Venezia-Roma, il Veneto rivuole la Freccia scippata
Politici e imprese: un danno. Interviene Zaia
Tutto si gioca sul filo dei minuti all’arrivo. Quaranta, per esattezza. Tanti ne trascorrono in più da quando il Frecciarossa «direttissimo» Venezia-Padova-Roma delle 6.06 del mattino è stato rimpiazzato dal fratello minore Frecciargento che, dal 10 dicembre, parte da Santa Lucia alle 6.25 (da Padova alle 6.53) e raggiunge la stazione Termini alle 10.10 anziché alle 9.30, facendo tappa pure a Bologna e Firenze. Fermate, queste, prima non previste. Quaranta minuti ritenuti uno spreco di tempo, «un danno, un’ulteriore penalizzazione per il Veneto», e sufficienti ad innescare una polemica virulenta che ieri ha raggiunto anche il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli. A lui, infatti, si sono rivolti quattro parlamentari: Andrea Ferrazzi (capogruppo del Pd nella Commissione Territorio e Ambiente del Senato), Vincenzo D’Arienzo e Daniela Sbrollini, nonché Antonio De Poli dell’Udc. Con i primi che chiedono il ripristino della corsa operata dal Frecciarossa delle 6.06, mentre De Poli vuole conoscere le motivazioni che hanno indotto Trenitalia alla variazione.
Troppi - esclamano deputati e senatori - i disagi patiti da chi si sposta soprattutto per lavoro, imprenditori in primis.«Il Frecciarossa non-stop Venezia-Roma ha sempre rappresentato un indispensabile servizio per chi deve raggiungere la Capitale nella prima mattinata», scrivono Ferrazzi, D’Arienzo e Sbrollini in una interrogazione a Toninelli. E le imprese confermano: «Quei minuti di viaggio in meno - spiega Antonio Santocono, imprenditore e presidente della Camera di Commercio di Padova - permettevano di gestire almeno un paio di appuntamenti prima di pranzo, ora non più. Si tratta di una ulteriore penalizzazione rispetto a una Regione come l’Emilia Romagna che, grazie anche alle infrastrutture ferroviarie, è collegata con Milano in un’ora e con Roma in poco più di due».
Ma perché il Frecciarossa direttissimo è stato rimpiazzato? Semplice, fa sapere Trenitalia: con l’orario invernale è stato introdotto un altro convoglio fra Milano e Roma, e quel treno sfrutta lo «slot» (fascia oraria) prima occupato dal Venezia-Roma sulla già trafficata tratta ad alta velocità Bologna-Firenze-Termini. Fra Veneto e Lombardia, in sostanza, sono state privilegiate le esigenze di quest’ultima regione. Motivi di mercato. E non che il Venezia-Roma delle 6.06 non fosse utilizzato, tutt’altro. Ma - secondo da Trenitalia - le fermate di Bologna e Firenze permettono di soddisfare un’ulteriore fascia di clientela, ossia quella in partenza dai capoluoghi emiliano e toscano.
Margini di ripensamento, almeno per ora, non esistono. Tuttavia il governatore Luca Zaia ritiene la partita tutt’altro che chiusa: «Quel treno deve tornare - spiega interpellato dal Corriere del Veneto - e sono fiducioso che ciò accada. Sto lavorando per questo».
Nel frattempo il Veneto (anche a Treviso monta la protesta) insorge: «Mi sto confrontando con i parlamentari veneti e friulani di tutte le forze politiche per arrivare a una petizione condivisa», dice Roberto Caon, deputato padovano di Forza Italia. «Padova e il Veneto - aggiunge - non sono lontani possedimenti coloniali, ma aree produttive verso cui il Paese ha un debito di riconoscenza».
E qui si innesta un’altra questione: quella relativa all’alta velocità, non solo fra Venezia e Milano ma fra Padova e Bologna, linea sulla quale i treni viaggiano a «soli» 180 chilometri all’ora. I parlamentari chiedono al governo di elaborare un progetto, e Antonio Santocono concorda: «Non c’è dubbio che serva. L’Emilia Romagna ci ha superati grazie agli investimenti sulle infrastrutture, malgrado la Bassa Padovana presenti la più alta concentrazione di imprese d’Europa. Come possiamo crescere con strade e ferrovie del secolo scorso?».