Uccise l’anziano padre malato «Sta meglio, vada in comunità»
Tommasi verso l’assoluzione: ne fu stabilita l’incapacità mentale
A meno di clamorosi colpi di scena, il verdetto giudiziario per lui è già scritto. È stata la perizia psichiatrica messa nero su bianco dalla dottoressa Alessia Cicolini con la formula dell’incidente probatorio a confermare che, quando uccise l’anziano padre malato, Corrado Tommasi era totalmente incapace di intendere e di volere. E per il cinquantenne di Cerro difeso dall’avvocato Massimo Martini, si prospetta un’assoluzione per difetto di imputabilità. Ma, a tener banco anche ieri nel corso dell’udienza preliminare celebrata di fronte al giudice Raffaele Ferraro, è stato il destino dell’uomo attualmente ospitato alla Rems di Nogara, la struttura per l’esecuzione delle misure di sicurezza che ha sostituito gli ex ospedali psichiatrici giudiziari.
La responsabile della Rems che dalla primavera dello scorso anno segue l’imputato, ha certificato i progressi ottenuti in questo anno e mezzo di permanenza nella struttura e ha spiegato che ci sono i presupposti per ritenere superati gli elementi che avevano fatto propendere all’epoca per la certificazione dell’alta pericolosità sociale del soggetto. In altre parole, Tommasi oggi non sarebbe più così pericoloso come all’epoca. Per questo motivo, il difensore, ha chiesto al gup di valutare la possibilità di una modifica della attuale misura (in Rems) con una collocazione in comunità, in regime di libertà vigilata. In cura da anni al servizio di psichiatria dell’Usl e sottoposto a regolari terapie con visite programmate all’ospedale di Marzana, nei mesi precedenti al delitto avvenuto nell’ottobre del 2016, Tommasi si era ritrovato da solo a dover gestire la madre invalida al 100% e il padre Bruno colpito da demenza senile.
Il 26 ottobre di due anni fa, l’anziano dopo pranzo aveva insistito per farsi accompagnare per l’ennesima volta a fare un giro in auto in paese. E il figlio, esasperato, lo aveva seguito in garage. Lì, dopo aver afferrato un cavo elettrico, lo aveva stretto attorno al collo del padre e lo aveva strangolato prima di chiamare i carabinieri per confessare tutto. Dopo un periodo di detenzione in carcere a Montorio, l’avvocato Martini era riuscito a ottenere il trasferimento alla Rems di Nogara. A febbraio, la sentenza.