Smarrita o rubata? Giallo sulla grammatica sparita dalla Capitolare
«Quante sono le vocali? Sette» e via con la lista: alfa, epsilon, iota, eta, omicron, ipsilon, omega. Una sorta di Faq (le domande più frequenti, che non possono mai mancare in un sito aziendale) del quindicesimo secolo. Argomento: la grammatica greca. C’è un pezzo di storia dell’umanesimo nel libretto scomparso dalla biblioteca capitolare, una sorta di bignami del primissimo rinascimento, scritto a mano, una manciata di anni prima che Gutemberg inventasse la stampa. Il volume, di dimensioni ridotte rispetto agli altri manoscritti (tredici centimetri per nove le dimensioni) non si trova più da maggio. Forse è stato rubato, forse è, semplicemente «da qualche parte»: non si hanno certezze al riguardo. Nel dubbio, il prefetto don Bruno Fasani ha sporto denuncia al comando dei carabinieri. L’episodio riaccende nuovamente i riflettori dopo il caso De Caro (Massimo, bibliofilo e collaboratore della biblioteca diocesana che sottrasse alcuni volumi e alcune pagine, ora restituiti). Anche se il codice, per quanto prezioso, come tutti quelli scritti a mano, non appartiene ai tesori del «sancta sanctorum» della Capitolari, che vanta materiale che risale ad oltre 1.500 anni fa, evangeliari con lettere d’oro e la prima testimonianza del volgare italiano, l’indovinello veronese. «Si tratta degli Erotemata, la grammatica del maestro greco Manuele Crisolora – spiega don Fasani – che è databile attorno alla metà del 1400, quando fu attivo nel nostro territorio Guarino Veronese. Non sappiamo con esattezza quando sia sparita, certo è che l’abbiamo cercata a lungo». Com’è noto, la Capitolare ha messo in mostra i suoi tesori a inizio anno, nell’iniziativa dedicata al codice di Ursicino, il manoscritto che, grazie a una poco ortodossa «nota a piè di pagina» permette di datare con certezza l’inizio dell’attività dello studium veronese, in epoca longobarda. È stata forse quel via vai di persone a fornire l’occasione per il furto? Don Fasani lo esclude nella maniera più assoluta: «La grammatica non si trovava nella zona ad accesso pubblico». Certo, un po’ di preoccupazione c’è. «Io sarei per escludere il furto, ma la storia della Capitolare ci dimostra che i malintenzionati sono sempre all’opera». E qui arriva la stoccata: «Non abbiamo le risorse per un servizio di vigilanza attivo sempre, andiamo avanti grazie al volontariato. Certo, i beni più preziosi sono nei caveau, lì non li tocca nessuno. Ma c’è molto da proteggere tra queste mura. Non vorrei – chiosa don Fasani – prendere in considerazione di chiudere la biblioteca al pubblico, aprendola solo agli studiosi che ne fanno richiesta. Ma sarebbe una perdita per Verona e per la cultura mondiale».Del resto, la Capitolare è una location strategica in vista dell’anno dantesco, il 2021, che per Verona vale la candidatura a capitale italiana della cultura. A due passi dal Duomo, infatti, il Sommo poeta studiò i classici mentre era impegnato a redigere la Commedia. Quanto agli Erotemata, l’opera è stata consultata di recente anche dai grecisti veronesi, tra cui l’ex preside di lettere Guido Avezzù e Stefano Quaglia, già provveditore agli studi. «Per quanti sono interessati alla didattica del greco è un documento preziosissimo – spiega Quaglia – che testimonia come il mondo occidentale si sia interessato nuovamente a questa lingua a partire dall’inizio del 1400. E Guarino svolse un ruolo chiave nell’insegnamento della lingua di Aristotele. Si tratta di una brutta notizia, e di una grande perdita».