Autonomia, i paletti di Boccia: allo Stato clausole di supremazia
Summit dei consiglieri regionali del Sud a Cosenza Intanto a Roma resta aperto il confronto tra i ministeri
Scade oggi, martedì 15 gennaio, il primo dei due termini indicati il 21 dicembre scorso dal premier Giuseppe Conte e dal vicepremier Matteo Salvini come le tappe fondamentali per il prosieguo della riforma autonomista. Chi si attende sviluppi clamorosi, però, resterà deluso: il confronto a Roma prosegue e i ministeri a Cinque Stelle che fin dal principio hanno manifestato i loro dubbi sono ben lontani dal dare il via libera.
«Abbiamo delineato un percorso cronologico - disse Conte prima di Natale - verso metà gennaio completeremo l’istruttoria sulle materie e poi ci sarà la fase finale in cui valuteremo sul piano tecnico, giuridico e politico le richieste delle Regioni per poi ritrovarci il 15 febbraio con i presidenti e, se del caso, sottoscrivere l’intesa». Gli fece eco Salvini: «Ecco, ci siamo dati delle scadenze, soprattutto: ci impegniamo a chiudere entro il 15 gennaio il confronto tecnico, per arrivare entro il 15 febbraio ad una proposta dello Stato».
Il ministro Erika Stefani spiega che «la trattativa è serrata» e «sono settimane determinanti». Il confronto tra gli Affari regionali e gli altri ministeri, però, non è concluso: «È un momento delicato, stiamo tirando le fila e si susseguono in continuazione incontri politici e tecnici. Io sono la portavoce delle Regioni e come tale voglio un’autonomia vera, una risposta concreta alle istanze attivate dai territori». Potrebbe rendersi necessario nuovo check politico con Conte. Fonti vicine al dossier riferiscono infatti di continue resistenze da parte dei ministri Cinque Stelle, a dispetto delle rassicurazioni arrivate dai colonnelli veneti e dal capo politico Luigi Di Maio. In effetti, non solo i senatori ribelli Gregorio De Falco (poi espulso) e Paola Nugnes (ripetutamente minac- ciata di fare la stessa fine), anche il ministro della Sanità Giulia Grillo e quello del Sud Barbara Lezzi hanno rilasciato in queste settimane dichiarazioni assai poco concilianti sul tema. «L’autonomia non è prioritaria per il M5S - ha detto Grillo in un’intervista al Mattino di Napoli - ma rispetteremo il “contratto”, purché sia garantita la solidarietà verso il Sud. Da ministro della Salute non consentirò mai disuguaglianze». E Lezzi, in un’intervista al Corriere, ha rincarato: «Bisogna stare nel solco di ciò che prevede la Costituzione: scrivere nero su bianco diritti e doveri delle Regioni in modo che non vadano a scapito di altre Regioni. Mai verrà sottratto qualcosa al Sud».
Il ministro Stefani ha ripetuto fino allo sfinimento che l’autonomia di Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna non toglierà risorse al Meridione, perché nella prima fase la devoluzione delle competenze
Vincenzo Boccia L’autonomia non può andare contro qualcuno, tutte le Regioni devono partecipare al dibattito
avverrà a costo storico (come questo si coniughi con anni di dibattito sul residuo fiscale è argomento che andrebbe trattato a sé), ma non sembra aver convinto le colleghe. Grillo è siciliana, Lezzi pugliese e in tutto il Sud va animandosi un forte movimento «anti-autonomia»: venerdì scorso, nella Sala degli Specchi del Palazzo della Provincia di Cosenza, si sono dati appuntamento numerosi consiglieri regionali provenienti da Campania, Puglia, Basilicata e Molise, decisi a «vederci chiaro» sulla riforma. All’uscita, alcuni esponenti del Pd hanno preteso che l’argomento diventi oggetto di confronto congressuale tra Zingaretti, Martina e Giachetti.
E ancora, dopo il leader degli industriali campani Vito Grassi, ieri anche il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia, pure campano, ha avvertito: «L’autonomia non deve diventare un nuovo centralismo. Alcuni temi devono avere una clausola di supremazia del governo, come l’energia e le infrastrutture, onde evitare che qualche Regione possa bloccare opere di interesse nazionale. E poi si deve andare verso l’efficienza di tutti e non contro qualcuno, non si può fare a danno della coesione. Deve essere una grande questione nazionale. Secondo noi va aperto un dibattito con tutte le Regioni del Paese, non solo con quelle che hanno chiesto l’autonomia. Dobbiamo caratterizzarci come territorio per aprirci non per chiuderci, questa è l’Italia».