Valigi, l’occhio di Mimmo: «Pagai il paragone a Falcao ma adesso conta il Chievo»
Il calcio che gli piace: «Quello di chi prova a controllare il gioco, pur conscio di come poco possesso e molta verticalità siano valsi il Mondiale alla Francia». Il calcio italiano: «In crescita sul piano propositivo, senza però essere ancora al livello dell’estero». Il calcio che farà il Chievo nel girone di ritorno: «Cercheremo di recuperare palla più alti, le “transizioni” sono oggi la principale sorgente di gol».
Dietro Mimmo Di Carlo c’è Claudio Valigi, umbro di Deruta, 56 anni. Braccio destro che guarda, ascolta, suggerisce. Leggesi: vice. «C’eravamo conosciuti a Mantova, io allenavo la Primavera, Di Carlo la prima squadra. Lavoriamo insieme dal 2014, allo Spezia. Mi piace la mentalità che passa alle sue squadre: non esiste condizione che vieti di provare a vincere». Due mesi fa, tornando a Veronello, Di Carlo (che aspetta rinforzi dal mercato, mentre Obi potrebbe andare ai turchi dell’Antalyaspor e Cacciatore piace a Bologna, Spal, Empoli e Cagliari) presentava lo staff partendo da lui e diceva: «Con me c’è Valigi, che ha pure vinto uno scudetto». Era il 1983, Roma, maglia giallorossa (sarebbero seguite Perugia, Padova, Messina, Mantova), Liedholm in panchina e Viola presidente. «Partivo da riserva dei centrocampisti, Falcao, Prohaska, Ancelotti. Di natura regista, resistente, buona tecnica. Giocai 13 partite. La grande avversaria era la Juventus, cioè di fatto la Nazionale di Spagna 1982, con quel signore fuori e dentro il campo di Scirea: ti soffiava palla senza nemmeno sfiorarti. Ero circondato da campioni, da Falcao, uomo ovunque e 200 passaggi a partita senza sbagliare, a Conti, Pruzzo, Di Bartolomei, Tancredi, Vierchowod... L’ultimo scudetto risaliva al 1942: per mesi, a Roma, furono giallorosse anche le strisce pedonali».
Giurò Liedholm: Valigi è l’erede di Falcao. «Finché ero nella sua Roma quell’etichetta non fu un problema. Diventò un peso quando passai al Perugia. Troppe aspettative. Le stesse che spesso subiscono molti giovani calciatori d’oggi: due partite e diventano fenomeni». Di Carlo, adesso, deve aiutare il Chievo a restare in A — ieri 8-0 nel test con il Rovereto, squadra di Promozione, modulo 3-4-1-2, in campo Frey, in gol Pellissier poi tripletta di Stepinski e doppiette di Meggiorini e Grubac — e Valigi, guardando al girone di ritorno, pensa a ciò che di buono si può trarre dal girone d’andata. Intanto, in un certo senso, il peggio è passato: «Difficoltà ne troveremo —ammette — ma il periodo in cui niente andava come doveva andare è ormai alle spalle, al girone di ritorno ci arriviamo con un nostro slancio. Siamo quelli che inseguono e potremmo trovarci ad avere più spinta di chi dovesse farsi raggiungere». E poi ci sono quei pareggi illustri con Inter e Lazio: «Se oggi diciamo che possiamo giocarcela con tutte è perché ce lo dice l’esperienza».
Superfluo dire che il Chievo ideale di Di Carlo e Valigi, in casa della Juve, lunedì 21 gennaio, andrà a bussare senza un grammo di paura.