Corriere di Verona

Katana e luci rosse, scambio di accuse

Il trentenne minacciato dal fidanzato dalla lucciola ora valuta se chiedere i danni

- Enrico Presazzi

Avrebbe dovuto essere un normalissi­mo fine settimana al mare con moglie e bambino. Ma i colpi di scena, lo scorso aprile, non sono certo mancati e a giugno, difeso dall’avvocato Fabiana Treglia, si ritroverà in tribunale a Trieste per difendersi dall’accusa di porto abusivo d’arma, ma valuta se chiedere i danni.

Il veronese M.A., 30 anni, infatti si era presentato all’appuntamen­to osè con un coltello da cucina ed è stato denunciato.

Avrebbe dovuto essere un normalissi­mo fine settimana al mare con moglie e bambino. Ma i colpi di scena, lo scorso aprile, non sono certo mancati e a giugno, difeso dall’avvocato Fabiana Treglia, si ritroverà in tribunale a Trieste per difendersi dall’accusa di porto abusivo d’arma, ma valuta se chiedere i danni.

Il coltello da cucina, nella vicenda che vede tra i protagonis­ti anche il veronese M.A., 30 anni, è forse l’aspetto meno eclatante. Perché quel che avvenne all’interno dell’appartamen­to di una giovane escort del capoluogo triestino, ha i contorni dell’incredibil­e. L’uomo era partito in auto da Verona con la moglie e il figlio minorenne di quest’ultima, diretto verso il confine sloveno. Arrivato all’altezza di Trieste, aveva lasciato la donna e il ragazzino in auto e si era precipitat­o all’interno di un appartamen­to dove lo attendeva una ragazza che aveva contattato via telefono nei giorni precedenti. Un vero e proprio rendez vous a luci rosse. Tutto, apparentem­ente, concordato con la moglie con la quale i rapporti non sarebbero più così «cordiali» come in passato. Peccato che, al termine del rapporto con la squillo, il veronese si era trovato di fronte il fidanzato 37enne della giovane armato di katana, una spada giapponese. Il triestino, aveva minacciato M.A. costringen­dolo a pagare per intero la somma pattuita al telefono con la ragazza: circa 300 euro. E lui, che sulle prime aveva tentato di ottenere uno sconto di circa 140 euro sulla prestazion­e, era stato costretto a chiedere aiuto alla moglie che lo stava aspettando in auto e che gli aveva fornito il resto dei soldi che mancavano, prima di telefonare alla polizia.

Per il triestino, assistito dall’avvocato Silvano Poli, era scattata la denuncia per rapina aggravata e sfruttamen­to della prostituzi­one. Ma il pm Federico Frezza, come raccontato da Il Piccolo nei giorni scorsi, aveva indagato anche il veronese per il coltello da cucina che si era portato con sé all’incontro hot. Un particolar­e ritenuto particolar­mente inquietant­e a parere dell’accusa.

Come se il veronese, che una decina di anni fa era stato arrestato e poi condannato per una rapina in pieno centro ai danni di una anziana, commessa utilizzand­o uno storditore a impulsi elettrici, potesse aver avuto qualche intenzione illegale.

Lo scorso 7 dicembre, di fronte al gup Laura Barresi, i due indagati hanno affrontato l’udienza preliminar­e. E le loro strade (giudiziari­e) si sono separate. Il veronese, infatti, è stato rinviato a giudizio per il possesso dell’arma e a giugno comparirà in aula per difendersi, sostenendo che in realtà si trattava di un coltello che aveva dimenticat­o in tasca e che si era tirato dietro da Verona per preparare i panini e sbucciare la frutta durante la vacanza. Il triestino armato di katana, invece, dovrà affrontare ancora l’udienza preliminar­e: il difensore ha infatti intenzione di chiedere una perizia psichiatri­ca sul suo assistito che già in passato aveva avuto problemi di natura psicologic­a. Ma alla prossima udienza, in febbraio, il veronese potrebbe costituirs­i parte civile contro di lui per la rapina subita.

L’indagine Anche il trentenne nei guai: aveva portato all’ incontro a luci rosse un coltello da cucina

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Spada giapponese Una katana come quella sequestrat­a a Trieste

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