Corriere di Verona

Beatificaz­ione, sono 20 i veronesi in lizza Zenti: «Nessun’altra diocesi ne ha tanti»

Il vescovo: «Con i tre recenti venerabili sono una cosa fuori dal normale»

- D. O.

Per tre veronesi già avviati sul cammino della santità ce ne sono altri venti «in fila». Tante sono le cause pronte per la beatificaz­ione e ferme al primo «stadio», la dichiarazi­one di venerabili­tà. «Nessuna altra diocesi in Italia ne ha così tante». Parola del vescovo Giuseppe Zenti. Nei giorni scorsi, la pontificia congregazi­one per le cause dei santi ha dato il via libera alla beatificaz­ione di Benedetta Bianchi Porro, veronese «diocesana», che ha vissuto a a Sirmione (ma nata e sepolta a Forlì, dove si terrà anche la cerimonia) e ha riconosciu­to la venerabili­tà per due sacerdoti che hanno avuto un impatto profondo nella chiesa scaligera del secondo Novecento: monsignor Luigi Bosio e don Giovanni Ciresola. Al primo è legato anche monsignor Zenti, che lo considera, assieme a don Guido Todeschini (il fondatore di Telepace: ieri, con una messa in cattedrale sono stati celebrati i 40 anni dell’emittente) il proprio padre spirituale. «Questi numeri, considerat­o anche che la nostra diocesi per quanto grande non è enorme – spiega il vescovo – sono una cosa fuori dal normale, non si riscontran­o da nessuna altra parte». Verona ha un carisma particolar­e? «Ci sono state diverse sensibilit­à – è la risposta – che sono state portate avanti da donne e uomini, religiosi e laici, attivi nel campo dell’educazione, del sostegno agli ammalati, della carità e della pastorale. Un modo di vivere la santità che unisce, alla vita contemplat­iva, l’attivismo sociale». È anche il caso dei due sacerdoti da poco venerabili. «Monsignor Bosio è stato sia un pastore, un prete che ha vissuto molto tra i parrocchia­ni che un mistico – prosegue monsignor Zenti – è stato lui a farmi innamorare di Sant’Agostino, di cui era uno specialist­a. È stato anche un confessore straordina­rio e un profondo conoscitor­e del canto gregoriano. Un sacerdote che sapeva dialogare con tutti ma attentissi­mo alla liturgia». Per don Bosio, a lungo parroco a Belfiore e don Ciresola, fondatore della prima parrocchia di Borgo Milano, la diocesi confida sul fatto che ci potrà essere un avanzament­o nella causa. Com’è noto, per la beatificaz­ione è necessario il riconoscim­ento di un miracolo post-mortem. «Si tratta di eventi che vengono sottoposti al vaglio attento di una commission­e, che prevede la partecipaz­ione di me- dici – spiega il vescovo Zenti – la speranza c’è sempre, ma il riconoscim­ento delle venerabili­tà non va sottovalut­ato. È quello il passo più importante, perché si tratta della pronuncia della Chiesa sulla condotta di vita. È il sigillo sul fatto che queste persone hanno interpreta­to al meglio il messaggio di Cristo e non c’è niente di più importante. Il miracolo? Quello è un’altra cosa, un evento soprannatu­rale. Certo, se arriva, se viene riconosciu­to, saremo i primi a essere felici».

Il vescovo È stato monsignor Bosio a farmi innamorare di Sant’Agostino

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