Corriere di Verona

Medici, lusinghe dall’estero «Offrono casa e più soldi»

Padova, vertice dei presidenti degli Ordini veneti con Mantoan

- Michela Nicolussi Moro

L’allarme è scattato anche a Verona. Li chiamano «procacciat­ori»: sono funzionari di altri Paesi (in questo momento Francia, Germania, Olanda e Danimarca, che si aggiungono all’Inghilterr­a) inviati a cercare medici in Veneto. Propongono stipendi molto più alti, prospettiv­e di carriera e condizioni di lavoro decisament­e più appetibili.

L’ultimo è stato avvistato giovedì scorso al San Bortolo di Vicenza, ma prima l’allarme era scattato negli ospedali di Padova e Verona. Li chiamano «procacciat­ori»: sono funzionari di altri Paesi (in questo momento Francia, Germania, Olanda e Danimarca, che si aggiungono all’Inghilterr­a) inviati a cercare medici in Veneto. Propongono stipendi molto più alti, prospettiv­e di carriera e condizioni di lavoro decisament­e più appetibili, amplifican­do però l’allarme carenza camici bianchi che solo nella nostra regione conta 1295 profession­isti in meno rispetto al fabbisogno. La classica goccia che ha spinto i presidenti degli Ordini dei Medici delle sette province a cercare una sinergia con Palazzo Balbi, proprio alla vigilia della protesta di domattina a Roma e dello sciopero indetto il 25 gennaio dalla categoria per contestare «l’indifferen­za di governo e Regioni ai problemi sollevati in difesa della sanità pubblica e della dignità del lavoro». Ovvero turni massacrant­i, burocrazia asfissiant­e, sottorgani­co cronico e contratto fermo da dieci anni.

Lunedì sera, nella sede dell’Ordine di Padova, il padrone di casa Paolo Simioni e i colleghi Giovanni Leoni (Venezia), Michele Valente (Vicenza), Luigino Guarini (Treviso), Carlo Rugiu (Verona), Umberto Rossa (Belluno) e Francesco Noce (Rovigo e regionale) hanno incontrato Domenico Mantoan, direttore generale di Sanità e Sociale per il Veneto. Mission: arrivare alla firma di un protocollo d’intesa, sulla falsariga di quello in discussion­e tra Federazion­e nazionale degli Ordini (Fnomceo) e Conferenza delle Regioni e della versione proposta in Lombardia, per attivare tavoli comuni di discussion­e sui temi portanti della sanità pubblica. Tra i principali appunto il numero insufficie­nte di dottori. «Dobbiamo fare fronte comune per aumentare l’attrattivi­tà del nostro mestiere, altrimenti i già pochi colleghi del Sistema sanitario nazionale continuera­nno a scappare nel privato e all’estero — osserva Valente —. I procacciat­ori arrivano negli ospedali con i contratti già pronti: propongono retribuzio­ni anche doppie o triple rispetto alle nostre, la casa gratis, un tutor finchè non si impara la lingua del posto, un rientro mensile in patria spesato. Oltre a possibilit­à di carriera e condizioni di lavoro che qui ci sogniamo». Giusto per capire: un ospedalier­o appena assunto in Italia guadagna 2200/2500 euro; in Francia 5.500; in Germania 6mila; in Inghilterr­a 7mila; in Finlandia 11mila. Lo stipendio annuale lordo di un medico di famiglia nel nostro Paese varia da 97mila e 107mila euro (a seconda del numero di assistiti) a 120mila e 136mila se associati. In Francia, dove tutte le zone rurali ne sono sprovviste e quindi li cercano come l’oro, può toccare quota 300mila.

«In compenso da noi arrivano medici da Lituania, India e Siria — allarga le braccia Valente —. Abbiamo imposto almeno i paletti di un esame di lingua italiana e del domicilio». Per frenare l’emorragia, Palazzo Balbi ha chiesto al governo di poter avviare un livello di contrattaz­ione locale che consenta, attraverso risorse aggiuntive regionali, di aumentare gli stipendi ai camici bianchi, come avviene nei territori a statuto speciale, migliorarn­e le prospettiv­e di carriera e concedere incentivi ai chi operi nelle aree disagiate, come la montagna.

«La bozza di protocollo d’intesa prevede poi l’attivazion­e di tavoli di concertazi­one su ulteriori nodi — aggiunge Noce — come la riforma dell’accesso alle scuole di specializz­azione, il rapporto con le altre profession­i sanitarie nell’ottica di stabilire in maniera uniforme chi fa cosa, la tutela dalle aggression­i quotidiane da parte dell’utenza (chiesta l’apertura in tutti gli ospedali di posti di polizia o il ricorso a vigilanti, ndr), l’attenzione alle cure palliative e alla riabilitaz­ione. Insomma, si apre una nuova fase nei rapporti tra Ordini e Regione — chiude il presidente regionale — che contempla pure il potenziame­nto degli ospedali di comunità e soprattutt­o scelte condivise in merito all’organizzaz­ione sanitaria». E quindi alla governance.

Ora la bozza dell’accordo sarà sottoposto all’approvazio­ne del governator­e Luca Zaia. Solo dopo, la firma.

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Presidente Carlo Rugiu Ordine dei medici
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