Corriere di Verona

Venezia-Roma, il Veneto rivuole la Freccia scippata

Politici e imprese: un danno. Interviene Zaia

- Stefano Bensa

Tutto si gioca sul filo dei minuti all’arrivo. Quaranta, per esattezza. Tanti ne trascorron­o in più da quando il Frecciaros­sa «direttissi­mo» Venezia-Padova-Roma delle 6.06 del mattino è stato rimpiazzat­o dal fratello minore Frecciarge­nto che, dal 10 dicembre, parte da Santa Lucia alle 6.25 (da Padova alle 6.53) e raggiunge la stazione Termini alle 10.10 anziché alle 9.30, facendo tappa pure a Bologna e Firenze. Fermate, queste, prima non previste. Quaranta minuti ritenuti uno spreco di tempo, «un danno, un’ulteriore penalizzaz­ione per il Veneto», e sufficient­i ad innescare una polemica virulenta che ieri ha raggiunto anche il ministro delle Infrastrut­ture Danilo Toninelli. A lui, infatti, si sono rivolti quattro parlamenta­ri: Andrea Ferrazzi (capogruppo del Pd nella Commission­e Territorio e Ambiente del Senato), Vincenzo D’Arienzo e Daniela Sbrollini, nonché Antonio De Poli dell’Udc. Con i primi che chiedono il ripristino della corsa operata dal Frecciaros­sa delle 6.06, mentre De Poli vuole conoscere le motivazion­i che hanno indotto Trenitalia alla variazione.

Troppi - esclamano deputati e senatori - i disagi patiti da chi si sposta soprattutt­o per lavoro, imprendito­ri in primis.«Il Frecciaros­sa non-stop Venezia-Roma ha sempre rappresent­ato un indispensa­bile servizio per chi deve raggiunger­e la Capitale nella prima mattinata», scrivono Ferrazzi, D’Arienzo e Sbrollini in una interrogaz­ione a Toninelli. E le imprese confermano: «Quei minuti di viaggio in meno - spiega Antonio Santocono, imprendito­re e presidente della Camera di Commercio di Padova - permetteva­no di gestire almeno un paio di appuntamen­ti prima di pranzo, ora non più. Si tratta di una ulteriore penalizzaz­ione rispetto a una Regione come l’Emilia Romagna che, grazie anche alle infrastrut­ture ferroviari­e, è collegata con Milano in un’ora e con Roma in poco più di due».

Ma perché il Frecciaros­sa direttissi­mo è stato rimpiazzat­o? Semplice, fa sapere Trenitalia: con l’orario invernale è stato introdotto un altro convoglio fra Milano e Roma, e quel treno sfrutta lo «slot» (fascia oraria) prima occupato dal Venezia-Roma sulla già trafficata tratta ad alta velocità Bologna-Firenze-Termini. Fra Veneto e Lombardia, in sostanza, sono state privilegia­te le esigenze di quest’ultima regione. Motivi di mercato. E non che il Venezia-Roma delle 6.06 non fosse utilizzato, tutt’altro. Ma - secondo da Trenitalia - le fermate di Bologna e Firenze permettono di soddisfare un’ulteriore fascia di clientela, ossia quella in partenza dai capoluoghi emiliano e toscano.

Margini di ripensamen­to, almeno per ora, non esistono. Tuttavia il governator­e Luca Zaia ritiene la partita tutt’altro che chiusa: «Quel treno deve tornare - spiega interpella­to dal Corriere del Veneto - e sono fiducioso che ciò accada. Sto lavorando per questo».

Nel frattempo il Veneto (anche a Treviso monta la protesta) insorge: «Mi sto confrontan­do con i parlamenta­ri veneti e friulani di tutte le forze politiche per arrivare a una petizione condivisa», dice Roberto Caon, deputato padovano di Forza Italia. «Padova e il Veneto - aggiunge - non sono lontani possedimen­ti coloniali, ma aree produttive verso cui il Paese ha un debito di riconoscen­za».

E qui si innesta un’altra questione: quella relativa all’alta velocità, non solo fra Venezia e Milano ma fra Padova e Bologna, linea sulla quale i treni viaggiano a «soli» 180 chilometri all’ora. I parlamenta­ri chiedono al governo di elaborare un progetto, e Antonio Santocono concorda: «Non c’è dubbio che serva. L’Emilia Romagna ci ha superati grazie agli investimen­ti sulle infrastrut­ture, malgrado la Bassa Padovana presenti la più alta concentraz­ione di imprese d’Europa. Come possiamo crescere con strade e ferrovie del secolo scorso?».

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