Corriere di Verona

Smarrita o rubata? Giallo sulla grammatica sparita dalla Capitolare

- Davide Orsato

«Quante sono le vocali? Sette» e via con la lista: alfa, epsilon, iota, eta, omicron, ipsilon, omega. Una sorta di Faq (le domande più frequenti, che non possono mai mancare in un sito aziendale) del quindicesi­mo secolo. Argomento: la grammatica greca. C’è un pezzo di storia dell’umanesimo nel libretto scomparso dalla biblioteca capitolare, una sorta di bignami del primissimo rinascimen­to, scritto a mano, una manciata di anni prima che Gutemberg inventasse la stampa. Il volume, di dimensioni ridotte rispetto agli altri manoscritt­i (tredici centimetri per nove le dimensioni) non si trova più da maggio. Forse è stato rubato, forse è, sempliceme­nte «da qualche parte»: non si hanno certezze al riguardo. Nel dubbio, il prefetto don Bruno Fasani ha sporto denuncia al comando dei carabinier­i. L’episodio riaccende nuovamente i riflettori dopo il caso De Caro (Massimo, bibliofilo e collaborat­ore della biblioteca diocesana che sottrasse alcuni volumi e alcune pagine, ora restituiti). Anche se il codice, per quanto prezioso, come tutti quelli scritti a mano, non appartiene ai tesori del «sancta sanctorum» della Capitolari, che vanta materiale che risale ad oltre 1.500 anni fa, evangeliar­i con lettere d’oro e la prima testimonia­nza del volgare italiano, l’indovinell­o veronese. «Si tratta degli Erotemata, la grammatica del maestro greco Manuele Crisolora – spiega don Fasani – che è databile attorno alla metà del 1400, quando fu attivo nel nostro territorio Guarino Veronese. Non sappiamo con esattezza quando sia sparita, certo è che l’abbiamo cercata a lungo». Com’è noto, la Capitolare ha messo in mostra i suoi tesori a inizio anno, nell’iniziativa dedicata al codice di Ursicino, il manoscritt­o che, grazie a una poco ortodossa «nota a piè di pagina» permette di datare con certezza l’inizio dell’attività dello studium veronese, in epoca longobarda. È stata forse quel via vai di persone a fornire l’occasione per il furto? Don Fasani lo esclude nella maniera più assoluta: «La grammatica non si trovava nella zona ad accesso pubblico». Certo, un po’ di preoccupaz­ione c’è. «Io sarei per escludere il furto, ma la storia della Capitolare ci dimostra che i malintenzi­onati sono sempre all’opera». E qui arriva la stoccata: «Non abbiamo le risorse per un servizio di vigilanza attivo sempre, andiamo avanti grazie al volontaria­to. Certo, i beni più preziosi sono nei caveau, lì non li tocca nessuno. Ma c’è molto da proteggere tra queste mura. Non vorrei – chiosa don Fasani – prendere in consideraz­ione di chiudere la biblioteca al pubblico, aprendola solo agli studiosi che ne fanno richiesta. Ma sarebbe una perdita per Verona e per la cultura mondiale».Del resto, la Capitolare è una location strategica in vista dell’anno dantesco, il 2021, che per Verona vale la candidatur­a a capitale italiana della cultura. A due passi dal Duomo, infatti, il Sommo poeta studiò i classici mentre era impegnato a redigere la Commedia. Quanto agli Erotemata, l’opera è stata consultata di recente anche dai grecisti veronesi, tra cui l’ex preside di lettere Guido Avezzù e Stefano Quaglia, già provvedito­re agli studi. «Per quanti sono interessat­i alla didattica del greco è un documento preziosiss­imo – spiega Quaglia – che testimonia come il mondo occidental­e si sia interessat­o nuovamente a questa lingua a partire dall’inizio del 1400. E Guarino svolse un ruolo chiave nell’insegnamen­to della lingua di Aristotele. Si tratta di una brutta notizia, e di una grande perdita».

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Il libro che non si trova È stato don Bruno Fasani, prefetto della Capitolare, a sporgere denuncia dopo la sparizione della grammatica

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