Abitanti, Verona torna a crescere e tallona Venezia
Dati positivi malgrado il calo di nati e stranieri
La città riparte da un + 0,4%. Che, espresso in «teste» diventano 1.060 abitanti. Un pugno di persone, pochi condomini di un quartiere di periferia. Statisticamente è quello che si definisce un «segnale poco rilevante»: il trend resta negativo, il linea con quel calo demografico che contrassegna l’interno Paese.
La città riparte da un + 0,4%. Che, espresso in «teste» diventano 1.060 abitanti. Un pugno di persone, pochi condomini di un quartiere di periferia, gli ultimi «giapponesi» di una frazione sulle colline (a Santa Maria in Stelle, per fare un esempio, ne abitano giusto il doppio). Statisticamente è quello che si definisce un «segnale poco rilevante»: il trend resta negativo, il linea con quel calo demografico che contrassegna l’interno Paese. Ma si tratta pur sempre del primo segno positivo dal 2013. E, con tutta probabilità, addirittura da prima, se non fosse per un «vizio di forma»: a causa del censimento del 2011, infatti, i dati di ogni città sono viziati da quanti (diverse centinaia) non hanno risposto e sono state cancellati dall’anagrafe, come previsto dalla legge, per poi essere inseriti, gradualmente, negli anni successivi.
Alla fine, al 15 di novembre, ultimo dato disponibile, Verona contava 258.385 abitanti contro i 257.275 dello scorso anno che, a sua volta, aveva visto nei confronti del 2016 un calo di 78 persone. È un dato che rassicura anche l’amministrazione comunale, perché permette di rimanere (ancora per qualche anno, almeno) sopra la soglia chiave dei 250 mila abitanti, che consente l’ingresso nel club delle «grandi città italiane», con alcuni benefit, soprattutto per quanto riguarda l’accesso alle risorse statali. E vale la pena sottolineare che Verona è l’ultima della lista (nonché l’unico centro a non essere città metropolitana), alla dodicesima posizione: davanti a Messina che ne conta 233 mila e dietro a Venezia 260.761, al dato aggiornato al 31 dicembre 2017.
Si parla, dunque, delle due prime città a livello regionale, e il fenomeno è da tempo sotto la lente degli appassionati di demografia. I quali, ormai non scommettono più se ci sarà il sorpasso, ma quando ci sarà. Potrebbe essere questione di pochi anni. Anche se si tratta di due centri con una età media molto alta, confrontate da vicino la differenza è netta. È sufficiente sovrapporre due linee che rappresentano la popolazione per età: fino ai 45 anni, gli abitanti sono più numerosi a Verona, dopo quella soglia, in particolare nella fascia che va dai 55 agli 80, è il capoluogo di regione a contarne di più. Insomma, la demografia penalizza la laguna, contando, naturalmente anche i centri di entroterra come Mestre e Marghera.
I numeri qui elencati sono un’anticipazione in esclusiva di quanto verrà confermato dai due comuni a inizio febbraio, dopo il termine del 31 gennaio, giorno entro cui saranno inviati all’Istat per la validazione (aggiornati al 31 dicembre 2018). Tra i grandi centri del Veneto va detto, però, che Padova (comunque ben lontana, con i suoi 210 mila abitanti) è la città che cresce più velocemente e che nel 2017 è stata seconda come tasso di crescita solo a Milano. L’effimero segno positivo non deve far dimenticare il contesto, segnato dalla natalità più bassa di sempre nonché da un saldo naturale fortemente negativo. In attesa dei nuovi dati, valgono quelli del 2017, dove a Verona sono morte 2.883 persone, il numero più alto dal dopoguerra. I nuovi nati si aggirano invece sui 1.900 all’anno. «Anche l’immigrazione è in calo, come da diversi anni a questa parte – spiega Elena Zenga, dirigente dell’ufficio statistica del Comune – e ha smesso da un po’ di porre freno al declino demografico».
Da dove arrivano, allora gli abitanti in più? L’unica risposta possibile, in attesa della radiografia dell’Istat, è rappresentata dai movimenti interni. «Nell’ultimo decennio – ricorda Zenga – il capoluogo ha perso nei confronti dei comuni dell’hinterland, che sono sempre cresciuti. È possibile che il fenomeno si stia arrestando. All’interno del comune di Verona, però, rimane valida la dinamica che vede lo svuotamento del centro storico a favore dei quartieri periferici, soprattutto della zona sud. Sempre più alto, invece, l’indice di vecchiaia nella parte settentrionale della città, da Borgo Trento fino ad Avesa e a Quinzano». Confermato il trend che vuole Veronetta, un tempo zona simbolo dell’immigrazione, sempre meno «multiculturale». «A ottobre è iniziato il nuovo censimento a campione – dice Zenga – e abbiamo già dati che indicano uno spostamento della popolazione straniera, specie alle Golosine e nella zona più occidentale di Borgo Venezia».
Negli ultimi dieci anni abbiamo perso abitanti rispetto alla cintura Ora forse il fenomeno si sta arrestando