera italiani, mettendo a rischio la stabilità delle Fondazioni liriche. Una sentenza della Corte di Giustizia Europea, del 25 ottobre scorso, cancella in un sol colpo l’esenzione che permetteva ai teatri di assumere, ripetutame­nte e a tempo determinat­o, i lavoratori precari dello spettacolo. Senza questa deroga, il rapporto di lavoro rientra nel famoso decreto legge Dignità che impedisce la stipula di contratti a termine di durata superiore ai 24 mesi e il loro rinnovo dopo i primi 12 senza «causale». Oltre i due anni scatta l’obbligo di assunzione, che però i teatri non possono applicare per il blocco dell’organico.

Tradotto significa che centinaia di lavoratori stanno perdendo il posto di lavoro dopo anni di fedeltà allo stesso ente musicale. Ha cominciato il Maggio Fiorentino, dove sono 12 i dipendenti a cui non è stato rinnovato il contratto, per proseguire alla Fenice di Venezia dove due orchestral­i e un tecnico sono già stati sostituiti da altro personale, mentre ulteriori 8 subiranno la stessa sorte entro la fine dell’anno. «Questa cosa non va bene neanche a noi, ma dobbiamo applicare la legge» commenta Fortunato Ortombina, sovrintend­ente del Teatro La Fenice . «Dobbiamo tenere conto della nuova disposizio­ne evitando i contenzios­i, e se nell’immediato ci sono questi 3, i problemi si porranno da gennaio in avanti con decine di casi». «Queste persone coprivano posti in organico effettivi, il paradosso è che la sentenza voleva dava maggiori diritti ai lavoratori e invece si rivela una débâcle italiana» aggiunge Enrico De Giuli della Uilcom-Uil che ieri, assieme a Cisl e Cgil, ha diramato un comunicato congiunto per denunciare la situazione.

Per risolvere il problema e accelerare un intervento da parte del Governo, ieri a Roma si è tenuta una riunione dell’Anfols, l’associazio­ne delle fondazioni liriche (presieduta dall’ex sovrintend­ente della Fenice Cristian Chiarot) che si è incontrata con i sindacati nazionali dello spettacolo. Alla riunione ha partecipat­o anche il direttore generale della Fondazione Arena, Gianfranco De Cesaris, che sta eseguendo approfondi­menti ma che sul tema, al momento, preferisce non rilasciare dichiarazi­oni. Di certo, il problema investe, se possibile, l’Arena ancor più delle altre fondazioni liriche, visto l’alto numero di lavoratori «aggiunti» presenti in organico: se durante la stagione invernale sono una cinquantin­a tra orchestra e coro, durante il festival estivo diventano circa 400. E il Decreto Dignità vale anche per i lavoratori stagionali, che non potranno quindi più cumulare contratti oltre i 24 mesi, con effetto retroattiv­o. «Se siamo arrivati a questo punto - attacca Dario Carbone della Fials di Verona - è colpa dei vari interventi legislativ­i come il Jobs Act che hanno escluso i lavoratori delle Fondazioni liriche dal cumulo massimo dei contratti a termine e dei sovrintend­enti che hanno ricorso con sempre maggior frequenza al precariato, basti pensare che la nostra pianta organica approvata dal ministero nel 1998 prevedeva 408 lavoratori stabili, mentre oggi siamo circa 270». Che fare quindi? «Non possono essere i lavoratori a pagare per colpe non proprie, serve una soluzione legislativ­a», dice Carbone.

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La protesta Un’immagine della scenografi­ca protesta inscenata dai lavoratori della Fondazione davanti all’Arena

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