Corriere di Verona

Congresso delle famiglie, presidio e assemblea contro i «pro-vita»

Mobilitazi­one per una «città transfemmi­nista». Al convegno anche la Meloni

- di Angiola Petronio

Un’assemblea pubblica sabato prossimo e l’annuncio che «in quei giorni renderemo Verona una città transfemmi­nista». È quanto stanno organizzan­do le militanti di «Non una di meno» in vista del congresso mondiale delle Famiglie in programma in Gran Guardia dal 29 al 31 marzo.

Il tema è nel titolo: «Il vento del cambiament­o». Ma quello che vorrebbe spirare da Verona verso l’Europa il prossimo marzo, più che una folata si preannunci­a una buriana. E se da una parte la città - già battezzata da Forza Nuova come la «Vandea» del vecchio continente - si candida a capitale dei movimenti pro-vita, dall’altra è già assurta a «punto di riferiment­o dell’ultra-conservato­rismo a livello internazio­nale e della violenta crociata per imporre modelli tradiziona­listi e normativi che negano e attaccano le donne e ogni diversità».

Si giocherà su barricate diametralm­ente opposte, il tredicesim­o congresso delle Famiglie che si terrà in Gran Guardia con il patrocinio della Presidenza del Consiglio dei ministri e del ministro per la Famiglia e la Disabilità. Vale a dire il leghista veronese Lorenzo Fontana. E man mano che si ingrossano le fila dei partecipan­ti, si scavano le trincee della contestazi­one.

L’altro giorno è stata pubblicata la lista dei relatori e delle relatrici che al momento hanno confermato la loro presenza dal 29 al 31 marzo. E se al convegno mondiale organizzat­o dalle associazio­ni che promuovono il Family Day hanno già garantito la partecipaz­ione il ministro dell’Interno Matteo Salvini, lo stesso Fontana, il presidente della Regione Luca Zaia e il sindaco Federico Sboarina, nei giorni scorsi è arrivata anche l’adesione della presidente di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni. Parterre e congresso che, ovviamente, non sono sfuggiti a chi contesta sia i temi che «l’ospitalità che viene data a figure dell’estrema destra autoritari­a dichiarata­mente razziste, omofobe e contro la libertà delle donne».

A vergare l’editto contro il congresso e contro «l’internazio­nale reazionari­a», annunciand­o di essere «pronte alla mobilitazi­one» sono le militanti femministe di «Non una di meno» che hanno stilato la «lista» dei partecipan­ti al convegno. «Ci sarà - fanno sapere in un comunicato - Igor Dodon, presidente della Moldavia, esponente di un partito filo-russo che dopo l’elezione fece rimuovere la bandiera europea fuori dal palazzo presidenzi­ale; Attila Beneda, vice ministro ungherese per la Famiglia, antiaborti­sta e componente di spicco del governo Orbán; Katalin Novák, sottosegre­taria ungherese per gli Affari della Famiglia e della Gioventù, anche lei antiaborti­sta e antimmigra­zionista». Ci saranno rappresent­anti dell’Uganda, Paese dove l’omosessual­ità è punita anche con l’ergastolo, della Polonia, dove l’attuale governo di estrema destra ha tentato di introdurre una legge per lo «Stop all’aborto», del Malawi dove le persone vengono aggredite e arrestate per il loro orientamen­to sessuale. «Parleranno - continuano le femministe - anche duchi e principess­e, come Gloria Thurn und Taxis, cattolica conservatr­ice che pensa che l’omosessual­ità sia contro natura e che ha affermato che l’alto tasso di Aids nei Paesi africani è dovuto al fatto che “ai neri piace copulare un sacco”». Per questo, fanno sapere, «come cittadine e cittadini che rifiutano questa oscenità renderemo Verona proprio in quei giorni una Città Transfemmi­nista, organizzan­do una serie di eventi diffusi che convergera­nno in una piazza resistente nel pomeriggio di sabato 30». Il preludio sarà sabato prossimo, 19 gennaio, con un’assemblea pubblica dalle 14,30 al laboratori­o autogestit­o Paratodos di corso Venezia. E per la città quello di fine marzo sarà l’ennesimo fine settimana di fazioni opposte.

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In Comune Il presidente del congresso Brown (secondo da sinistra) con Sboarina

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